La storia di Paola, che legge grazie agli occhi di un bimbo di 10 anni: “È come viaggiare insieme”
È difficile vivere senza qualcosa che si è sempre dato per scontato. Lo è per Paola Toldo, una donna di 55 anni che, a causa di una malattia autoimmune dal 2014 è progressivamente diventata ipovedente. Condizione che le ha rubato non solo l'indipendenza, ma anche la sua più grande passione, la lettura, recuperata però grazie a un amico speciale, Enea (nome di fantasia).
Enea oggi ha quasi 11 anni e con i suoi genitori ha abitato per diversi anni nell'appartamento accanto a quello di Paola. Le loro storie di vita si sono incrociate in un misto tra fortuna e affetto: quando il piccolo è nato, Paola stava affrontando la scoperta della sua malattia e quando ha perso la possibilità di leggere il bambino ha imparato a farlo per lei.
"Ho sempre letto e scritto tantissimo, i libri sono stati per me una consolazione anche nei momenti più bui e oggi Enea è il mio occhio", dice Paola, che racconta a Fanpage.it la sua storia, ancora più emozionante di quelle dei libri che le legge il suo piccolo amico.
Come è nata l'amicizia con Enea?
"Ho conosciuto Enea perché la sua famiglia abitava nell'appartamento accanto al mio e lui è nato, poco più di dieci anni fa, proprio nel periodo in cui ho scoperto la mia malattia".
Di che malattia si tratta?
"Sono stata colpita da una malattia di natura autoimmune, la coroidite multifocale complicata. All'inizio ho cominciato a vedere le famose linee storte, gli oggetti deformati e tutto più scuro. Dopo un anno la malattia ha colpito anche l'altro occhio, impedendomi quindi di svolgere attività come guidare o leggere. Per me, che ero una donna che lavorava e viaggiava da sola, è stato un momento molto duro. Però la famiglia di Enea era presente: sono persone molto generose ed empatiche. Mi hanno subito prestato il loro aiuto e io a loro. Ho ricambiato il loro sostegno, accudendo Enea mentre andavano a lavorare".
Che bimbo è Enea?
"È un bambino vivace, normalissimo, però mi sono accorta che fin da piccolo aveva delle manifestazioni di generosità e di empatia molto inusuali per la sua età. Ricordo, per esempio, una volta che la mamma gli aveva comperato una boccia di Natale, di quelle con la neve e il Babbo Natale. Lui ha voluto a tutti i costi che la tenessi io. Poi ha anche una passione per i libri, che gli ho regalato e letto fin tanto che potevo".
La lettura ha creato tra voi un legame particolare.
"C'è stato questo fenomeno curioso che ha legato me a Enea, perché a mano a mano che io perdevo la vista, lui acquisiva la capacità di leggere a scuola. Quindi ci siamo dati il cambio in qualche modo. È diventato un po’ il mio occhio".
Fino a farle un regalo inaspettato.
"È successo che lo scorso Natale gli avevo regalato un libro, Il piccolo alpino, di Salvator Gotta. È un libro del 1926, quindi anche con un linguaggio un po’ arcaico, però l'avevo letto io da piccola e mi era piaciuto tantissimo. Siccome Enea mi aveva tenuto una vera e propria lezione di storia sulle due guerre mondiali, l'estate scorsa, ho pensato di regalargli questo libro, che appunto è ambientato nella prima guerra mondiale e ha come protagonista un bambino della sua età. Il 30 dicembre mi vedo arrivare su WhatsApp un suo messaggio: ‘Ciao Paola, adesso ti leggo il primo capitolo del libro che mi hai regalato'".
Come hai reagito?
"È stata una cosa che commuovente è dir poco. Ho avuto un senso di incredulità, poi, ripensando a come ho visto crescere Enea, ho capito che questa volta aveva superato se stesso, però anche in passato le manifestazioni di grande generosità non erano certo mancate".
Avete continuato la lettura?
"Sì, adesso lui ha finito il libro, quindi in meno di tre mesi ha realizzato un vero e proprio audiolibro su un volume di oltre duecento pagine. Mi ha inviato 17 registrazioni in cui ho notato che lui usa sempre il plurale. ‘Il nostro libro', ‘Adesso, Paola, andiamo avanti'. È come se avesse viaggiato leggendo e mi avesse portata con lui".