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La strage di Alcamo Marina e la storia di Giuseppe Gulotta: 22 anni in carcere da innocente

Ha trascorso 22 anni in carcere da innocente Giuseppe Gulotta, che nel 1976 fu arrestato con l’accusa di essere l’autore della strage di Alcamo Marina, dove due carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, furono trucidati a colpi d’arma da fuoco. La notte del suo arresto in seguito a torture e percosse per mano dei militari confessò. Nel 2010 in seguito alla confessione di un ex brigadiere Gulotta ha potuto richiedere un nuovo processo conclusosi con la sua assoluzione e quella degli altri tre imputati condannati con lui per quel duplice omicidio. In un’intervista rilasciata a Corsera, l’uomo, oggi 64enne, ripercorre la sua storia ricordando il terrore di quella notte e la vita che non ha potuto vivere: “Ventidue anni che ho regalato allo Stato. Ho perduto il mio tempo migliore. Avevo diciotto anni, ero un ragazzo. Quando sono stato assolto ne avevo cinquantacinque. Una vita spezzata a metà”.
A cura di Chiara Ammendola
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È stata la confessione di un carabiniere dopo più di 30 anni a ridare la libertà a Giuseppe Gulotta, quella vera che ha squarciato il velo di bugie che si nascondevano dietro la sua condanna a 22 anni di carcere per un duplice omicidio mai commesso. La storia è quella di un ragazzo di appena di 18 anni che nel 1976 fu arrestato con l'accusa di aver ucciso due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina, Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo, di 35 anni e 18 anni, trucidati a colpi d'arma da fuoco mentre dormivano. Una vicenda passata alla storia come la Strage di Alcamo Marina.

Giuseppe Gulotta era innocente ma questo verrà dimostrato solo dopo 36 anni e soprattutto dopo una condanna a 22 anni di carcere. In un'intervista rilasciata a Walter Veltroni per Corsera, Gulotta, oggi 64enne, racconta tutto dall'inizio alla fine, comprese le torture subite dai carabinieri che lo costrinsero a firmare un verbale in cui ammetteva di aver ucciso i due militari pur non avendolo fatto. La notte in cui fu arrestato, il 12 febbraio 1976, Gulotta racconta di essere stato malmenato da diversi carabinieri, calci, pugni, schiaffi, minacce. Volevano che confessasse, gli imboccavano le parole e soprattutto erano loro a ricostruire quanto accaduto la notte dell'omicidio dei due carabinieri. Il compito di Gulotta era solo confermare e confessare quel duplice omicidio. E così ha fatto, per paura, perché non capiva cosa stesse accadendo, per disperazione ha firmato il verbale redatto dai militare nel quale c'era descritto tutto, tutto quello che lui non aveva fatto.

"La mattina sono svenuto, il mio fisico non ce l’ha fatta più; me la sono anche fatta addosso – racconta Gulotta – quando sono rinvenuto gli ho detto che avrei confessato quello che volevano, tutto quello che volevano, purché la facessero finita. È così che mi sono autoaccusato. Mi hanno dato pugni, schiaffi, tirate di capelli, calci nelle gambe… Mi hanno puntato la pistola sulla faccia, facendomi sentire il rumore, mi hanno afferrato e strizzato i testicoli. Mi urlavano di farmela pure addosso, dopo una notte intera, che tanto non mi avrebbero mai fatto andare in bagno". Come il suo nome era giunto all'orecchio di quei carabinieri Giuseppe lo ha scoperto solo anni dopo, quando viene fuori un altro nome, quello di Giuseppe Vesco, un carrozziere di Partinico considerato vicino agli anarchici, che fu torturato come Gulotta e che, durante interrogatorio, confessò la strage e accusò tre giovani alcamesi suoi amici, Giuseppe Gulotta, Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli e un conoscente di Partinico, Giovanni Mandalà. Un giovane fragile Vesco. Lo hanno descritto tutti così. Fu trovato impiccato in carcere l'ottobre successivo, sebbene avesse una sola mano.

Dopo una serie interminabili di processi, appelli e sentenze il 22 luglio 2010, dopo 22 anni di detenzione, Gulotta è uscito dal carcere in libertà vigilata. Una vicenda sulla quale si sono riaccesi i riflettori grazie alle rivelazioni di un ex brigadiere dei carabinieri, Renato Olino, che ha raccontato di aver partecipato alle torture inflitte a Gulotta. Dopo due anni, nel 2012 un nuovo processo sentenzia l'assoluzione per tutti gli imputati "per non aver commesso il fatto: "Ventidue anni trascorsi in carcere – spiega Giuseppe a Corsera – 22 anni che ho regalato allo Stato. Ho perduto il mio tempo migliore. Avevo diciotto anni, ero un ragazzo. Quando sono stato assolto ne avevo cinquantacinque. Una vita spezzata a metà". La strage di Alcamo Marina è tuttora un mistero irrisolto.

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