video suggerito
video suggerito

La rabbia sparisce quando si tratta di eleggere piuttosto che votare

Cosa fareste se aveste a disposizione due (2) appuntamenti con una persona che non vi sta soddisfano per niente ma che ritenete comunque la “meno peggio” tra le soluzioni possibili? È basso marketing, roba da rappresentanti di prodotti primari, multilevel marketing para americano: fingo di strappare alla prima per ricucire (al ribasso e con un credito di fiducia risicato) alla seconda. Un’analisi del voto francese.
A cura di Giulio Cavalli
26 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Cosa fareste se aveste a disposizione due (2) appuntamenti con una persona che non vi sta soddisfano per niente ma che ritenete comunque la "meno peggio" tra le soluzioni possibili? È basso marketing, roba da rappresentanti di prodotti primari, multilevel marketing para americano: fingo di strappare alla prima per ricucire (al ribasso e con un credito di fiducia risicato) alla seconda. Fossimo con un nostro amico gli urleremmo in faccia la nostra rabbia alla prima birra per poi concedere n'ultima possibilità (calcolata da tempo) al secondo giro. La Francia sculaccia il governo (la sinistra "molle" e "bellica" di un Hollande vivace al governo in modo inversamente proporzionale alla sua vita privata) al primo giro per poi votare al secondo turno. Questa è la differenza sostanziale: il voto d'indignazione è una cosa ma l'elezione (intesa come scelta della classe dirigente) è un'altra.

Così basta appena che la Le Pen di turno si agghindi da governante (e dietro Salvini) e subito il voto si raddrizza tornando sui binari del buon senso perché, per fortuna, l'estremismo è un ottimo allarme ma un pessimo sindaco. Come il salvinismo, la xenofobia può ambire al posto dello spaventapasseri ma difficilmente a quello del contadino.

Questo significa che al primo turno i francesi hanno scherzato? No, per niente, anzi: come succede anche qui da noi purtroppo alla mendace durezza destrorsa non corrisponde una soluzione credibile a sinistra. Chiudere le frontiere e aprire la caccia all'untore è ritenuta una soluzione sconsiderata ma concreta ma, gli elettori chiedono una presa di posizione. E per questo, come scrivevo già qualche giorno fa qui, la sinistra che balbetta concetti di destra è fastidiosa, urticante e perdente. Certo non abbastanza perdente per votare a destra (questa volta) ma abbastanza perdente per spingere gli elettori a lanciare il segnale più appuntito possibile.

Eppure sarebbe un suicidio politico continuare a confidare nella qualità improponibile dei governanti dei partiti nazionalisti (o peggio ancora regionalisti, nordisti) per mantenere il governo delle regioni e del Paese. In Italia, per dire, è bastato il finto moderatismo di polistirolo di un Maroni senza parolacce e canottiera per schiantare il centrosinistra e prendersi una regione come la Lombardia. L'errore più grande oggi sarebbe quello di sminuire il risultato del Front National come semplice "voto di protesta": basterà la costruzione di una classe dirigente all'altezza per essere seriamente competitivo alle prossime politiche francesi.

Del resto, il bandolo di un partito che sopravvive grazie ai toni tenuti sempre molto accesi, è proprio nell'equilibrio di un'estraneità alla politica istituzionale con la credibilità di occupare le istituzioni. Ed è un gioco delicato di pesi millimetrici che può regalare percentuali d'intenzioni di voto direttamente proporzionali al tonfo delle cadute nel momento chiave delle elezioni.

È il voto utile? No, non credo. Si tratta semplicemente di individuare un partito in grado di essere la "sberla" che vorremmo dare prima di perdonare e provare a ricominciare. Grillo, del resto, l'ha detto chiaramente più di una volta che in Italia il Movimento 5 Stelle ha frenato l'avanzata di pericolosi estremismi e lo stesso Grillo (e Casaleggio) già da diversi mesi hanno cominciato a coltivare la propria credibilità istituzionale stando attenti a non essere ingoiati dall'istituzionalità.

Ma la Francia non è fascista. Come non è fascista l'Italia e nemmeno i paesi europei che hanno vissuto il fascismo nelle sue diverse forme. Ma certo la Francia (come gli altri e come noi) gode di un credito ( da "liberazione") che non può essere infinito e che non può continuare ad alimentarsi sulla paura del ritorno al passato. Anche perché il passato, al fluire delle generazioni, rischia di diventare storia e non condizionare più abbastanza il presente.

Quindi? Quindi sappia Hollande (e gli altri) che quel voto è un avviso: a fare la guerra per la guerra non si risulta credibili se non c'è di fondo una spessa sostanza politica che è fatta di visioni, progetti, idee e decisioni. Difendersi non è politica. È solo una reazione.

26 CONDIVISIONI
Immagine
Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views