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La storia di Edoardo Giudiceandrea, il sindaco trattorista che sogna un’altra Calabria

Edoardo Giudiceandrea, per tutti Antonello, è il sindaco di Calopezzati. Ha lasciato un ruolo dirigenziale di prestigio per tornare al Sud e coltivare la terra.
A cura di Francesca Lagatta
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Si chiama Edoardo Giudiceandrea, anche se tutti lo chiamano Antonello, e da nemmeno due mesi è il nuovo sindaco di Calopezzati, borgo cosentino di poco più di mille abitanti che affaccia sul mar Jonio. Ha 60 anni, di cui quasi la metà trascorsi a dirigere la Italcementi, storica azienda italiana. Ai vertici ci è arrivato dopo la laurea in Ingegneria Chimica e la giovinezza vissuta in terra bruzia, che gli ha dato i natali. Alcuni giorni fa è apparso sulle colonne del giornale Eco dello Jonio, in cui apparso intento a salire su un trattore. Niente di strano se non fosse che il mezzo era parcheggiato innanzi al municipio. "A Calopezzati – titola il quotidiano diretto da Marco Le Fosse – il sindaco va in Comune con il trattore". Questa non sarebbe una notizia di rilievo se non fosse che siamo nel bel mezzo di una terra dove la politica più che servire i cittadini, se ne serve per aumentare i suoi privilegi. E invece no, Giudiceandrea preferisce il trattore all'auto blu, non ha autisti né portaborse e guida il suo trattore senza curarsi della apparenze. Scavando nella sua vita si scopre che nel 2014, a 52 anni, ha lasciato un ruolo dirigenziale di prestigio per tornare al Sud e coltivare un terreno lasciato in eredità dal padre. Il richiamo per la sua terra tanto bella quanto maledetta è stata più forte di tutto.

Chi è Edoardo Antonello Giudiceandrea

Quando gli chiediamo cosa pensa di quella foto, subito diventata virale sul web, risponde divertito, mai seccato, anzi, è piuttosto lusingato dalle belle parole a corredo dell'immagine. Questo, principalmente, per due motivi. Il primo è che non ha fai mai mistero della passione e dell'attaccamento alla terra, tanto che il giorno della sua elezione ha voluto festeggiare per le vie del paese proprio a bordo di un mezzo agricolo. Il secondo motivo è che è abituato a stare sotto i riflettori. Benché per lui si tratti del primo incarico istituzionale, è comunque cresciuto a pane e politica. Suo fratello, Giuseppe Giudiceandrea, professione avvocato, è stato dapprima consigliere e assessore provinciale, poi è stato eletto in consiglio regionale durante il mandato del governatore Mario Oliverio. Suo papà Giovanbattista, invece, proprio come lui è stato sindaco di Calopezzati, ruolo ricoperto anche da sua madre negli anni '60, che invece fu eletta a Pedace, altro piccolo centro del Cosentino. Rita Pisano, questo il nome della donna, fu paladina dei diritti delle donne ed esponente del Partito comunista, fece parte della delegazione calabrese al Congresso Mondiale della Pace e fu eletta nel Comitato Mondiale dei partigiani della pace. Durante un convegno nella Capitale, si trovò a fare colazione gomito a gomito con Pablo Picasso. Il celebre artista spagnolo le dedico un ritratto a matita, conosciuto con il nome di La jeune fille de Calabre. La sua storia sarà raccontata nel docu-film "Donne di Calabria" nel quale sarà interpretata dall'attrice Rocío Muñoz Morales.

Sognando un mondo uguale per tutti

Oggi il sindaco di Calopezzati dirige una piccola azienda di agricoltura biologica che produce principalmente olio, perché, sottolinea, il suo cruccio è quello di lasciare il mondo un posto migliore di come lo ha trovato. Ed è per questo che ha improntato il suo mandato sulla trasparenza e sulla legalità. "Appena insediati abbiamo annullato delle delibere firmate nei giorni delle votazioni – proprio mentre i cittadini si recavano alle urne -, ci sono sembrate un po' frettolose e nel dubbio abbiamo revocato gli incarichi. Erano affidamenti diretti a professionisti e un'impresa. Con i soldi pubblici è meglio essere prudenti". La Calabria è una terra difficile, che si presta molte volte a scandali politici, ma cambiare, dice il sindaco comunista, è possibile, ma solo "partendo dal basso, dalla politica cittadina" che conosce le vere esigenze del popolo. Dall'alto no, è impensabile: "Dovremmo avere contemporaneamente ai vertici delle principali organizzazioni politiche e istituzionali oltre che Papa Francesco, anche un po' di Ghandi e di Che Guevara". E a proposito di ruoli di vertice, viene spontaneo chiedere, ora che si è approcciato alla politica, se un domani anche lui vorrà calcare le orme del fratello e ambire a uno scranno di Palazzo Campanella. "Alla Regione Calabria lasciamo Giuseppe (il fratello, ndr), noi come amministrazione ci andremo soltanto per reclamare i nostri diritti". E chissà che non si presenti proprio col trattore.

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