La premeditazione, il rapimento e le botte: come è morta Elena Del Pozzo
Nella giornata di lunedì 13 giugno, la 24enne Martina Patti è tornata nella sua casa in provincia di Catania e ha raccontato ai genitori di esser stata fermata da alcuni uomini incappucciati mentre si trovava in auto con la figlioletta Elena di appena 5 anni. Tra le lacrime ha riferito di esser stata minacciata con le armi e di aver dovuto consegnare la bimba. A quel punto, accompagnata dalla madre e dal padre, si è recata presso la Caserma dei Carabinieri per sporgere denuncia.
Gli agenti hanno immediatamente fatto scattare le ricerche della piccola Elena Del Pozzo e si sono messi sulle tracce della vettura sulla quale la bimba sarebbe stata caricata. Qualcosa però è sembrata fuori posto nel racconto della 24enne. Agli inquirenti, infatti, è apparso sospetto che la giovane mamma avesse aspettato di tornare a casa dai genitori prima di recarsi dalle forze dell'ordine.
I familiari però hanno subito creduto alla sua versione dei fatti. Anche l'ex compagno è apparso convinto della veridicità della sua storia. Tuttavia, col passare delle ore, il racconto della mamma 24enne ha iniziato a scricchiolare. Quando gli agenti hanno disposto un sopralluogo nella casa familiare di Mascalucia, la donna ha rivelato all'anziano padre di aver ucciso la figlioletta e ha indicato il luogo in cui il cadavere era stato occultato.
Le prime ipotesi sulla vendetta familiare
Prima della confessione, gli inquirenti hanno avviato le ricerche della bimba e le indagini sulle frequentazioni dei genitori. La prima ipotesi formulata è stata quella del rapimento per una faida familiare o per vendetta. Secondo quanto ricostruito, il padre di Elena aveva avuto piccoli precedenti penali per droga e reati contro il patrimonio. Per questo gli investigatori avevano iniziato a percorrere la strada di una vendetta dovuta a coinvolgimenti nella criminalità. Col passare delle ore e la difficoltà nell'individuare testimoni oculari del rapimento, i carabinieri del comando provinciale di Catania hanno iniziato a sospettare che il racconto della madre fosse in realtà un alibi costruito prima della denuncia. Per questo tutte le operazioni si sono concentrate sulla 24enne che ha ceduto solo quando è stato disposto un sopralluogo nell'abitazione di famiglia.
L'omicidio e il finto rapimento
Nessun rapimento dunque si sarebbe verificato nel pomeriggio del 13 giugno. Secondo quanto ricostruito finora, Martina Patti si sarebbe recata come ogni giorno presso l'asilo della figlia per riportarla a casa. Le telecamere di videosorveglianza la riprendono mentre abbraccia la piccola Elena per poi dirigersi verso l'automobile. Le due sarebbero tornate subito presso la loro abitazione: qui la 24enne ha aggredito la figlia di 5 anni uccidendola con un coltello da cucina. Secondo quanto da lei raccontato nel lungo interrogatorio durato due ore, avrebbe inferto alla bimba più di una coltellata. Il cadavere della piccola è stato poi occultato in alcuni sacchi della spazzatura e trasportato nelle campagne di Mascalucia, poco lontano dalla sua abitazione.
Qui Martina Patti avrebbe provato a scavare una buca dove nascondere il corpicino. Soltanto dopo si è recata a casa dei genitori, raccontando del rapimento. Tutti insieme si sono poi presentati in Caserma per denunciare. Patti ha riferito agli agenti la stessa storia raccontata ai genitori, ma ha iniziato a tradirsi con particolari sospetti. Per questo gli inquirenti, dopo aver iniziato a indagare sulla storia familiare della bambina, hanno voluto disporre un sopralluogo nella casa dove Elena viveva con la mamma. A quel punto la 24enne ha ammesso la verità, smentendo il rapimento.
L'ipotesi della premeditazione
Gli inquirenti hanno avanzato nelle ultime ore l'ipotesi della premeditazione. Secondo gli agenti, Martina Patti aveva già progettato l'omicidio della figlioletta di 5 anni. Il movente è ancora da delineare. La 24enne non ha fornito una motivazione, ma gli investigatori credono che possa aver agito per gelosia nei confronti della nuova fidanzata dell'ex compagno. La donna, infatti, non accettava che Elena potesse affezionarsi a quella ragazza. Per questo avrebbe pianificato il delitto scegliendosi un alibi e un luogo dove occultare il cadavere della figlia. Per farlo, la 24enne si sarebbe procurata una pala e una zappa. I due strumenti sono stati ritrovati nelle campagne di Mascalucia.
Gli investigatori vogliono continuare a indagare sul movente. La 24enne infatti non aveva mai mostrato all'ex compagno segni della sua gelosia nei confronti della nuova fidanzata. Il giovane aveva detto alle forze dell'ordine di aver mantenuto un ottimo rapporto con la madre di sua figlia nonostante la separazione.
Il racconto dei nonni paterni
Col passare delle ore sono emersi nuovi dettagli sulla figura della 24enne. I nonni paterni hanno descritto la ragazza come una mamma dall'atteggiamento "autoritario e aristocratico". Nessuno dei familiari però aveva messo in dubbio la versione dei fatti fornita alle forze dell'ordine. "Non avevamo motivo di dubitare- ha spiegato alla stampa Rosaria Testa -. Elena era una bambina meravigliosa". La donna ha riferito di atteggiamenti particolarmente bruschi che però non avevano mai fatto pensare che la bimba potesse essere in pericolo di vita. "Una volta – ha raccontato- abbiamo dovuto allontanarla da Elena. La piccola non voleva tornare a casa e voleva rimanere ancora un po' con noi. Martina ha iniziato a riempirla di botte. La stava massacrando, così mi sono messa in mezzo e ho protetto la bimba. Quando l'ho accompagnata a scuola le ho detto: "Nessuno ti vuole più bene di me". Lei mi ha fatto capire di aver inteso il senso delle mie parole".