La storia di Marianna Sandonà, vittima di femminicidio uccisa dall’ex fidanzato Luigi
Marianna Sandonà aveva paura del suo ex Luigi Segnin dopo la fine della loro relazione, per questo aveva chiesto al suo amico Paolo Zorzi di essere presente all'incontro con l'ex in casa sua, organizzato per permettere all'uomo di riprendersi le sue cose. Nemmeno questo però è servito per evitare l'assassinio di Marianna Sandonà, l'operaia di 43 anni uccisa a coltellate quattro anni fa dal suo ex, Luigi Segnini, nella casa della donna a Montegaldella, in provincia di Vicenza.
È il terribile femminicidio che insanguinò il Vicentino l'8 giugno del 2019 e per il quale è stato condannato ed è ora in carcere l'ex della vittima che sta scontando la sua pena a venti anni di reclusione. A incastrarlo la testimonianza chiave dell'amico della 42enne, colpito anche lui a coltellate e diventato testimone chiave dopo essersi risvegliato da un coma di oltre un mese.
Chi era Marianna Sandonà, la donna uccisa a Vicenza dall'ex fidanzato Luigi
Marianna Sandonà era una donna vicentina di 42 anni, originaria di Grisignano di Zocco. Lavorava come operaia alla Dab Pumps di Mestrino, nel Padovano, ma era residente nella vicina Montegaldella, nel Vicentino. Qui, dall'inverno precedente alla sua morte, aveva intrapreso una convivenza con Luigi Segnini, camionista di Torri di Quartesolo e 38enne all'epoca dei fatti, che però si era interrotta bruscamente. Stando a quanto emerso, lui non accettava la fine della relazione con Marianna Sandonà e avrebbe iniziato a perseguitarla fino a farle paura. Il suo assassinio un mese dopo la fine della relazione, quando la donna gli ha chiesto di tornare a prendere le sue cose che lei aveva impacchettato e messo in garage.
Luigi accoltella Marianna e tenta di uccidere anche il suo migliore amico
Secondo quanto emerso dalle indagini sul femminicidio di Marianna Sandonà, quel maledetto pomeriggio dell'8 giugno del 2019, tra i due era previsto un incontro finale per permettere a Luigi di riprendersi le sue cose. Lei aveva paura e aveva chiesto all'amico di presenziare allo scambio di scatoloni nel retro della casa. Luigi Segnini, arrivato già in stato di alterazione, avrebbe iniziato a insultare la donna prima di caricare le cose e allontanarsi. Poche decine di minuti dopo, però, si era presentato di nuovo alla porta, facendosi aprire e cercando di portare via altre cose tra cui una scrivania. A questo punto l'aggressione mortale. Segnini colpì prima lei con tre fendenti scagliati con un coltello da sub, poi Paolo Zorzi, accanendosi infine di nuovo contro Marianna che venne uccisa con 19 fendenti. L'uomo poi si inflisse alcune coltellate, colpendosi più volte al torace e al collo.
L'ultimo incontro: Marianna aveva registrato la conversazione
Marianna era consapevole che quell'ultimo incontro era pericoloso e per questo aveva chiesto all'amico e collega Zorzi di presenziare all'appuntamento. Una paura ribadita anche dopo il primo scambio di oggetti con Segnini, quando la 42enne aveva chiamato un altro amico e collega raccontando quanto era appena accaduto. "Mi ha telefonato venti minuti prima di essere uccisa dicendomi che lui l’aveva insultata, aveva paura” aveva spiegato il testimone. Un timore che aveva spinto la donna ad attivare la registrazione del suo telefono quando Luigi Segnini si era ripresentato suonando alla porta. Un audio che purtroppo ha registrato l'aggressione e l'omicidio ma che si è rivelato fondamentale anche durante il processo perché prova contro l'imputato.
Le indagini
Proprio quella registrazione nel telefono di Marianna ha permesso agli inquirenti di incastrare Luigi Segnini prima ancora del risveglio del testimone chiave. Grazie all'audio, infatti, all'uomo sono state contestate le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà, oltre al tentato omicidio di Zorzi. Nella registrazione infatti non si sente alcun litigio, come invece Luigi Segnini aveva sostenuto in un primo momento, ma solo una aggressione unilaterale dell'omicida. I giudici invece hanno escluso la premeditazione del reato, pure chiesta dal pm. Per i giudici, infatti, l'uomo avrebbe agito sul momento e non aveva portato con sé il coltello, trovato solo svuotando una cassettiera in casa mentre cercava altre cose da portare via.
Paolo Zorzi esce dal coma e testimonia contro Luigi Segnini
La conferma della dinamica già emersa delle indagini in atto arrivò con il risveglio dal coma di Paolo Zorzi. L'uomo, rimasto ferito gravemente nel tentativo di difendere l'amica dalle coltellate del killer, si è risvegliato dopo oltre un mese di coma per le ferite subite nell'aggressione. Agli inquirenti ha poi raccontato l'intera scena. "Ero presente, gridava come un pazzo” ha rivelato l'amico di Marianna Sandonà, raccontando: "Aveva una rabbia addosso che era una cosa indescrivibile, la insultava di continuo accusandola di averlo tradito e di ogni altra cosa".
Luigi Segnini è condannata a 20 anni di carcere
Una testimonianza che, insieme agli audio, ha portato alla condanna di Luigi Segnini a venti anni di carcere. Il processo di primo grado si è concluso il 7 gennaio 2021 quando il Tribunale di Vicenza ha condannato Luigi Segnini a 20 anni di reclusione con rito abbreviato e dunque con lo sconto di pena. Una sentenza confermata poi il 29 giugno dello stesso anno dalla Corte d’Appello di Venezia.