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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

La sorella di Mirella Gregori: “C’è una sola verità su cui metto la mano sul fuoco”

Dalla telefonata dell”Americano’, ai legami con la Santa Sede, 38 anni di segreti sul rapimento di Mirella Gregori, uno dei più famosi ‘misteri’ l’Italia, raccontati dalla sorella Antonietta in una intervista a Fanpage.it. “C’è una sola verità su cui posso mettere la mano sul fuoco”.
A cura di Angela Marino
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La vicenda di Mirella Gregori, scomparsa a 15 anni da Roma e mai più ritrovata, è, insieme a quello di Emanuela Orlandi uno dei grandi ‘misteri' italiani. A 38 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 7 maggio 1983, abbiamo chiesto alla sorella, Antonietta Gregori, di ripercorrere le tappe di questo enigma senza fine. E di raccontarci, in un paese in cui scompaiono in media 25 persone al giorno, come si vive una vita senza sapere cosa sia successo a una persona cara.

Quanti anni avevi quando è scomparsa Mirella?

Lei aveva 15 anni, io solo due di più.

Eravate legate?

Molto. Vivevamo insieme la nostre adolescenza a Roma, ricordo le passeggiate, le giornate passate al mare con gli amici. Stavamo crescendo insieme, fianco a fianco.

Poi un pomeriggio di sabato ha citofonato qualcuno. 

Proprio così, era il 7 maggio 1983. Mirella è uscita dicendo che sarebbe rientrata dopo pochi minuti, ma non è più tornata. 

Quaranta giorni dopo da Roma sarebbe scomparsa Emanuela Orlandi.

Sì, le ragazze non si conoscevano, neanche le nostre famiglie, lei era cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio, i miei erano titolari di un’attività commerciale.

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I due casi sono stati collegati in uno scenario che vede una molteplicità di ricostruzioni: da quella del rapimento ‘politico’ per il rilascio di Alì Agca, all’omicidio a sfondo sessuale con il coinvolgimento della Santa sede e della Banda della Magliana. Cosa c’è di vero?

C’è una sola verità su cui posso mettere la mano sul fuoco: l’uomo che ha chiamato al nostro negozio sicuramente aveva avuto mia sorella tra le mani.

Parli di quello che hanno chiamato l"Americano', quello che ha rivendicato anche il sequestro di Emanuela?

Sì, mi disse: “Prendi carta e penna e scrivi”. Lo feci, mi dettò le etichette degli abiti che Mirella indossava il giorno della scomparsa, biancheria compresa. Io sola sapevo cosa indossava, io sola potevo sapere che quell’uomo stava dicendo la verità. Gli chiesi se poteva dirmi come stava mia sorella. Mi disse che non l’avrei rivista più e agganciò.

Che cosa poteva collegare Mirella al Vaticano?

Beh, ho letto che alcuni hanno sospettato di un collegamento con la Santa sede attraverso la guardia del corpo di papa Giovanni Paolo II (Mirella aveva incontrato il Woytila durante un'udienza con la scuola, ndr). Quest'uomo abitava vicino alla nostra casa e qualche volta si era fermato a parlare con Mirella, ma non ci sono mai stati riscontri. 

L'amica di Mirella che la vide per l'ultima volta, fu d'aiuto nelle indagini? 

Sicuramente non disse tutto quello che sapeva. Forse fu minacciata. 

Come si vive dopo che una persona cara è scomparsa?

Si convive ogni giorno che l'assenza, ti manca un pezzo di te.

C’è un momento particolare della giornata in cui si fa vivo il pensiero di Mirella?

Ho un ritratto gigantesco nel mio salotto, penso a lei ogni volta che ci passo davanti. 

Cosa provi guardandolo? È più forte dolore, la tenerezza o la nostalgia?

Mi viene il magone, è sempre il dolore l'emozione più forte. 

Qual è la cosa che fa più male?

Vedere il suo viso giovane e innocente e pensare a chi le ha tolto la possibilità di vivere. Con quale diritto lo hanno fatto? È questo che pensi ogni giorno.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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