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La storia di Nathalie, 18enne a rischio tratta: “Violentata e ingannata, il mio sogno è l’Europa”

La storia della 18enne ivoriana Nathalie fa parte di“Inter-rotte. Storie di donne e famiglie al confine di Ventimiglia”, il report di WeWorld che analizza come sono cambiati i flussi migratori in Italia in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di essere umani, che ricorre il 30 luglio.
A cura di Ida Artiaco
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"Quando è morto mio padre, io e mia madre abbiamo perso tutto ed è per questo che ho iniziato il mio viaggio verso l’Europa. Durante il mio percorso sono stata violentata, sono rimasta incita in seguito a uno stupro e poi sono rimasta bloccata un anno in Tunisia dove lavoravo come baby-sitter per una donna che si era proposta di aiutarmi e invece non mi ha mai pagata".

Comincia così il racconto di Nathalie, 18enne ivoriana, tra le tante donne che sono arrivate a Ventimiglia – spesso da sole e
con poche o nessuna risorsa economica – per cercare di attraversare il confine e raggiungere i familiari in Europa.

La sua è una delle storie raccolte da WeWorld, organizzazione italiana indipendente impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario, attiva in 27 Paesi, compresa l’Italia, in “Inter-rotte. Storie di donne e famiglie al confine di Ventimiglia”, il report che analizza come sono cambiati i flussi migratori sul territorio in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di essere umani, che ricorre il 30 luglio.

"Voglio arrivare a Lione dove vive mia sorella ma mi hanno fermata mentre cercavo di entrare in Francia con l’autobus. Per ora ho fatto un solo tentativo, ma continuerò finché non riuscirò a passare”, ha continuato Nathalie.

Sono tantissime le donne costrette a interrompere il loro viaggio e stazionare a Ventimiglia in cerca di un riparo o di un passaggio sicuro, rischiando di cadere vittime di reti criminali che organizzano attraversamenti irregolari della frontiera e tratta di esseri umani a fini di sfruttamento, ingannandole.

Negli ultimi sei mesi a Ventimiglia, uno dei maggiori punti di passaggio per chi cerca di uscire dall’Italia, con destinazione in primis Germania e Regno Unito, si è osservata una femminilizzazione degli arrivi ed un aumento dei casi di tratta anche se si stima che solo il 10% delle vittime presenti denunci alle autorità, per cui è difficile valutare la reale diffusione del fenomeno.

“Le donne sole rischiano più di altri di cadere vittime delle reti criminali presenti sul territorio – spiega Jacopo Colomba, responsabile del progetto di WeWorld a Ventimiglia -. Dopo il blocco causato dalla pandemia, i movimenti sono lentamente ripresi: il 2022 ha registrato 33.000 respingimenti in frontiera e, molto probabilmente, alla fine del 2023 questa soglia sarà superata. Negli ultimi sei mesi le donne sole sono aumentate in modo considerevole e non possiamo far finta di nulla: servono più risorse dedicate affinché queste donne non diventino vittime di tratta”.

Da qui il triplice appello di WeWorld, insieme a Caritas Intemelia, Medici del Mondo e Diaconia Valdese, organizzazioni tutte in prima linea sul territorio, al ripristino del Trattato di Schengen per dare le possibilità legali di accesso e movimento all’interno dei Paesi UE, facilitare le procedure di richiesta di asilo e garantire il rispetto dei diritti umani delle persone migranti; all'istituzione di dispositivi di accoglienza per garantire un rifugio appropriato e degno a tutte le persone migranti, senza eccezioni, al fine di limitare e affrontare, e non accrescere, le vulnerabilità e le difficoltà che devono affrontare ogni giorno; all'istituzione di tavolo di coordinamento con tutti gli stakeholder e il terzo settore con lo scopo di monitorare la situazione migratoria a Ventimiglia e proporre soluzioni rispetto a casistiche più specifiche, quali per l’appunto la tratta a scopo di sfruttamento sessuale.

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