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La Regione Calabria, con i soldi per i poveri, foraggiava la ‘ndrangheta

Si chiama “Calabria Etica” l’agenzia regionale voluta dall’ex presidente di Regione Calabria Scopelliti che avrebbe dovuto occuparsi dei fondi europei vincolati all’aiuto delle famiglie in condizioni disagiate; i soldi invece arrivavano nelle tasche della cosca Mancuso. Nove gli arresti.
A cura di Giulio Cavalli
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Si chiamava ‘ Calabria Etica' ma nonostante il nome era il forziere della ‘Ndrangheta: l'agenzia regionale voluta dall'allora presidente Giuseppe Scopelliti avrebbe dovuto occuparsi della gestione dei finanziamenti europei destinate alle famiglie calabresi in condizioni di povertà e invece finivano nelle tasche della potente cosca dei Mancuso di Lombardi attraverso conti correnti di società private e esteri. L’operazione è stata messa a segno dai carabinieri del Ros e dal comando provinciale carabinieri di Catanzaro e il comando provinciale della guardia di finanza di Vibo Valentia, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro.

Tra gli arrestati ci sono l'ex presidente dell'agenzia regionale, Pasqualino Ruberto, oggi consigliere comunale di Lamezia Terme; Vincenzo Caserta, ex dirigente generale del Dipartimento Politiche sociali della Regione Calabria; Claudio Isola, ex componente della struttura speciale dell’assessorato al Lavoro della Regione Calabria; Vincenzo Spasari di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia e il consigliere regionale Nazzareno Salerno (Forza Italia), già assessore al lavoro nella Giunta Scopelliti.

L'indagine nasce dalle "strane" assunzioni in concomitanza con le ultime elezioni regionali che videro (con Salerno ricandidato per la regione e Ruberto in corsa per la carica di sindaco a Lamezia Terme) ben 700 nuovi assunti nell'agenzia regionale. La Procura di Catanzaro ha aperto un'inchiesta per vederci chiaro ed è riuscita a risalire ai movimenti finanziari illeciti, determinando anche un sequestro di beni del valore di 2 milioni di euro.

Tra gli arrestati c'è anche un (presunto pentito), Andrea Mantella, che si sarebbe adoperato per fare ottenere voti a Salerno (su richiesta dello stesso) sfruttando la propria vicinanza ai Lo Bianco, famiglia di ‘Ndrangheta vicina ai Mancuso, e la forza intimidatrice della cosca.

E anche Vincenzo Spasari è una vecchia conoscenza delle cronache: sua figlia è la sposa che a Nicotera, in occasione del suo matrimonio, atterrò con un elicottero nella piazza cittadina suscitando molto clamore e accendendo voci su una presunta vicinanza della famiglia con la cosca dei Limbadi che avrebbero così dimostrato il proprio potere. In quel caso Spasari annunciò querele dicendosi indignato per gli accostamenti. E invece mentiva.

Gli arresti (con le accuse di minaccia ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, peculato e abuso d'ufficio) svelano ancora una volta il mortale abbraccio tra ‘Ndrangheta e politica costituite in comitato d'affari. E ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, racconta di come la ‘Ndrangheta (troppo spesso vissuta come forma di "garanzia") sia molto lontana dal mito che la racconta: mentre il boss si arricchiva le famiglie indigenti calabresi venivano scippate dai propri diritti.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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