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Omicidio Yara Gambirasio

“La serie tv su Yara creata per convincere che Bossetti è innocente”: parla l’avvocato dei Gambirasio

Dopo le polemiche sulla serie tv “Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” parla Andrea Pezzotta, avvocato dei genitori di Yara Gambirasio. Spiega perché la famiglia della vittima non ha partecipato al progetto: “La nostra linea è che i processi li facciamo in tribunale, non su Netflix”.
A cura di Susanna Picone
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Massimo Bossetti e i genitori di Yara Gambirasio
Massimo Bossetti e i genitori di Yara Gambirasio
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"Abbiamo ritenuto non fosse opportuno partecipare a questi spettacoli tv sulle vicende giudiziarie. La nostra linea è che i processi li facciamo in tribunale, non su Netflix": a parlare, dopo che da giorni sui giornali si discute e si commenta la serie tv "Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio", serie dedicata all’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra uccisa nel 2010 da Massimo Giuseppe Bossetti, poi arrestato nel 2014, è l’avvocato Andrea Pezzotta, legale dei genitori della giovane Yara.

Da sempre la famiglia della tredicenne è rimasta per quanto possibile lontana dalle telecamere – il loro riserbo si nota anche nell’ultima produzione televisiva – e anche in questo caso hanno deciso di non partecipare alla serie che, come sottolinea anche il loro avvocato, "è stata creata con un taglio innocentista" e "non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle solite cose che dice la difesa".

Yara Gambirasio
Yara Gambirasio

Secondo l’avvocato Pezzotta, che ha commentato la serie su Yara con Il Tempo, "è evidente che è costruita per convincere gli spettatori che quel signore è innocente" e non si può quindi parlare di una operazione neutra. Pezzotta ha detto anche come con la famiglia Gambirasio non ha parlato della serie. I genitori di Yara avevano già deciso a suo tempo, quando erano stati informati del progetto, seguendo appunto la linea di sempre, che volevano starne fuori nella maniera più assoluta. "E devo dire che – dice l’avvocato – alla luce di questo tipo di narrazione innocentista, siamo ben contenti di esserne rimasti fuori".

Massimo Giuseppe Bossetti, lo ricordiamo, è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio in tre processi. La prova regina del Dna – dopo lunghe indagini si è arrivati a individuare il muratore di Mapello come Ignoto 1 – le celle telefoniche, il suo furgone vicino alla zona della scomparsa della tredicenne, la mancanza di un alibi e ad altri elementi ritenuti rilevanti hanno costituito un impianto accusatorio solido per i giudici. Bossetti ha ucciso Yara quella notte del 26 novembre 2010 e ha "firmato" l'omicidio con il suo codice genetico lasciato sulla vittima.

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