La sentenza: “Assunzione a tempo indeterminato per gli insegnanti di religione precari”
Gli insegnanti di religione precari hanno diritto all’assunzione a tempo indeterminato, altrimenti lo Stato deve riconoscere loro un corposo risarcimento danni. E’ quanto ha stabilito il Giudice del Lavoro di Roma, accogliendo il principio sancito dalla Corte di Giustizia Europea del novembre 2014 circa la condizione dei precari della scuola italiana ed applicandolo anche agli insegnanti di religione, che sono nominati dai vescovi locali sulla base di quanto previsto dal Concordato tra Stato e Chiesa cattolica. Ne dà notizia il sindacato degli insegnanti Snadir.
Il magistrato ha condannato a pagare ad alcuni ricorrenti una somma pari a quindici mensilità di retribuzione sulla base dell’ultimo stipendio ricevuto: tasse comprese, si tratta di una somma vicina ai quarantamila euro ad insegnante, che dovranno essere versati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. E’ evidente che se tutti i docenti di religione precari italiani dovessero fare identico ricorso vincendolo, il costo per lo Stato sarebbe esorbitante. Risarcimento sì, assunzione no, comunque: la giurisprudenza chiarisce che l’unico modo per entrare a far parte del comparto pubblico in maniera legittima sia superare un concorso pubblico, come chiede la Costituzione
“I docenti di religione precari attori del ricorso, hanno richiesto in primo luogo la riqualificazione del proprio contratto da annuale a contratto a tempo indeterminato; il Ggiudice non ha riconosciuto sussistente tale diritto ma ha comunque ammesso che l’amministrazione scolastica ha abusato dello strumento del contratto a termine “in ragione della loro successione senza limiti di tempo”. – spiega il presidente del sindacato, Orazio Ruscica – Non possiamo escludere che il riconoscimento, da parte dei giudici, del diritto al risarcimento possa sollecitare il Governo a dare una risposta favorevole alla stabilizzazione degli insegnanti precari di religione che, nel caso specifico, sarebbe sostanzialmente a costo zero per le casse dello Stato.” In pratica, Ruscica sostiene che per lo Stato non ci sarebbe alcuna differenza tra dare un posto a tempo indeterminato agli insegnanti di religione e chiamarli annualmente con un contratto a tempo. Con la prima soluzione, però, il Ministero si metterebbe a riparo da eventuali nuovi ricorsi. In Italia i docenti di religione precari sono circa tremila su un totale di 200mila del comparto scuola.