Sonia Marra, uccisa a 25 anni: assolto il fidanzato: “Non l’ha uccisa lui”
Sonia Marra scompare la sera tra il 16 ed il 17 novembre del 2006 dalla sua casa di Perugia. La 25enne, originaria di Specchia (Lecce), si era trasferita a Perugia per frequentare un corso di tecnico di laboratorio presso la facoltà di Medicina. Nel capoluogo umbro aveva poi cominciato a lavorare nella segreteria della facoltà di Teologia. Era una ragazza affidabile, tranquilla, abitudinaria e per questo, quando sparisce spegnendo il cellulare, la famiglia ha la certezza che a Sonia sia successo qualcosa. L'indomani il fidanzato della sorella Anna si presenta alla porta del suo appartamento. Sonia non c'è, ma si sente un forte odore di gas: alcuni minuti dopo i pompieri giungono sul posto e si accertano che in casa, effettivamente, non c'è nessuno. Tutte le valvole del gas, però, sono aperte.
L'assassinio
Le ricerche iniziano immediatamente, ma la famiglia Marra è gia convinta di come sono andate le cose: Sonia è stata uccisa. Non si spiega altrimenti, infatti, l'improvviso silenzio di quella ragazza così legata alla famiglia. Le indagini si concentrano su due luoghi: quello dei corsi a Medicina, dove Sonia era indietro con gli esami e quello della segreteria della facoltà di Teologia, dove Sonia lavorava. Dalle notizie raccolte dagli investigatori emerge una relazione che può essere decisiva per le indagini: è quella con uno studente, Umberto Bindella. Il giovane viene contattato e ammette di conoscere Sonia, ma nega di avere con lei una relazione intima, anche se – è lui stesso a confessare – nei giorni precedenti alla scomparsa aveva acquistato per lei due test di gravidanza. Non sa dire dove, ma soprattuto, non sa dire perché avrebbe svolto quel compito così delicato per quella che descrive come una semplice amica.
Il movente
Intanto la Procura apre un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere. Al centro dell'inchiesta finisce proprio Bindella. Il suo alibi per la notte della scomparsa risulta fasullo e il sospetto è quello che fosse legato a Sonia da una relazione all'interno della quale la ragazza sarebbe rimasta incinta. Una gravidanza indesiderata, dunque, potrebbe rappresentare un movente plausibile per l'omicidio. Bindella, tuttavia, nega che il test avesse dato esito positivo, così come nega di aver avuto rapporti intimi con la ragazza. Da quanto risulta, però, Sonia aveva prenotato una visita ginecologica a cui non si presentò mai e aveva anche parlato con una suora della gravidanza e del presunto padre del bambino.
La pista religiosa
Il movente passionale resta per gli inquirenti quello più accreditato. Il delitto, però, è sicuramente maturato in un contesto comune ai due giovani: quello della facoltà di Teologia ed è proprio lì che gli investigatori cominciano a scavare sulle tracce di una ipotetica "pista religiosa" che vede il coinvolgimento di un prete. L'ipotesi però sfuma rapidamente mentre si consolida l'accusa contro Bindella, che nel 2011 va a processo. In sede di dibattimento il suo amico Giorgio D’Ambrosio, assistente della Polizia di Stato, rivelerà il contenuto di una telefonata: "Bindella mi disse: ‘Ho fatto un casino, una cosa cattiva'. L'hai messa incinta? – chiesi – è una cosa più grande di me e di te', rispose".
Il giallo dei tabulati telefonici
Agli atti dell'inchiesta guidata dal procuratore Giuseppe Petrazzini mancano, però, alcuni documenti importanti, ovvero i tabulati telefonici che vanno dal 1° al 14 novembre 2006. Benché il gestore telefonico di Sonia avesse mandato i dati ai carabinieri, i documenti diventano irreperibili. Spariscono, ma selettivamente: le telefonate che mancano sono solo quelle in uscita e in entrata nei 14 giorni che precedono la scomparsa. Si è trattato di un incidente? Chi ha fatto sparire quei dati? Domande che restano senza risposta, mentre mancano all'appello anche le intercettazioni disposte dalla Procura dal 1° ottobre 2005 all’ottobre 2006. Gli inquirenti devono fare i conti un ammanco di un anno.
L'epilogo
Iniziato nell'ottobre 2011, quello a carico di Bindella, è stato uno dei processi più lunghi celebrati al tribunale di Perugia. Dopo una richiesta di condanna a 24 anni di reclusione per Bindella avanzata dal pm di Perugia, Giuseppe Petrazzini e una a 3 anni per l'amico finanziere, Dario Galluccio, la corte ha riconosciuto entrambi non colpevoli. L'assassino di Sonia verrà ancora cercato?