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La storia di Carlo, l’apolide ucciso dalle punture di vespe nel giorno in cui ha ottenuto i documenti

Il dramma lunedì scorso nel parco di Villa Revedin a Bologna. Carlo Dragutin, 64enne nato in Croazia: da anni ambiva al documento d’identità da apolide.
A cura di Biagio Chiariello
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Carlo Dragutin Gelemanovic, il 64enne nato in Croazia, rimasto ucciso dopo aver pestato un nido di vispe nel parco intorno a Villa Revedin, nella prima zona collinare a Bologna, quello stesso giorno aveva ritirato il documento d’identità da apolide.

Era il 23 ottobre, come ogni lunedì e venerdì, Carlo partecipava al progetto S.e.m.i. (Seminario di esperienze motivazioni identità) di Cefal Emilia-Romagna e Caritas di Bologna: si trovava presso l’orto del seminario Arcivescovile di Villa Revedin, dedicato alle persone con fragilità, come riporta il Corriere della Sera.

Il 64enne è stato punto da alcune vespe che avevano nidificato nel terreno e per lui, allergico, non c’è stato nulla da fare. All’arrivo degli operatori del 118, Gelemanovic era già in arresto cardiaco: i sanitari hanno provato a rianimarlo, trasportandolo d’urgenza, in codice di massima gravità, all’ospedale Maggiore dove è morto poco dopo. Meno gravi le condizioni della donna che era con lui, a sua volta punta dall'insetto.

Lunedì pomeriggio, l’educatore dell’attività laboratoriale nell’orto lo aveva visto tutto felice per il documento — racconta Giacomo Sarti, responsabile area Welfare di Cefal — Una cosa paradossale, tragica. Una vita senza patria la sua e finalmente aveva ottenuto questo riconoscimento che per lui ha sempre significato la ricerca di un’identità".

Carlo era nato in Croazia (quando era ancora Jugoslavia), prima di trasferirsi giovane in Italia: la Liguria, poi Bologna, dove era seguito dal 2018 dai servizi sociali, ospite del centro di accoglienza Beltrame per le persone senza dimora. A luglio aveva ottenuto finalmente anche il suo primo permesso di soggiorno.

Carlo viveva dietro alla sua storia, non aveva grandi progetti, era in una situazione di passaggio — sottolinea Sarti —. All’età così adulta aveva ottenuto i documenti, stava un po’ rinascendo. Aveva ritrovato nell’orto una dimensione in cui si sentiva riconosciuto, aveva un gruppo di amici, poteva relazionarsi, esprimere sé stesso".

I funerali saranno lunedì 30 ottobre alle 15.30 alla parrocchia di S. Antonio da Padova in via della Dozza. "Sarà un modo per stargli ancora vicino — confida Sarti — per stare vicino a un uomo che non ha altri se non le persone che ha incontrato nel suo peregrinare, noi siamo stati un po’ la sua famiglia. E ricorderemo sempre la fedeltà con cui ha rispettato gli altri, la sua capacità di apprezzare le cose semplici, come un orto che non è solo un orto. Penseremo a cosa fare, questa esperienza così triste non può trovare altra soluzione che generare qualcosa di bellissimo".

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