La storia di Niccolò Ciatti ucciso in discoteca a Lloret de Mar con un calcio alla testa
Morto dopo un brutale pestaggio davanti a una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna. Il 22enne Niccolò Ciatti si trovava in vacanza con alcuni amici e la sera del 11 agosto del 2017 era andato in discoteca per passare una serata in compagnia. Qui lo studente fiorentino si è trovato al centro di una rissa con tre giovani ceceni: uno di loro, (Rassoul Bissoultanov, oggi ricercato), era un lottatore di Mma e campione di arti marziali. Dell'omicidio avvenuto ormai 7 anni fa si parlerà questa sera durante la puntata della trasmissione Rai "Chi l'ha visto?".
Bissoultanov risulta condannato anche dalla Corte d'assise d'appello di Roma, che ha respinto la richiesta di ergastolo e ha dato cofermato quella a 23 anni di carcere emessa dalle autorità italiane. L'uomo è latitante dalla condanna in primo grado a 15 anni di carcere emessa in Spagna dal Tribunale di Girona. La stessa condanna è stata confermata in appello dal Tribunal superior de justicia de Cataluna a Barcellona.
Cos'è successo il 12 agosto 2017 a Niccolò Ciatti a Lloret de Mar
Il 22enne, che era andato in vacanza in Spagna con alcuni amici, aveva deciso di passare la serata dell'11 agosto in una discoteca di Lloret de Mar. Nel locale, gli amici della vittima avevano avuto un diverbio con i tre ceceni per difendere alcune ragazze. Niccolò aveva semplicemente cercato di fare da paciere, riuscendo in un primo momento ad evitare la rissa. Poco tempo dopo però, una volta fuori dalla discoteca, i tre giovani lo hanno aggredito, picchiandolo selvaggiamente sotto gli occhi delle telecamere di alcuni smartphone. Proprio un cellulare ha immortalato il calcio alla testa che per Niccolò è stato fatale.
La famiglia del 22enne ha preso il primo volo per la Spagna per raggiungere il ragazzo in ospedale. Poco tempo dopo il loro arrivo, al giovane è stata staccata la spina. Le autorità spagnole che subito si sono messe sulle tracce dei tre aggressori, allora di 20, 24 e 26 anni. Il gruppo è stato individuato grazie alle testimonianze delle persone presenti al momento del pestaggio.
Rassoul Bissoultanov, esecutore materiale dell'omicidio, è stato trattenuto dalla polizia spagnola, mentre gli altri due giovani coinvolti sono stati inizialmente scarcerati perché per il giudice catalano non vi erano gli estremi per la custodia cautelare in carcere.
Chi è Rassoul Bissoultanov, il ceceno che ha ucciso Niccolò con un calcio in testa
Rassoul Bissoultanov è al centro della vicenda giudiziaria e per l'omicidio di Niccolò ha ricevuto una condanna a 15 anni di carcere in appello in Spagna. Nonostante la condanna, il giovane ceceno risulta ancora oggi latitante. Prima della sentenza definitiva, il giovane è stato fermato in Germania su mandato di cattura internazionale dopo la fuga in occasione di un permesso per andare a trovare la famiglia a Strasburgo. Estradato in Italia per il processo, è stato nuovamente messo in libertà dalla Corte di Assise di Roma.
Il 7 febbraio del 2023, nonostante l'assenza di Bissoultanov, la Corte d'Assise di Roma lo ha condannato a 23 anni di carcere per l'omicidio. Dopo una camera di consiglio di poco più di 3 ore, i giudici hanno stabilito la pena che però non è ancora stata applicata, perché Bissoultanov risulta latitante dall'estate scorsa.
Secondo quanto ricostruito, Bissoultanov era un lottatore di Mma e campione di arti marziali. Alle autorità, i testimoni hanno dichiarato che il giovane ceceno sembrava "intenzionato ad uccidere" e che prima dell'aggressione non sembrava aver assunto droghe o alcolici. Avrebbe agito, quindi, nella piena consapevolezza della propria forza fisica.
Le parole della fidanzata di Niccolò Ciatti
Niccolò Ciatti avrebbe dovuto raggiungere la fidanzata Ilaria dopo la vacanza in Spagna con gli amici. I due avrebbero dovuto partire per il mare in Toscana per poi raggiungere la Corsica. "Era il mio gigante buono – aveva scritto la ragazza sui social subito dopo il fatto – . Dopo la vacanza in Spagna avremmo dovuto partire insieme e a settembre sarebbe iniziata la nostra convivenza. Doveva comprare casa e io sarei andata con lui. Niccolò era un ragazzo tranquillo e per nulla violento. Era appassionato di boxe, ma era buonissimo, non avrebbe mai fatto del male a nessuno".
