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La rinascita di Valeria: “Decine di farmaci inutili, poi la cannabis mi ha salvato”

Un inferno durato 3 anni e fatto di dolori, cefalee e spasmi per cui nessun farmaco convenzionale come oppiacei e antidepressivi ha avuto risultati, ha trovato risposte positive nella terapia con la cannabis medica: “Ha avuto degli effetti strabilianti in breve tempo. Avevo cefalee ogni giorno. A volte erano talmente forti che arrivavo a vomitare più volte e sembrava non ci fosse nulla da fare. Da quando ho scoperto la cannabis sono due mesi che non ho più cefalee”.
A cura di Mario Catania
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Dopo aver provato oppiacei e antidepressivi, la svolta per Valeria arriva dalla terapia con la cannabis, che le permette di tornare ad avere una vita dignitosa dopo 3 anni di inferno. Tutto inizia nel settembre del 2016, quando Valeria, 29enne siciliana di Calascibetta, un mattino si alza e inizia a non sentirsi bene. “All’inizio non avevo delle vere e proprie emicranie, era come se mi sentissi la testa compressa, oltre ad avere le vertigini con problemi di equilibrio e le cosiddette parestesie, che sono scosse elettriche che si avvertono in tutto il corpo”.

Lì per lì Valeria non ci fa caso, e continua la propria vita come se niente fosse. Però i problemi iniziano ad aumentare, fino all’arrivo delle cefalee, e cioè “emicranie talmente forti da non poter nemmeno alzarmi dal letto. Ero diventata estremamente sensibile a rumori e suoni in generale e alla luce: insomma non riuscivo a fare più niente”.

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A quel punto inizia a muoversi per avere un parere medico. Il primo dottore è un neurologo che dopo averle fatto fare vari esami e una risonanza magnetica, non riscontra particolari problematiche. Intanto la situazione per Valeria si fa sempre più pesante: “Più passava il tempo, più la situazione peggiorava; ho iniziato ad avere dolori alle articolazioni, crampi, spasmi e rigidità muscolare, oltre a una sensazione di stanchezza cronica che è davvero terribile, perché non ti permette di fare nulla e puoi dormire anche 20 ore di fila ma era come se non avessi chiuso occhio tutta la notte”.

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A quel punto è il turno del reumatologo, che, dopo diversi esami, le dà come cura dei miorilassanti per cercare di combattere la rigidità muscolare e antidolorifici, dai quali però non ha nessun beneficio: “Ho provato di tutto in questo periodo perché purtroppo la cannabis per molti medici non è un trattamento di prima scelta, ma viene presa in considerazione solo quando tutti i farmaci tradizionali hanno fallito”. Valeria scopre  di avere la connettivite, che è una malattia autoimmune, dopo essere appunto stata indirizzata da un’immunologa. Si tratta di un’infiammazione dei tessuti connettivi che causa dolori e problemi a tutto il corpo, dagli organi interni alla pelle. “E’ stata proprio la connettivite a portarmi la fibromialgia, che nel mio caso è appunto di forma secondaria, perché dovuta ad un’altra patologia”.

E quindi arriva il momento della terapista del dolore, che chiede a Valeria quali cure avesse seguito. “Io avevo già provato i miorilassanti, un sacco di antifiammatori, antidepressivi a basso dosaggio come il Laroxil, che mi davano soltanto problemi, visto che mi stordivano ancora di più e quindi la dottoressa mi prescisse degli oppiacei. Dopo aver constatato che nemmeno quelli facevano effetto, ho finalmente iniziato la mia terapia con la cannabis”.

Da quando aveva iniziato a stare male sono passati ormai 3 anni. “Ha avuto degli effetti strabilianti in breve tempo. Avevo cefalee ogni giorno dovute all’irrigidimento muscolare costante, da quando mi svegliavo a quando andavo a letto. A volte erano talmente forti che arrivavo a vomitare più volte e sembrava non ci fosse nulla da fare. Da quando ho scoperto la cannabis sono due mesi che non ho più cefalee. Per i problemi riguardanti il sonno e l’insonnia, dopo 3 giorni in cui assumevo solo una goccia di olio, mi svegliavo molto più riposata e passavo notti tranquille. Per i dolori muscolari e cefalee c’è voluto qualche giorno in più, ma dopo circa 2 settimane io non avevo più problemi e sono anche molto più presente durante la giornata senza aver avuto nessun effetto collaterale”.

La cannabis non ha guarito la sua patologia, ma le ha restituito una vita dignitosa. “Rispetto a prima mi sento molto meglio: le giornate brutte ci sono sempre e dovrò fare comunque i conti con la mia patologia, ma rispetto a prima non posso che pensare di essere fortunata per avere avuto questa possibilità. Oggi il mio pensiero va a tutti quei pazienti che potrebbero averne bisogno ma non riescono ad accedere a questo tipo di cure per problemi economici o perché i medici ancora la conoscono poco, io stessa ho dovuto insistere”.

Oggi il problema più grande è il costo della terapia. La mutuabilità della cannabis è ad oggi regolata da leggi regionali, per cui, accanto a Regioni che la dispensano gratuitamente per alcune patologie, ce ne sono altre, come la Sicilia, in cui i pazienti devono pagare di tasca propria. “Ogni mese devo pagare 130 euro per 50 ml di olio di cannabis e non credo sia giusto, visto che ci sono pazienti in altre Regioni dove il sistema sanitario la dispensa gratuitamente”.

A questo si aggiunge il problema del fatto che la fibromialgia non è una patologia riconosciuta in Italia e quindi anche qui non sono previste esenzioni. Considerata una malattia invisibile proprio per questo motivo, in realtà colpisce 2 milioni di italiani. “Ci sentiamo abbandonati a noi stessi e speriamo che, anche in questa direzione, vengano fatti dei passi avanti”.

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