La protesta dei 300 lavoratori Lear: “Rischiamo il licenziamento, il governo è assente”
Lavoravano per conto della Maserati, producendo ogni giorno centinaia di sedili per le lussuose auto del gruppo Stellantis. Poi il terremoto: prima la pandemia di Covid, poi lo scoppio della guerra in Ucraina, infine la crisi che sta investendo tutto il settore automotive. Per questo 300 dei 420 dipendenti della Lear di Grugliasco, in provincia di Torino, rischiano tra qualche mese di restare a casa; senza più un lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza nessuna prospettiva occupazionale. A dicembre infatti sono fissate due scadenze: il 31 terminerà la cassa integrazione e, nel frattempo, cesseranno gli ordini dei sedili per la Maserati Ghibli e Quattroporte con motore endotermico, che usciranno definitivamente di scena. Rimarranno, quindi, solo le commesse per i modelli Gran Cabrio e Gran Turismo ibride e Levante, un lavoro che oggi si limita a una ventina di auto al giorno e che quindi impiegherà poche decine di operai. Che ne sarà delle altre centinaia di dipendenti della Lear?
Ma facciamo un passo indietro. Lear è una multinazionale statunitense del settore automotive con oltre 160mila dipendenti e 257 stabilimenti in 37 Paesi del mondo: un colosso – insomma – che negli anni si è specializzata nella produzione di sedili e sistemi elettrici per automobili e che ha tra i suoi clienti tutti i marchi del gruppo Stellantis, nato poco meno di tre anni fa dalla fusione di FCA (FIAT Chrysler Automobiles) e PSA. Lear, dunque, produce sedili per auto Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, FIAT, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot e altri marchi. La società ha diversi stabilimenti anche in Italia: oltre a Grugliasco, anche a Cassino, Pozzo D'Adda, Caivano e Pomigliano D'Arco.
Fiom Cgil: "Ammortizzatori sociali fino a fine anno, poi nessuna prospettiva"
La crisi sta travolgendo però il sito piemontese. "Da quando è sorto il polo del lusso – spiega a Fanpage.it Antonino Inserra, sindacalista della Fiom Cgil – lo stabilimento di Grugliasco si è concentrato sulla produzione di sedili per vetture Maserati. Di auto di questo marchio se ne fanno però sempre meno e per di più a fine anno le motorizzazioni endotermiche andranno fuori produzione. A ciò si deve aggiungere la crisi del comparto automobilistico dovuta prima alla pandemia, poi alla guerra in Ucraina". Morale della ‘favola': il mercato delle Maserati è crollato, e ora nello stabilimento di Grugliasco si lavora su una sola linea, un solo turno 2/3 giorni alla settimana. Anche il mercato russo dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina è di fatto fuori gioco. Il rischio, quindi, è che nel giro di pochi mesi centinaia di operai e impiegati dello stabilimento rimangano senza lavoro. "Il 20 ottobre – aggiunge Inserra – sono finiti gli ammortizzatori sociali. Fino alla fine dell'anno utilizzeremo uno strumento economico introdotto con la legge di bilancio del 2021, attingendo a un fondo di 150 milioni di euro dedicato a fronteggiare situazioni di crisi eccezionali. Ma nel 2024 cosa accadrà? Non c'è al momento un progetto industriale serio né prospettive realistiche".
Fim Cisl: "Alla Lear serve un nuovo piano industriale"
Si naviga a vista, dunque, ed è assente un piano industriale che possa ridare ossigeno allo stabilimento di Grugliasco. Gli incontri in Regione Piemonte non hanno, finora, dato risultati, mentre ancora si attende l'apertura di un tavolo sulla vertenza al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Della necessità di un nuovo piano industriale per lo stabilimento Lear piemontese parla anche Domenico Ciano, delegato Fim Cisl. "Qui si producono sedili per quattro vetture Maserati, ma due di queste usciranno di scena alla fine dell'anno e una terza potrebbe essere trasferita al sud Italia nei mesi successivi. Di conseguenza su 420 dipendenti oltre 300 sono in esubero, con tendenza a crescere". In questo quadro proseguire la produzione di sedili Maserati rischierebbe di impiegare poche decine di lavoratori, quindi va trovato un progetto alternativo. Ed è sempre Ciano a parlarne: "Lear ha due core business: oltre ai sedili, alcuni anni fa ha acquistato la Uta (United Technologies Automotive), multinazionale specializzata in cablaggi e centraline. Questa produzione finora è stata indirizzata però nei Paesi a basso costo; nulla vieta che però quella produzione possa essere prevista anche qui". Si tratta però per il momento solo di una speranza: nessun impegno è arrivato da parte della multinazionale, e le probabilità che la produzione di sistemi elettrici finisca a Grugliasco sembrano basse.
La preoccupazione che la situazione possa precipitare è molta e da lunedì scorso i lavoratori sono in sciopero ad oltranza e assemblea permanente, in attesa di essere ricevuti anche dal governo: "È assolutamente necessario – spiegano i sindacati – che si lavori subito ad un piano industriale di prospettiva che ridia futuro al sito di Grugliasco nell’ambito della transizione green digitale del settore; da diversi anni, ormai, chiediamo ai vari governi compreso l’attuale, di affrontare la vertenza dell’automotive in maniera strutturata". Sono infatti moltissime in Italia le aziende di componentistica auto Paese che danno lavoro a migliaia di persone e senza un serio piano di rilancio e risorse che accompagnino le aziende nella transizione casi simili a quello di Grugliasco sono destinati a moltiplicarsi.