L'arresto di Bissoultanov in Germania e l'estradizione in Italia
Dopo il fermo dei 3 ceceni in Spagna subito dopo il fatto, i giudici hanno decretato la scarcerazione di 2 dei ragazzi ritenuti responsabili del pestaggio. Bissoultanov, invece, è stato trattenuto con l'accusa di omicidio. Dichiarato colpevole, il killer, approfittando di un permesso per andare a trovare la famiglia a Strasburgo, era fuggito in Germania dove è poi stato arrestato il 3 agosto del 2021.
Berlino ha poi consegnato Bissoultanov all'Italia dopo il mandato di arresto europeo emesso dalla Procura della Repubblica di Roma nel 2020. Per qualche settimana, il killer è stato detenuto a Rebibbia, ma per un provvedimento della stessa Corte d'Assise è tornato in libertà. A quel punto, il giovane è tornato in Spagna, il Paese che avrebbe dovuto processarlo. Il giovane era presente in aula quando è stato riconosciuto colpevole. Qualche giorno dopo, però, annusato il rischio di un rientro in carcere agganciato alla condanna confermata in appello, è sparito e ad oggi risulta ancora latitante.
Il ceceno era l'unico distintamente inquadrato nei filmati che mostrano le ultime ore di vita di Niccolò.
La richiesta di essere processato in Spagna
Dopo l'estradizione in Italia e la scarcerazione, il ceceno aveva chiesto di essere processato in Spagna e si era costituito davanti alle autorità di Girona. Con questa mossa, il giovane aveva rimesso in moto il procedimento spagnolo, "congelato" con il suo arrivo in Italia e la conseguente detenzione a Rebibbia. A Girona, Bissoultanov era stato dichiarato colpevole e, appena annusato il rischio del rientro in carcere, è nuovamente fuggito.
La scarcerazione di Bissoultanov e la reazione della famiglia Ciatti
Dopo la scarcerazione voluta dalla Corte d'Assise romana, i genitori di Niccolò hanno espresso dolore e amarezza per la libertà concessa al ceceno.
“Attenti ai diritti degli assassini e nessuna attenzione per gli innocenti strappati alla vita da questi bastardi. Per un vizio di forma non si può lasciare libero un assassino perché ciò che conta è la sostanza: Bissoultanov ha ucciso mio figlio, non ci sono dubbi” aveva dichiarato a riguardo Luigi Ciatti, padre del ragazzo e simbolo della battaglia legale per la giustizia. Il detenuto era stato liberato perché, secondo la Corte d'Assise di Roma, sussisteva per lui l’improcedibilità per l’arresto per i reati commessi all’estero ai danni di cittadini italiani.
La lettera di Bissoultanov: "Soffro anche io"
La Corte d'Assise capitolina ha ripreso in mano il processo a carico del ceceno (che era però già latitante) dopo l'annullamento della scarcerazione voluto dalla Cassazione. Negli atti dell'indagine, che è andata avanti senza Bissoultanov, è finita anche una lettera che il killer aveva fatto recapitare ai genitori del 22enne il 3 novembre del 2017. "Desidero dal più profondo del mio cuore esprimervi le mie più sentite condoglianze – scriveva – vi chiedo di comprendere il mio dolore per quanto accaduto: non ho mai desiderato quanto avvenuto, si è trattato di una disgrazia. Desidero che sappiate con certezza che anche io soffro per quanto successo a vostro figlio Niccolò".
Bissoultanov condannato per omicidio volontario, Luigi Ciatti "Non siamo soddisfatti"
Dopo la condanna a 15 anni di carcere stabilita dalla giuria popolare del tribunale di Girona, Luigi Ciatti aveva commentato la notizia esprimendo contentezza per la sentenza. "Finalmente è stato riconosciuto l'omicidio volontario. Non siamo del tutto soddisfatti, ma si tratta sicuramente di un punto di partenza per garantire a Niccolò la giustizia che merita".
L'assassino di Niccolò Ciatti è ancora latitante
Dopo la condanna del Tribunale di Girona in primo grado, il ceceno Bissoultanov è fuggito. L'uomo è risultato irreperibile in occasione dell'udienza che avrebbe dovuto decretare l'eventuale ritorno in carcere per la detenzione preventiva. Il killer, che è riuscito a fuggire perché scarcerato durante la vicenda processuale, è ancora ricercato sul territorio europeo.
Il 30enne è stato condannato anche in appello a 23 anni di carcere, confermati dalla Corte d'Assise di Roma. La Spagna invece lo ha condannato a 15 anni di carcere per l'omicidio del giovane avvenuto nel 2017. Anche in questo caso, la pena è stata confermata anche in appello.
Le parole del padre di Niccolò Ciatti
Nonostante le condanne emesse e confermate in due Paesi, il killer risulta ancora latitante. "Nessuno lo cerca, anche se è stato condannato in due Paesi – ha ribadito Luigi Ciatti, padre del 23enne ucciso -. Gli Spagnoli non stanno facendo niente per trovarlo e ce lo ha detto chiaro e tondo anche il nostro consolato. Speriamo che l'Italia agisca diversamente e che tenda ad effettuare una ricerca un po' più seria".