video suggerito
video suggerito

La storia di Claas Relotius, il vero Lars Bogenius protagonista del film La verità inventata

Claas Relotius, per anni uno dei giornalisti tedeschi più celebri e premiati, era in verità un autore seriale di fakle news: aveva pubblicato sullo Spiegel falsi scoop, falsificando testimonianze, creando dal nulla fonti inesistenti e protagonisti che con non avevano nulla a che fare con quello che veniva scritto negli articoli.
A cura di Davide Falcioni
4 CONDIVISIONI
Claas Relotius
Claas Relotius

Aveva fondato gran parte della sua carriera scrivendo notizie inventate di sana pianta, pubblicate su una delle riviste più autorevoli della Germania – il Der Spiegel – e sottoposte all'attenzione di milioni di lettori. È il caso di Claas Relotius, per anni uno dei giornalisti tedeschi più celebri e premiati, fino a quando un altro giornalista dello Spiegel (Juan Romero) non ha scoperto la verità sul suo conto: l'allora trentenne infatti aveva inventato molti dei suoi scoop più celebri, falsificando testimonianze, creando dal nulla fonti inesistenti e protagonisti che con non avevano nulla a che fare con quello che veniva scritto negli articoli. È stato lo stesso giornale tedesco a rivelare nel 2018 sul suo sito quello che definì "il punto più basso della nostra storia lunga oltre settant'anni".

Dopo esser stato messo con le spalle al muro, Claas Relotius confessò e venne licenziato in tronco. Il giovane cronista fino a poco prima era considerato l'astro nascente del giornalismo europeo e per i suoi reportage aveva vinto tutti i più importanti premi giornalistici tedeschi, tra cui il Premio per il reporter dell'anno e il Premio Peter Scholl-Latour, venendo anche nominato "Journalist of the Year" da parte della Cnn nonché insignito dell'European Press Prize. Insomma, apparentemente un talento puro. In realtà, però, un bugiardo che aveva inventato decine di fake news con la sola ambizione di fare carriera.

Ebbene, la storia di Claas Relotius e più in generale il tema delle fake news è al centro della prima serata di Rai 3 di oggi, lunedì 6 novembre, grazie al nuovo format Cinema dossier che vede il coinvolgimento di uno dei volti di punta della rete, la giornalista e conduttrice Federica Sciarelli. È la padrona di casa di Chi L'ha visto? a curare un approfondimento giornalistico che introduce al film La verità inventata.

Nella fiction, tratta dall’omonimo libro di Juan Moreno, la rivista “Chronik” di Amburgo incarica il suo reporter di punta, Lars Bogenius, di realizzare un’inchiesta sui migranti messicani che vogliono attraversare il confine USA. Quando Bogenius invia per e-mail alla redazione il reportage dagli Stati Uniti, Juan Romero, un suo collega freelance, si rende conto che non esiste nessuna prova materiale del reportage. Per Lars Bogenius (Claas Relotius, nella vita reale) è l'inizio della fine: Romero infatti scopre che il suo collega aveva inventato notizie di sana pianta, esagerando fatti altrimenti trascurabili e falsificando anche interviste e dichiarazioni. Insomma, il più brillante talento giornalistico tedesco era sostanzialmente un "fake" irrispettoso delle più elementari norme deontologiche professionali.

Immagine

Chi è Claas Relotius, il giornalista che realizzava inchieste con fake news

Classe 1985, Claas Relotius era figlio di un ingegnere e un'insegnante. Dopo la laurea si dedicò al giornalismo inanellando una serie di clamorosi scoop per il Der Spiegel, una delle più autorevoli riviste europee. Considerato una delle firme di punta del giornalismo tedesco, Relotius aveva vinto diversi premi giornalistici prima che la sua trama di fake news in serie venisse alla luce trascinandolo nel baratro. Da autore di reportage pluripremiati a truffatore, il percorso di Claas Relotius si trasformò in un autentico caos mediatico quando lo stesso settimanale confermò le accuse a suo carico in un articolo datato 19 dicembre 2018. "Ha ampiamente manipolato le sue storie. Nei giorni scorsi informazioni e ricerche interne hanno confermato il sospetto contro Claas Relotius, che ora ha ammesso di aver falsificato le notizie". Nella sequenza di approfondimenti sulla vicenda e sulle condotte pregresse dell’allora redattore della testata, un comune denominatore: la constatazione dei colleghi che, in una nota, avevano affermato che “molte cose” scritte da Claas Relotius e per le quali aveva incassato riconoscimenti e prestigio “sono inventate, bugie. Citazioni, luoghi, scene, presunti personaggi in carne ed ossa. Tutto falso".

La storia vera dello scandalo di Claas Relotius denunciato dal collega

Relotius scriveva per lo Spiegel dal 2011, prima come freelance e da un anno e mezzo come reporter assunto a tempo pieno. Il settimanale aveva pubblicato in tutto 60 articoli, prevalentemente sull'edizione cartacea ma anche on line. In passato, aveva lavorato anche per l'edizione tedesca del Financial Times, per la Zeit on line, per il domenicale della Frankfurter Allgemeine. Nella sua nota autobiografica, Relotius sosteneva di aver scritto anche per il Guardian.

I primi sospetti erano emersi a novembre del 2018, quando alla mail dello Spiegel erano cominciate ad arrivare mail in risposta ad un pezzo di Relotius dall'Arizona: com'è possibile che avesse scritto un reportage senza esser mai stato sul posto a raccogliere dati e contattare fonti? Insospettito, un collega del reporter aveva iniziato ad indagare su di lui, raccogliendo indizi e prove che all'inizio vennero accolti con scetticismo dalla redazione. Finché, dopo l'ennesimo dubbio, l'ennesima fonte senza riscontro, sottoposto alle domande pressanti del giornale, Relotius crollò confessando tutto: almeno 14 dei suoi testi sono in gran parte dei "fake", tra citazioni fasulle, dettagli inventati, luoghi fittizi.

Juan Romero
Juan Romero

La reazione di Der Spiegel e la denuncia del giornalista

Lo Spiegel decise di vederci chiaro e mise in piedi un'apposita commissione di esperti interni ed esterni per verificare, valutare e poi documentare ulteriori possibili falsificazioni. Per il giornale si trattò di una ferita particolarmente dolorosa, visto che da sempre opera procedure di controllo degli articoli e di "fact checking". In seguito la rivista pubblicò un documento con tutti i pezzi falsi di Claas Relotius. Eccolo:

"Questa rivelazione – scrisse ancora lo Spiegel in un grande articolo pubblicato sulla homepage del proprio sito – è uno shock per la redazione, per la casa editrice e per tutti i suoi collaboratori". Uno dei redattori addetti a passare i pezzi del collega non esitò a definire l'affaire-Relotius "un lutto di famiglia".

4 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views