La Procura di Milano: “I rider non sono schiavi”. Attesa pioggia di ricorsi dai ciclofattorini
Dopo la decisione della Procura di Milano di aprire un filone di inchiesta sulle condizioni di lavoro dei rider – e dopo che gli ispettori del lavoro hanno notificato a quattro colossi del settore, Glovo-Foodinho, Just Eat, Uber e Deliveroo, verbali amministrativi nei quali si indica che le posizioni di oltre 60mila ciclofattorini vanno regolarizzate, da lavoratori autonomi a coordinati continuativi, con tutte le garanzie dei subordinati – si attende un boom di cause civili davanti al Tribunale del Lavoro da parte di migliaia di rider delle società di food delivery, uomini e donne finora pagati "a consegna" e sprovvisti di molte tutele e diritti.
La lotta dei fattorini potrebbe trovare una sponda proprio nell'inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura di Milano: il procuratore capo Francesco Greco ha infatti reso noto ieri di aver aperto un'indagine fiscale sulle società di food delivery operanti in Italia per capire se paghino nel nostro Paese anche le tasse per il lavoro svolto. Sei persone sono state iscritte nel registro degli indagati – tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle società – che sono state anche multate per un totale di più di 700 milioni di euro. Il risvolto più importante dell'inchiesta potrebbe però riguardare direttamente i fattorini: "Non è più il tempo di dire sono schiavi, ma è il tempo di dire che sono cittadini", ha dichiarato ieri Greco. Durante l'inchiesta, partita da Milano ma diffusasi poi in tutta Italia, sono stati migliaia i rider che sono stati ascoltati dagli inquirenti per verificare la loro posizione lavorativa. Che, proprio secondo Greco, dovrebbe essere quella di lavoratori subordinati o parasubordinati. Di conseguenza, secondo la Procura, sono più di 60mila i rider che dovranno essere assunti dalle aziende "come lavoratori coordinati e continuativi" e non figurare più quindi come lavoratori autonomi.