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La storia di Juana Cecilia Hazana: dall’omicidio nel parco alla condanna dell’ex compagno Genco

Il corpo di Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne di origini peruviane, fu ritrovato in un parco di via Adelina Patti a Reggio Emilia il 20 novembre 2021. La donna era stata violentata e assassinata nella notte. Il 22 novembre 2023 per il suo femminicidio è stato condannato a 30 anni di carcere in appello l’allora 24enne Mirko Genco, reo confesso e figlio di una donna a sua volta uccisa dall’ex compagno.
A cura di Eleonora Panseri
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Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne di origini peruviane, venne violentata e assassinata nella notte tra il 19 e il 20 novembre 2021, nel parco di via Adelina Patti a Reggio Emilia. A ritrovare il corpo fu una donna che viveva nella zona e che dopo aver sentito un telefono vibrare aveva provato a rintracciare la fonte del rumore.

Per il femminicidio è stato condannato a 30 anni di carcere l'allora 24enne Mirko Genco, reo confesso. Il giovane era stato denunciato da Juana Cecilia Loayza per stalking e, in passato, anche da un'altra ex fidanzata. Il 22 novembre 2023 una sentenza della Corte d'assise d'appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado, che stabiliva una pena di 29 anni e 3 mesi, aggravandola, ma escludendo l'ergastolo richiesto della Procura della Repubblica di Reggio Emilia.

Chi è Genco, i precedenti penali e la morte della mamma

Il parmigiano Mirko Genco, che all'epoca del delitto aveva 24 anni, aveva cominciato a perseguitare l'ex compagna mesi prima dell'omicidio. Era stato arrestato due volte ma era tornato in libertà, dopo una sentenza di patteggiamento con una sospensione condizionale della pena. Genco era stato arrestato prima il 5 settembre per atti persecutori e il giorno successivo, dopo la convalida dell’arresto, era stato scarcerato e sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento.

Il 10 settembre tuttavia era stato di nuovo arrestato per violazione della misura, di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari. Le misure cautelari adottate nei suoi confronti del futuro killer erano cadute il 4 novembre.

Genco è figlio di una vittima di femminicidio, Alessia Della Pia, uccisa a 39 anni nel dicembre 2015 e dall'ex convivente, un cittadino di nazionalità tunisina, Mohammed Jella. Secondo i giudici che lo hanno condannato, il giovane sarebbe anche affetto da un "lieve ritardo mentale e da psicopatia antisociale".

La foto su Instagram di Cecilia e la rabbia di Genco

Secondo quanto è stato ricostruito, Genco non avrebbe accettato la fine della relazione e avrebbe ucciso Loayza dopo aver visto una foto pubblicata dalla 34enne sui social, in cui si l'ex compagna si mostrava felice durante un'uscita con alcuni amici. L’assassino reo confesso, sottoposto al provvedimento cautelare per il reato di stalking, sarebbe partito subito da Parma per raggiungerla e poi ucciderla.

Sarebbe quindi arrivato in taxi al locale dove la donna aveva cenato. Juana Loayza aveva salutato i suoi amici attorno alle 2 di notte, poi nessuno l'aveva più vista. In quel momento probabilmente sarebbe avvenuto l’incontro con l’assassino che la stava aspettando: lui l'avrebbe condotta nel parco deserto dove è stata trovata morta e qui l'avrebbe aggredita.

Cos’è successo quella notte: Genco ha violentato e accoltellato l’ex

Secondo quanto emerse successivamente dall’autopsia eseguita sul corpo ritrovato nel parco di via Patti, Loayza era stata uccisa con quattro coltellate alla gola. Prima però l'assassino avrebbe anche abusato di lei. Per questo Genco fu chiamato a rispondere dei reati di omicidio pluriaggravato e violenza sessuale. Tra i reati che gli vennero contestati ci furono anche quelli di porto abusivo d'armi, violazione di domicilio e appropriazione per aver rubato le chiavi dell'abitazione della donna.

Le indagini e l’arresto

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Dopo il ritrovamento del cadavere della 34enne, le indagini si rivolsero praticamente subito verso il suo ex compagno, viste e considerate anche le precedenti denunce fatte dalla vittima e da un'altra ex compagna del 24enne che venne fermato e confessò l'omicidio.

Durante uno degli interrogatori, il ragazzo rivelò anche di aver registrato la voce della vittima "per ricordo, perché sarebbe stato l'ultimo giorno in cui l'avrei vista perché sua madre non voleva che ci vedessimo”. Le sue parole trovarono riscontro durante l'analisi dei file contenuti nel suo cellulare con cui aveva registrato la conversazione precedente al delitto, gli ultimi cinquanta minuti di vita di Juana Cecilia Loayza.

Genco condannato in appello a 30 anni

Come già detto, Mirko Genco è stato condannato a 30 anni in appello. In primo grado l'oggi 26enne era stata decisa una pena di 29 anni e tre mesi. La procuratrice generale Antonella Scandellari aveva chiesto l'ergastolo, ma la Corte di assise di appello di Bologna ha solo elevato la pena di qualche mese, aggiungndo anche dieci mesi per aver rubato le chiavi di casa della donna.

Al termine della discussione delle parti, Genco ha fatto alcune dichiarazioni spontanee: "Chiedo perdono solo a Dio, perché a Cecilia non posso più chiederlo, ma soprattutto a suo figlio: io so bene cosa significhi non avere una mamma", ha detto. Poi la camera di consiglio si è riunita per circa un'ora e mezza prima di dare la sentenza.

Le parole della madre della vittima

"È una sentenza giusta. Non mi riporta indietro mia figlia, ma è un segnale per tutti, è stata fatta giustizia", ha commentato Dina, la madre di Juana Cecilia Loayza.

"Succede troppo spesso che ci sono persone che dicono di amare una donna e poi la uccidono. Ma questo non è amore. Bisogna capire come queste persone si formano, è un tema molto grande, dove non solo la famiglia ha colpe, ma anche la società. Nonostante la ferocia con cui ha ucciso mia figlia, io lo perdono", ha aggiunto.

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