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La strage di Erba di Olindo e Rosa

Le prove e i nuovi elementi sulla Strage di Erba al centro della revisione del processo a Rosa e Olindo

La Corte d’Appello di Brescia ha ammesso il ricorso di Olindo Romano e Rosa Bazzi. I giudici decideranno sull’istanza di revisione della condanna per la strage di Erba. Cosa succede adesso e come potrà concludersi il procedimento.
A cura di Margherita Carlini
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Olindo Romano e Rosa Bazzi
Olindo Romano e Rosa Bazzi
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L’istanza di revisione del processo presentata dalle difese di Olindo Romano e Rosa Bazzi (condannati in via definitiva per aver ucciso, la notte dell’11 dicembre 2006, Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk – di appena due anni -, la madre Paola Galli e Valeria Cherubini e accusati del tentato omicidio di Mario Frigerio) congiuntamente a quella del Sostituto Procuratore Generale di Milano Cuno Tarfusser, è stata accolta dalla Corte D’Appello di Brescia.

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Nel corso della prima udienza, fissata per il 1° marzo, si presenteranno le parti e si discuterà di quali nuove prove o testimonianze ammettere. Al termine dell’udienza i giudici decideranno in merito all’ammissibilità o meno della richiesta. L’esito potrebbe comportare una revoca della condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi con una conseguente assoluzione.

I coniugi Romano con il loro avvocato in una foto del 2008
I coniugi Romano con il loro avvocato in una foto del 2008

Le nuove prove che vengono proposte dalle difese verterebbero molto sulle consulenze prodotte, che metterebbero in discussione l’attuale impianto accusatorio, sulla base di nuove valutazioni che fondano su conoscenze scientifiche, tecnologiche e metodologiche sviluppate dopo il 2010 e quindi più aggiornate ed attendibili rispetto a quelle utilizzate in sede di indagine e sulla base dell’introduzione di nuove testimonianze o sull’analisi di elementi già in essere ma non considerati e valutati dalle Corti di merito.

Le novità che hanno motivato la richiesta di revisione

Sulla base delle nuove consulenze viene messo in discussione il riconoscimento di Olindo da parte dell’unico sopravvissuto e quindi unico testimone, Mario Frigerio. L’uomo, il 15 dicembre, dal suo letto di ospedale aveva fornito la seguente descrizione della persona che lo aveva aggredito: “corporatura robusta, tanti capelli corti neri, carnagione olivastra, occhi scuri, senza baffi, era vestito di scuro ma non so precisare il colore”.

In quella sede si dà atto che Frigerio ha riferito che l’appartamento dei Castagna era solitamente frequentato da persone di nazionalità araba, non facendo alcun riferimento a Olindo Romano. Questo ricordo genuino, che appare essere anche chiaro e lineare, si trasformerà in un progressivo riconoscimento dell’assassino in Olindo Romano.

Un riconoscimento probabilmente facilitato dalla ripetizione del nome di Olindo al testimone, per ben nove volte. Tale dichiarazione testimoniale viene acquisita come prova centrale a carico di Olindo e Rosa senza una preventiva valutazione dell’idoneità a rendere testimonianza di Frigerio, soprattutto in considerazione delle sue condizioni cliniche e psichiche.

In merito al riconoscimento di Frigerio viene richiesta anche la decodifica e la trascrizione delle intercettazioni ambientali effettuate nella stanza d’ospedale dell’uomo che non sono state effettuate e delle parti che erano state riportate come “incomprensibili” che le nuove tecnologie consentirebbero invece di comprendere.

Dubbi vengono sollevati, sempre sulla base di nuove consulenze ed accertamenti, sulle attività di repertazione, conservazione ed analisi della traccia di sangue rinvenuta sulla autovettura Seat Arosa di Olindo Romano ed appartenente alla signora Valeria Cherubini.

Le confessioni di Rosa e Olindo dopo la strage di Erba

Olindo Romano in aula nel 2008
Olindo Romano in aula nel 2008

Viene richiesta inoltre una rivalutazione delle confessioni di Rosa Bazzi ed Olindo Romano anche sulla base dell’analisi delle loro personalità, sul loro stato psichico e la loro predisposizione alla suggestionabilità.

Le dichiarazioni auto accusatorie rese dai coniugi, pur contenendo più di 300 errori tra contraddizioni e ritrattazioni e non coincidendo con la ricostruzione della dinamica omicidiaria (non sanno che il fuoco è stato appiccato utilizzando un accellerante, non sanno come sono state uccise le vittime e non sanno che la luce nell’appartamento era stata staccata) sono state poste al centro dell’impianto accusatorio, anteponendole alle altre prove acquisite in fase di indagine, sebbene arrivino solo in un momento molto successivo al loro fermo.

La dinamica dell'omicidio di Valeria Cherubini

Le risultanze delle nuove consulenze metterebbero in discussione anche la ricostruzione della dinamica dell’omicidio di Valeria Cherubini che non potrebbe essere stata in grado, in base alle lesioni riscontrate dai consulenti della difesa (47 coltellate), di salire nel suo appartamento inseguita dai suoi aggressori e una volta in casa di gridare aiuto con un taglio alla gola talmente profondo da averle reciso la lingua.

Raffaella Castagna e il figlioletto di 2 anni Youssef
Raffaella Castagna e il figlioletto di 2 anni Youssef

Viene inoltre richiesta l’acquisizione dell’analisi dei consumi dell’energia elettrica nell’appartamento di Raffaella Castagna, mai effettuata prima, che confermerebbero un consumo di energia nelle ore precedenti al delitto, elemento indicativo della presenza di persone nell’appartamento prima dell’omicidio, come dichiarato anche da una coppia di siriani che vivevano al piano inferiore e che hanno sempre affermato di aver sentito rumori nelle ore antecedenti la mattanza.

Viene richiesta infine l’acquisizione della testimonianza di Abdi Kais, che all’epoca dei fatti frequentava l’appartamento di Raffaella Castagna e di Azouz Marzouk e che aveva riferito di liti furiose tra dei tunisini ed un gruppo di marocchini per questioni legate al traffico di droga. Abdi Kais non sarebbe mai stato ascoltato dagli inquirenti.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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