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La sorella di Claudio Traina, ucciso con Borsellino nella strage di via d’Amelio: “L’ho saputo dalla TV”

“Mio fratello durante il funerale di Giovanni Falcone aveva tenuto la bara di uno degli agenti della scorta uccisi”: a raccontare a Fanpage.it il 19 luglio del 1992 a Palermo è Giusi Traina, la sorella di Claudio, uno degli agenti di polizia di Paolo Borsellino uccisi in via D’Amelio.
A cura di Giorgia Venturini
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Basta girare l'angolo ed entrare in via D'Amelio a Palermo per capire l'importanza di quel posto. Basta andare poco più avanti, all'albero della memoria, e leggere i loro nomi: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un minuto dopo la mente ritorna alle immagini del 19 luglio del 1992. Erano pochi minuti prima delle 17 quando il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta avevano girato l'angolo di via D'Amelio. Il giudice aveva poi suonato a casa della madre. Avevano con lei un appuntamento per andare a fare una visita medica.

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I secondi successivi rientrano nella storia più terribile di Palermo e d'Italia. A uccidere Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina è stata una bomba di Cosa Nostra. C'era tanto di quel tritolo che ha squartato parte della facciata del palazzo della madre di Borsellino. Oggi la facciata di quel palazzo sembra non avere mai subito neanche una crepa.

Sono passati 32 anni dalla strage di via D'Amelio. Da allora non si ha ancora la completa verità sulla strage. Non sono bastate le centinaia e centinaia di udienze, processi, sentenze. In questo periodo a Caltanissetta si stanno tenendo le udienze preliminari (la prossima il 19 settembre) per i quattro poliziotti Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco che un tempo indagarono sulla strage. Non sono gli unici poliziotti finiti imputati in un processo sulla strage e si tratta dell'ennesimo procedimento penale.

Strage via D'Amelio
Strage via D'Amelio

A raccontare quei giorni del 1992 a Fanpage.it è Giusi Traina, sorella di Claudio, uno degli agenti di Paolo Borsellino rimasto ucciso anche lui in via D'Amelio nell'attentato di Cosa Nostra. Un uomo dello Stato che amava il suo lavoro: "Mio fratello durante il funerale di Giovanni Falcone aveva tenuto la bara  di uno degli agenti della scorta".

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Sapevate che Claudio Traina era nella scorta di Borsellino?

Che era uno degli agenti della scorta del giudice no. Sapevamo però che lavorava a Palermo e che in quel periodo il rischio era alto perché c'era da poco stato l'attentato a Giovanni Falcone. Avevo sempre l'ansia, ero preoccupata. Ma non lo facevo capire a lui.

Quanto ha sentito l'ultima volta suo fratello?

Avevo sentito mio fratello tre giorni prima dell'attentato in via D'Amelio: mi aveva detto che sarebbe salito in Lombardia a Natale perché poi con la compagna sarebbero andati in Brasile.

Claudio conosceva bene Milano. Era stato in servizio in Lombardia prima di scendere in Sicilia, ovvero la nostra regione d'origine e dove siamo cresciuti. Quando Claudio lavorava a Milano vivevamo insieme a casa mia a Cinisello Balsamo. Lo stesso anche quando era stato trasferito a Sesto San Giovanni, nel Milanese. Poi ha conosciuto la compagna ed è andato a vivere con lei. Tra me e Claudio c'era una grande confidenza.

Cosa vi siete detti in quella ultima chiamata di tre giorni prima? 

Lui mi chiamava spesso per chiedermi come stavo. Era in pensiero per me perché ero rimasta a Milano da sola. Quando era qui in Lombardia, capitava spesso che veniva da me perché gli cucinavo il suo piatto preferito. Era contentissimo. In quella ultima chiamata l'ho sentito tranquillo, ci stavamo organizzando per quando sarebbe salito a Milano nel periodo di Natale. Ero contenta.

Quando lo hanno trasferito a Palermo era contento di tornare in Sicilia? 

Quando glielo avevano offerto una prima volta aveva rifiutato. A Milano aveva la compagna e stavano per diventare genitore. Quando però gli hanno chiesto una seconda volta di andare a Palermo, non ha potuto rifiutare: è sceso con la compagna e con il bimbo piccolo.

Gli dispiaceva lasciarmi da sola qui al Nord. Giù in Sicilia c'era mia mamma e gli altri nostri fratelli. Non dimenticherò mai un viaggio che abbiamo fatto io e lui con anche i miei figli piccoli in macchina da Milano a Palermo. Abbiamo passato tutto il tempo a ridere.

Cosa si ricorda del 19 luglio del 1992? Quando ha saputo quello che era accaduto?

Ricordo che stavo sistemando casa, mi ero trasferita da poco. Quel giorno l'imbianchino mi stava sistemando la cucina. Mi ricordo che avevo acceso la televisione e hanno fatto il nome di mio fratello, era una delle vittime della strage di via D'Amelio. Stavo facendo la minestra a mio figlio di tre anni.

Tutta la mia famiglia lo ha scoperto dalla tv, anche mia mamma. Mia sorella abitava molto vicino a via D'Amelio e ha subito acceso la televisione perché aveva capito che stava succedendo qualcosa di grosso. Pensa tutti noi quando abbiamo sentito il suo nome? Non mi ricordo più nulla. Mi hanno strappato un pezzo di cuore. Anche oggi provo ancora tanta rabbia.

Rabbia per che cosa? Si poteva evitare secondo lei questa strage?

Penso di sì. Ma rabbia anche per gli anni successivi: da qualche anno non vado più alla commemorazione di via D'Amelio perché ci sono certi politici che mi danno fastidio. Perché vengono a ricordare Borsellino? Ho visto che poi alcuni di loro erano contro Giovanni Falcone. Però sono invitati. Fanno legalità, ma in che modo? Dovrebbe essere un giorno di commemorazione, invece si è trasformato in un evento politico.

I processi sulla strage di via D'Amelio sono stati tanti e continuano a esserci. Pensi che si arriverà mai alla verità?

Non lo so. Sono 32 anni di processi. La verità viene sempre sotterrata. Ci sono ancora persone che non parlano.

Si è sempre detto che sulle indagini di via D'Amelio c'è stato il più grande depistaggio d'Italia. Cosa provi, da sorella di un poliziotto che ne è rimasto vittima, che tra gli imputati ci sono stati anche poliziotti? 

Uno schifo.

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