“La porta del bagno del bar lasciata socchiusa è invito ad osare”, assolto dall’accusa di stupro
Un ragazzo di 25 anni è stato assolto in Appello dalla pesante accusa di violenza sessuale su una coetanea e amica perché, secondo il giudice, la porta del bagno lasciata socchiusa e altri gesti della giovane sarebbero stati un invito a osare.
Una conclusione quella della corte d’Appello di Torino che ribalta dunque completamente la sentenza di primo grado emessa lo scorso anno e che aveva visto il giovane condannato a due anni e due mesi dal giudice per le udienze preliminari al termine del processo con rito abbreviato.
I fatti contestati risalgono al maggio di tre anni fa quando, durante una serata trascorsa insieme in un locale del capoluogo piemontese, si sarebbe consumata la presunta violenza sessuale.
Come ricostruito durante il processo di primo grado e riportato dal Corriere della Sera, i due si conoscevano da tempo e si erano incontrati quella sera per chiarire il loro rapporto.
La ragazza afferma che l’incontro serviva a chiarire con l’amico che “il bacio scambiato al loro precedente incontro era da intendersi come un fatto episodico, in quando lei non aveva alcuna intenzione di iniziare una relazione sentimentale”.
Ad un certo punto però la giovane era andata in bagno per un bisogno fisiologico e aveva chiesto al giovane di accompagnarla. A questo punto le versioni dei due divergono. La ragazza ha raccontato di essere stata violentata mentre lui parla di rapporto consenziente.
Il Gup aveva creduto alla giovane condannando il ragazzo ma la Corte d’appello è stata di diverso avviso assolvendolo.
Per il giudice di secondo grado, infatti, “Non si può affatto escludere che al ragazzo, la giovane abbia dato delle speranze, facendosi accompagnare in bagno, facendosi porgere i fazzoletti e tenendo la porta socchiusa, aperture lette certamente dall’imputato come un invito a osare”.
Inoltre “Al momento dei fatti la ragazza era alterata per un uso smodato di alcol” ed “è quindi altamente probabile che non fosse pienamente in sé quando richiese di accedere al bagno, provocò l’avvicinamento del giovane che invero la stava attendendo dietro la porta, custodendo la sua borsetta”. Comportamenti che per il giudice avrebbero fatto “insorgere nell’uomo l’idea che questa fosse l’occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo”.
Inoltre, sempre secondo la Corte d’Appello di Torino, il presunto stupratore era parso “gentile” ai presenti subito dopo i fatti quando il pianto della ragazza aveva attirato altre persone, mostrando un “atteggiamento molto lontano da quello dello stupratore”.
“L’unico dato indicativo del presunto abuso potrebbe essere considerato la cerniera dei rotta, ma l’uomo non ha negato di aver aperto i pantaloni della giovane, ragione per cui nulla può escludere che sull’esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura” aggiunge la motivazione.
Una ricostruzione contestata dalla vittima e dalla stessa procura che ricorreranno in Cassazione. Per i pm infatti il giovane avrebbe fatto irruzione nel bagno spalancando la posta socchiusa e sorprendendo la vittima, "girandola di spalle con forza e mettendole una mano sopra la bocca”. Un gesto che aveva lasciato sotto shock la ragazza che aveva avuto un attacco di panico e aveva vomitato prima di essere trasportata in ospedale dove era stata medicata.