La procura di Bari non chiede l’arresto per Lavitola
Il caso Tarantini – Lavitola e delle presunte estorsioni al Premier si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Il procuratore di Bari, Pasquale Drago, negli atti depositati al Gip ieri, non ha richiesto nessuna misura cautelare nei confronti dell’ex direttore dell’Avanti, Walter Lavitola. L’imprenditore che è tuttora latitante in Sudamerica è accusato di aver indotto Gianpaolo Tarantini a mentire ai giudici che indagavano sulle escort e i festini nelle residenze di Berlusconi e a Palazzo Grazioli.
La Procura di Bari ha da poco ricevuto gli atti dell’inchiesta, a seguito della decisione del Tribunale del Riesame, dopo che il Gip aveva già spostato la competenza da Napoli a Roma. In questo tira e molla di competenze tra Procure sono cambiate anche le valutazioni dei giudici. Secondo i pm baresi se Lavitola rimane ancora indagato, non sussistono però i requisiti per una custodia cautelare dell’ex giornalista. La decisione sorprende soprattutto per la condizione di latitanza dell’imprenditore e per le sue recenti dichiarazioni espresse in televisione.
La precedente misura di restrizione per Lavitola scadrà il 16 ottobre e se fossero accolte le richieste del procuratore Drago, Lavitola ritornerebbe ad essere un normale cittadino non più latitante. La decisione ora spetta al Gip che entro qualche giorno deciderà se accogliere o rigettare le richieste del procuratore. Quello che è certo è che la procura di Bari, che aveva già indagato sul caso Tarantini, non è soddisfatta del lavoro dei colleghi partenopei e ha intenzione di riprendere in mano l’inchiesta. “Le indagini sono ancora tutte da fare” ha dichiarato Drago ai giornalisti e ha incaricato il reparto operativo dei Carabinieri di portare avanti una nuova indagine che accerti i fatti, dopo quella già conclusa della Polizia napoletana.
A questo punto anche la posizione del Presidente del Consiglio potrebbe cambiare di nuovo, dopo che il Riesame aveva già cambiato il suo ruolo da vittima ad indagato. Le otto pagine di documentazione consegnate al Gip, infatti, non fanno alcun riferimento a Berlusconi che quindi sarà sicuramente oggetto di indagine nella nuova inchiesta avviata a Bari.
La procura pugliese è stata fin dall’inizio al centro del caso Tarantini non solo come titolare dell’inchiesta escort ma anche per i presunti favoritismi verso gli indagati. Ancora oggi il Procuratore capo di Bari, Laudati, è sotto inchiesta da parte dei colleghi leccesi e sottoposto a procedimento predisciplinare da parte del CSM.