La storia di Nadia Nencioni, la bimba vittima di Messina Denaro che ha aiutato a catturare il boss
C'è un giardino a Romola, a pochi chilometri da Firenze. È immerso nel verde, si sente il rumore solo di qualche macchina che passa nelle piccola via secondaria. Se no c'è silenzio. Ha un nome questo giardino, scritto anche su un cartello: si chiama "Tramonto". E in effetti entrare in questo giardino al calar del sole lo si apprezza di più.
C'è un giardino a Romola ed è il giardino dedicato a Nadia Nencioni e alla sua poesia "Tramonto". I versi del testo sono scolpiti su un muro abbellito con un mosaico. Si legge: "Il pomeriggio se ne va. Il tramonto si avvicina, un momento stupendo, il sole sta andando via (a letto) e già sera. Tutto è finito".
Era il 24 maggio del 1993 quando Nadia Nencioni, a 9 anni, ha scritto questa poesia sui banchi di scuola. L'ha intitolata lei "Tramonto". Nadia è morta tre giorni dopo aver messo nero su bianco quel pensiero sul quaderno in classe: lei è una delle vittime della strage di via dei Georgofili a Firenze per mano di Cosa Nostra. A morire la notte tra il 26 e il 27 maggio, oltre a Nadia, sono sua sorella Caterina di 50 giorni, i loro genitori Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni). A causa dello scoppio della bomba rimasero ferite una quarantina di persone. Per quella strage sono stati condannati in via definitiva i responsabili: Matteo Messina Denaro è stato riconosciuto come uno dei mandanti della strage e condannato all'ergastolo.
L'operazione "Tramonto" ha portato all'arresto di Matteo Messina Denaro
La poesia di Nadia non è solo ricordata in quel giardino a Romola. Nella caserma del Ros a Palermo quei versi sono incorniciati nella parete vicino alla scrivania di Ulisse, il maggiore comandante della CrimOr. Lui e i suoi uomini il 16 gennaio del 2023 hanno arrestato, dopo 30 anni di latitanza, Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra a capo del mandamento di Castelvetrano.
Sono stati quei versi a motivare per anni i carabinieri della CrimOr tanto che hanno chiamato l'operazione che ha portato alla cattura del boss "Tramonto": "Volevamo – spiega a Fanpage.it Ulisse – così dare un senso di rivincita alle vittime di mafia. Poi quel giorno di un anno fa ha segnato il tramonto di un capo di Cosa Nostra che per trent'anni si è preso gioco delle istituzioni. Fortunatamente non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo, quello di finire la sua vita da latitante come aveva fatto il padre Francesco". In quest'arresto c'è quindi un pezzo di Nadia: per il boss trapanese il 16 gennaio del 2023 "tutto è finito".
La storia della poesia "Tramonto"
A ricordare a Fanpage.it chi era la piccola Nadia e la sua poesia è lo zio Luigi Dainelli: "Aveva scritto la poesia su un foglio di carta e l'aveva fatta vedere alla zia (Patrizia, la moglie di Luigi) il 20 maggio. Poi il 23 maggio la famiglia si riunì perché venne battezzata Caterina: c'eravamo tutti amici e parenti. Il 24 maggio a scuola ha ricopiato la poesia sul quaderno e ha aggiunto il disegno". La famiglia Nencioni è passata in soli quattro giorni dalla gioia immensa del battesimo di Caterina all'orrore della bomba.
"Quando abbiamo scoperto – continua Dainelli – che i carabinieri avevano chiamato l'operazione come la poesia di Nadia per noi fu un onore. Hanno così ricordato a tutta Italia la strage di Firenze: l'obiettivo della nostra associazione è proprio quello di fare memoria e per questo i Ros ci hanno aiutato". Ma cosa è successo il giorno della strage?
Cosa è successo il 27 maggio del 1993
"Il 26 maggio del 1993 Nadia e la sua famiglia dovevano restare a Romola, nella casa dei nonni, ma decisero di tornare a Firenze perché dovevano preparare le valigie dal momento che da lì a poco sarebbero andati in vacanza al mare. Alle primissime ore della mattina del 27 maggio vennero a casa a Romola i vigili urbani, nonché i colleghi di Fabrizio Nencioni: hanno detto a mia moglie Patrizia di andare con loro a Firenze. Sapevamo che era successo qualcosa in via dei Georgofili. Quando mia moglie arrivò nella via non c'era più nulla. Siamo stati poi costretti a fare il riconoscimento delle vittime".
