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La storia di Vera Mudra, vittima di femminicidio: dalla confessione del delitto alla condanna del marito

Vera Mudra fu uccisa a martellate nel suo letto nella notte tra il 25 e 26 ottobre 2020. La donna di origini ucraine che viveva a Rimini con il marito, fu uccisa dal consorte Giovanni Laguardia mentre dormiva. Dopo il femminicidio, l’uomo che oggi sta scontando una condanna a 23 anni di carcere, telefonò alla cugina della vittima, Halina Feduc.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Giovanni Laguardia e la moglie morta nel 2020, Vera Mudra
Giovanni Laguardia e la moglie morta nel 2020, Vera Mudra

Vera Mudra fu uccisa a martellate nella notte tra il 25 e 26 ottobre 2020 dal marito nella loro abitazione di Rimini. L'uomo subito dopo il delitto ha dato l'allarme, chiamando al cellulare la cugina della moglie, Halina Feduc. Tre anni fa, l'uomo uccise la consorte nel loro letto coniugale, mentre lei stava dormendo. Subito dopo avrebbe fatto due telefonate: una ad Halina, cugina alla quale la vittima 62enne era molto legata, e l'altra alle forze dell'ordine per consegnarsi. Davanti alle autorità, l'uomo ha ammesso subito le proprie responsabilità.

"Continuava a chiedere soldi da mandare in Ucraina, pretendeva che tornassi a lavorare in nero. Non ce la facevo più", ha affermato l'ex idraulico Giovanni Laguardia, 69 anni. Dopo aver fornito come movente del violentissimo omicidio le questioni economiche, Laguardia ha fatto scena muta davanti agli inquirenti.  L'uomo è stato condannato a 23 anni di carcere e sta attualmente scontando la condanna.

Vera Mudra, 62 anni
Vera Mudra, 62 anni

Chi era Vera Mudra, la donna uccisa dal marito a Rimini

Vera Mudra, di origini ucraine, aveva 62 anni e fu uccisa nel 2020 mentre dormiva nel suo letto insieme al marito. La donna è stata colpita più volte con un martello proprio dal consorte 69enne, che subito dopo ha confessato alle forze dell'ordine quanto fatto. Secondo quanto raccontato dal 69enne poi condannato a 23 anni di carcere, il femminicidio sarebbe avvenuto dopo una lite per motivi economici. La donna, infatti, avrebbe chiesto al marito di tornare a lavorare come idraulico in nero per poter inviare dei soldi in Ucraina ai 3 figli che aveva avuto da un matrimonio precedente.

Mudra si trovava in Italia da anni per motivi di lavoro e dopo aver incontrato l'ex idraulico, aveva deciso di convolare con lui a nozze. Negli ultimi anni prima della morte della 62enne, però, sarebbero iniziati gli screzi. A raccontarli era stata Halica Feduc, cugina della vittima. La donna sarebbe stata sul punto di chiedere il divorzio da Laguardia, ormai insofferente ai comportamenti da lui assunti. Secondo Feduc, infatti, una volta il 69enne aveva approfittato dell'assenza della moglie per pagare una prostituta e portarla a casa. La vittima avrebbe scoperto il tutto e si sarebbe decisa a chiedere il divorzio dal marito.

Ai figli, Vera inviava ogni mese del denaro. I tre figli della donna, rimasti in Ucraina, ricevevano infatti parte dello stipendio della madre. Secondo quanto riferito da Laguardia, invece, la 62enne avrebbe chiesto anche a lui denaro da mandare alla famiglia d'origine.

Vera Mudra e Giovanni Laguardia
Vera Mudra e Giovanni Laguardia

Le liti per i soldi che Vera inviava ai figli e i tradimenti

Dopo il matrimonio, Laguardia e Vera Mudra avevano iniziato a litigare sempre più spesso per il denaro che la 62enne inviava ai figli in Ucraina. La goccia che aveva però fatto traboccare il vaso per la donna era stato un tradimento avvenuto nella loro abitazione. Laguardia aveva infatti approfittato di un giorno in cui la moglie si trovava fuori casa per pagare una prostituta. Questo avrebbe portato la donna a decidere di chiedere la separazione. L'ex idraulico, invece, sosteneva che a incrinare il matrimonio fosse l'esigenza di denaro della moglie, che ogni mese inviava soldi alla famiglia.

Giovanni Laguardia uccide a martellate la moglie e poi confessa

Laguardia avrebbe quindi deciso di uccidere la moglie nel sonno dopo un litigio particolarmente acceso riguardante una richiesta di denaro. Secondo quanto ricostruito e quanto raccontato dal 69enne reo confesso, per ucciderla avrebbe usato un martello, colpendola ripetutamente mentre dormiva nel suo letto. Subito dopo, Laguardia ha chiamato la cugina della donna, per dirle quanto fatto. Feduc raccontò poi agli inquirenti di aver creduto inizialmente di essere davanti a uno scherzo perché l'ex idraulico le aveva confessato quanto fatto con voce tranquilla e pacata.

La seconda telefonata, l'uomo l'ha fatta alla polizia per consegnarsi. Durante l'interrogatorio, Laguardia non ha arretrato sulle proprie responsabilità, fornendo quasi subito il movente.

Il processo e la condanna di Giovanni Laguardia

Dopo l'ammissione di colpevolezza, l'uomo è stato processato per aver ucciso la moglie a martellate. L'uomo è stato condannato in primo grado a 23 anni di carcere e la sentenza è stata prima ribadita in Appello e poi dalla Cassazione. Figli e nipote della vittima, che si erano costituiti parte civile nel procedimento, avevano ritenuto la condanna "troppo lieve". I difensori di Laguardia, invece, avevano impugnato la conferma della sentenza di primo grado arrivata in Appello, contestando il rigetto dei giudici alla richiesta di sottoporre il 69enne a nuova perizia psichiatrica. Il Procuratore generale ha infatti così concluso considerando che l’imputato non avesse mai avuto nel proprio passato alcun elemento determinante per ritenere di dover fare ulteriori approfondimenti psichiatrici in tal senso.

La vicenda giunta ora alle battute finali sarà inoltre al centro di una prossima puntata di ’Amore Criminale’, la trasmissione televisiva in onda su Rai 3.

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