Elena del Pozzo era svestita, spunta l’ipotesi di una messinscena della mamma per simulare un abuso
Sono ancora molti i dubbi e i misteri irrisolti attorno all’omicidio della piccola Elena Del Pozzo, la bimba di 5 anni uccisa a coltellate dalla mamma Martina Patti nel Catanese e poi infilata in alcuni sacchi neri e gettata in una piccola fossa in un campo incolto e abbandonato vicino casa a Mascalucia.
Uno degli enigmi che gli inquirenti stanno cercando di risolvere è quello dell’anomalo occultamento del cadavere della bimba. Il corpicino infatti è stato trovato seminudo con i suoi pantaloncini gialli, che si vedono nell’ultimo video girato all’asilo, accanto al cadavere. Un particolare che ha attirato l’attenzione degli investigatori e che fa avanzare una nuova drammatica ipotesi, un possibile tentativo da parte di Martina Patti di inscenare un abuso.
La donna, che aveva inventato il rapimento della figlia da parte di tre uomini incappucciati prima di confessare l’omicidio, potrebbe anche aver cercato di coprire ulteriormente il delitto nel caso in cui il corpo fosse stato ritrovato. Con la messinscena potrebbe aver voluto suggerire la pista di un sequestro finalizzato a una violenza.
Quello che gli inquirenti stanno cercando di capire e se in tutti questi momenti dopo il delitto la 24enne di Mascalucia possa aver avuto un complice. In attesa dell’interrogatorio di garanzia previsto per domani, la donna continua a sostenere di aver fatto tutto da sola, dall’omicidio della figlia Elena all’occultamento del cadavere.
Molti però sono i punti della sua ricostruzione dei fatti su cui gli inquirenti nutrono seri dubbi. La donna dice di aver ucciso la figlia in uno scatto di ira sul luogo dell’occultamento del cadavere mentre si recava in auto da un amico.
Gli inquirenti invece credono che il delitto sia avvenuto in casa anche perché la donna si è procurata zappa e pala per seppellire la bimba e i sacchi neri per infilarla dentro. Tutti oggetti già nella sua disponibilità ma che comunque presuppongono una fredda lucidità per recuperarli.
Del resto la sua confessione è fatta di moltissimi “non ricordo” e di punti oscuri: dall’arma del delitto che non è sta ancora trovata alla sequenza temporale dei fatti.
Per questo i Ris dei carabinieri sono tornati in casa della ragazza per cercare possibili tracce di sangue e l’arma del delitto, probabilmente un coltello. Del resto Martina Patti è crollata proprio quando gli inquirenti erano arrivati a casa sua e avevano deciso di ispezionarla dopo i primi sospetti sul suo racconto.
In attesa dell’interrogatorio di garanzia durante il quale la donna potrebbe dare altri elementi utili a ricostruire i fatti, si interrogano anche parenti e amici per capire se qualcuno possa averla aiutata, almeno nella fase dell’occultamento del corpicino di Elena. Per il momento tutti hanno dato versioni plausibili ma le indagini proseguono anche su questo fronte per fugare ogni dubbio sulla possibilità che qualcuno non abbia denunciato subito quanto saputo.