All'inizio si è pensato fosse un'esplosione causata da una fuga di gas, ma ci vollero solo poche ore agli investigatori per capire che quella notte era esplosa una bomba: nell'aria c'era ancora odore di polvere da sparo, le schegge della bomba erano conficcate nel muro, nella via si vedeva il cratere dello scoppio. Erano gli anni delle stragi, il 27 maggio si parlò subito di mafia e dei corleonesi. Tra i mandanti di quella strage la giustizia accertò poi anche il nome di Matteo Messina Denaro.
"Era il pupillo di Totò Riina, era il suo prediletto", precisa Dainelli su Matteo Messina Denaro. "È stato condannato in contumacia. Dopo il suo arresto il boss non ha mai nominato Nadia e la sua famiglia. Anche sulla morte del piccolo Giuseppe Di Matteo (di cui Matteo Messina Denaro è stato condannato all'ergastolo) ha detto di non avere colpe. In uno degli interrogatori il boss ha sottolineato di non conosce Cosa Nostra. Matteo Messina Denaro non merita neanche la mia rabbia, l'odio è un sentimento. Nei suoi confronti ho provato solo indifferenza. Sulla strage di Firenze ci sono cinque sentenze, di lui non mi è mai interessato nulla".
Chi era Nadia Nencioni
Nadia aveva quasi 9 anni, faceva la terza elementare in una scuola a Firenze che dopo la strage ha preso il suo nome. "Gli ultimi mesi prima di morire – continua lo zio – aveva iniziato a scrivere temi e poesie. Era una bambina normalissima. Era felice quando stava con i nonni e con sua zia Patrizia: a Romola viveva la natura, vedeva il sole, gli alberi e il tramonto. Cosa che non riusciva a vedere in via dei Georgofili a Firenze. Qui da noi si esprimeva".
Se Nadia fosse ancora viva avrebbe scritto poesia? Che donna sarebbe diventata? "Ce lo siamo chiesti diverse volte. Se fosse ancora viva Nadia oggi avrebbe avuto 39 anni. Chissà se si fosse laureata, se avesse scritto altre poesie. Come si fa a sapere cosa avrebbe fatto. Sono domande che rimangono nel nostro cuore ma non hanno risposte".
La famiglia di Nadia era una famiglia come tante altre, era una famiglia felice: "Fabrizio faceva prima il falegname, poi riuscì a diventare ispettore dei vigili urbani. Erano una famiglia intelligente, circondate da parsone che li voleva bene. Non potevano desiderare di meglio".
I temi scritti a scuola da Nadia Nencioni
In uno dei temi assegnanti dalle insegnanti in classe è la stessa Nadia a raccontare della sua famiglia: "Siamo tanti in famiglia, più di dieci. Ci sono 4 anni, sette zie e sei zii. Ho cinque zie a Napoli e due alla Romola, cioè in periferia (di Firenze)".
Poi aggiunge: "Io abito invece a Firenze per via della scuola se no vivevo anche io in periferia perché amo la montagna, i canti degli uccellini e le giornate di sole. Infine giocare con i miei amici della domenica. Vado dai nonni perché il babbo lavora anche di sabato e domenica. Ho tre cugine e un cugino".
In un altro scritto Nadia racconta di sé: "Sono nata il 4 novembre, era domenica, all'ospedale di Fiesole. Tutti aspettavano un maschio, solo la nonna diceva che ero una femmina, le tutine erano blu e verde proprio perché dicevano che ero un maschio. Quando sono nata non facevo altro che piangere. Quando sono cresciuta ho capito cosa era il mondo e la mia famiglia, mi sono resa conto che c'era qualcuno che mi voleva bene".
Era simpatica Nadia, lo si capisce leggendo i suoi temi: "A tre anni ho appiccicato lo scoch all'armadio di camera mia, poi ho chiamato la mamma e le ho detto che avevo arricchito la stanza. E la mamma stava per mandarmi a quel paese!". Alla fine di ogni tema ci aggiungeva un disegno.
Nei suoi scritti poi Nadia ha raccontato le sue vacanze a Napoli, all'isola d'Elba e in montagna. Così la sua gita di famiglia sul Vesuvio: "Gli alberi non c'erano perché la lava si era mangiata tutto. Ci siamo divertiti tanto. Ma dovete sapere che ho avuto anche paura perché il sentiero era stretto e lungo. Ora che ricordo, il cratere del Vesuvio faceva paura. Sembrava di cascarci dentro!". Chissà se anche quel giorno Nadia ha visto un bel tramonto.
Infine scrive di uno dei giorni più belli della sua vita. Il 10 aprile del 1993 ha raccontato l'arrivo a casa della sua sorellina Caterina: "Gli abbiamo preparato tutti i festoni e cartelli con scritto ben arrivata Caterina". Chissà oggi che donne sarebbero diventate Nadia e Caterina: chissà quanti tramonti avrebbero potuto vedere insieme.