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La morte di Liliana Resinovich

La scomparsa di Liliana Resinovich da Trieste e il cadavere trovato nei sacchi: cosa sappiamo

Resta avvolta nel mistero la scomparsa di Liliana Resinovich, ma il rinvenimento di un cadavere in alcuni sacchi neri a poca distanza dall’abitazione della donna potrebbe aprire nuovi scenari.
A cura di Anna Vagli
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Ancora dubbi e misteri aleggiano intorno alla scomparsa di Liliana Resinovich. La donna, 63 anni, ex dipendente regionale, manca da casa dal 14 dicembre 2021. Sebastiano Visintin, 72enne marito della donna, ha dichiarato di averla salutata alle ore 7.45 di quella mattina e di averla lasciata nella loro abitazione situata nel rione San Giovanni a Trieste.

Le indagini sono coordinate dalla dottoressa Maddalena Chergia e procedono a trecentosessanta gradi. Allo stato attuale non risultano esserci indagati ma, il rinvenimento di un cadavere in alcuni sacchi neri a poca distanza dall’abitazione della donna, potrebbe presto aprire nuovi scenari.

Ripercorriamo insieme tutti gli elementi che porterebbero a escludere la pista dell’allontanamento volontario e che, al contempo, avvalorerebbero l’ipotesi del tragico epilogo. 

Gli effetti personali

Tutti gli effetti personali di Lilli sono stati rinvenuti nella sua abitazione: la borsa, il portafogli e i suoi due cellulari. Dato, questo, che difficilmente rende plausibile la pista dell’allontanamento volontario.

Il conto in banca

Nell'abitazione il marito ha dichiarato di aver rinvenuto un recente estratto conto della moglie. Il marito, per l’esattezza, ha parlato di un ammontare vicino ai cinquantamila euro. Cifra della quale, a suo dire, non aveva contezza. Chi era a conoscenza di quei risparmi di Liliana?

La testimone

A testimoniare che quella mattina Liliana sarebbe uscita di casa tra le 8.15 e le 8.30 sarebbe una fruttivendola rionale. Quest'ultima ha infatti dichiarato di essere certa del  passaggio, davanti al suo negozio, di Liliana la mattina del 14 dicembre 2021.

Le telecamere  

La testimonianza della fruttivendola, però, a oggi non è avvalorata dalle registrazioni video delle telecamere che si trovano lungo la strada che la donna avrebbe dovuto percorrere.

L’amico Claudio

Claudio Sterpino, 83 anni, si professa amico di Liliana da oltre quarant’anni. E, stando alle sue parole, proprio quarant’anni fa avrebbe avuto con la donna anche una storia d’amore.

Da settembre 2021, inoltre, quasi tutti i martedì, Lilli si recava a casa sua intorno alle nove di mattina. I due, dopo che lei si premurava di stirargli le camicie, bevevano qualche caffè insieme e, talvolta, condividevano anche il pranzo.

Claudio ha inoltre dichiarato che la donna avrebbe voluto lasciare il marito. E si sarebbe determinata a farlo proprio nel mese di dicembre. Ma non solo. L'uomo ha mostrato agli inquirenti un messaggio whatsapp inviatole da Lilli alle ore 08.22 del 14 dicembre 2021. La donna, dopo avergli dato il buongiorno, avvisava l’amico che avrebbe ritardato di una mezz’ora il loro consueto appuntamento del martedì. L’uomo sostiene che Liliana non si sarebbe mai allontanata volontariamente.

La versione del marito Sebastiano

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Sebastiano ha più volte dichiarato di non essere a conoscenza del legame così profondo che univa la moglie all’amico Claudio. Inoltre, secondo il suo punto di vista, Liliana sarebbe ancora viva e si sarebbe allontanata volontariamente in preda a un momento fortemente riflessivo.

Il rinvenimento del cadavere

Nella giornata di mercoledì 5 gennaio 2022, dopo 21 giorni dalla scomparsa di Liliana, è stato rinvenuto un cadavere in una zona boschiva pertinente all’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste. Il corpo apparterebbe a una donna e sarebbe stato occultato con l’ausilio di due sacchi neri. La zona del ritrovamento, peraltro, si troverebbe nello stesso rione in cui abita Liliana Resinovich.

In riferimento a un occultamento di questo tipo, pur in attesa dell’effettivo riconoscimento, è possibile effettuare alcune considerazioni di matrice criminologica.

Difatti, una simile modalità – consistita nel nascondere il corpo in due sacchi della spazzatura – la dice lunga sul potenziale offender. Sicuramente una persona vicina alla vittima che ne ha, seppur in maniera approssimativa, organizzato la sparizione. Dunque, per il raggiungimento della verità, gli inquirenti – una volta accertato dal punto di vista autoptico che il corpo appartiene alla donna – dovranno restringere il cerchio alla sfera relazionale di Lilli. O, più nello specifico, a quella affettiva.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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