La sorella di Nada Cella: “Sul suo omicidio c’è chi continua a dire bugie, persone coperte dalla Chiesa”
Hanno portato a un durissimo scontro con la sorella di Nada Cella, Daniela, le frasi pronunciate durante la trasmissione Quarto Grado da don Fausto Brioni, parroco di Rupinaro. L'uomo nel maggio 1996, quando avvenne l'omicidio della segretaria 24enne, era un giovane cappellano del carcere di Chiavari.
Durante la puntata della scorsa settimana, in cui si parlava della decisione del Tribunale di Genova di prosciogliere la principale sospettata del delitto, l'ex insegnante Annalucia Cecere, è stata mandata in onda una telefonata in cui Brioni avrebbe commentato così la battaglia che la famiglia della ragazza sta conducendo per ottenere giustizia: "Il dramma è che c’è ancora la madre (Silvana Smaniotto, ndr) che vuole a tutti i costi trovare il colpevole. Però, povera donna, io la capisco, ma finché non si mette il cuore in pace…".
Affermazioni a cui Daniela Cella ha replicato sfogandosi con un lungo post sui social. "Confermato che abbiamo a che fare con bugiardi che continuano a dire bugie, e a coprire queste persone c’è un’intera comunità ecclesiastica fatta di preti e suore", scrive la sorella della ragazza uccisa. E conclude: "Caro Don Fausto, volevo dirle che lei è un pessimo esempio di quello che la Chiesa dovrebbe rappresentare e le sue parole sono talmente prive di buon senso e umanità che dovrebbe pensare di cambiare mestiere e assieme a lei tutta la comunità ecclesiastica di Chiavari".
La mattina dopo, la donna si presentata davanti al parroco. I due, come conferma a Fanpage.it la criminologa Antonella Delfino Pesce, che ha fatto riaprire il caso, avrebbero avuto un colloquio al quale però non è seguita la rimozione del post sul social e non sembra si sia arrivati a un chiarimento. "Le parole andate in onda a Quarto Grado sono frasi fuori contesto, estrapolate da una conversazione di 18 minuti – ha spiegato invece don Brioni – Il mio grande dispiacere è per questi lunghi anni di dolore per la famiglia di Nada Cella. Un dolore che capisco profondamente e che ho già visto molte volte".
L'appello contro la decisione della giudice
Intanto, secondo quanto riferisce il quotidiano ligure PrimoCanale, la pubblico ministero Gabriella Dotto avrebbe presentato un dettagliato appello contro la decisione della giudice Maria Angela Nutini su Annalucia Cecere e sugli altri due indagati, Marco Soracco, datore di lavoro di Nada, e la madre, Marisa Bacchioni, entrambi accusati di avere favorito la donna indagata per l'omicidio.
Il ricorso ricostruisce anche i movimenti di Marco Soracco nella mattina del delitto dimostrando, a detta della pm, la compatibilità della sua presenza nello studio all'ora in cui Anna Lucia Cecere avrebbe ucciso Nada Cella.