La Peste suina è arrivata ai maiali domestici, il Prosciutto di Parma: “Situazione di profondo allarme”
"I recenti sviluppi dell'emergenza legata alla Peste Suina Africana nel nostro Paese non possono che creare uno stato di profondo allarme nel nostro comparto produttivo. Ciò che fino a qualche mese fa era stato evitato, ovvero il passaggio del virus al suino domestico e il suo ingresso all'interno degli allevamenti, è purtroppo divenuto ora una realtà con cui è necessario fare i conti". Ad ammetterlo all'Adnkronos è il Consorzio del Prosciutto di Parma rivelando lo stato di difficoltà in cui versa il settore, che rischia di subire le conseguenze – disastrose – di un blocco alle importazioni di salumi da parte di Usa, Canada, Francia e altri Paesi europei, che potrebbero andare ad aggiungersi a Messico, Giappone e altri che da tempo hanno chiuso con l’Italia.
La Peste Suina Africana, ribadisce il Consorzio, "è del tutto innocua per l'uomo, è bene ricordarlo, ma sta generando considerevoli conseguenze sulla disponibilità della materia prima, principalmente a causa degli abbattimenti che si rendono necessari per neutralizzare il virus all'interno degli allevamenti". "La scarsa reperibilità di cosce fresche per la Dop – sottolinea ancora il Consorzio del Prosciutto di Parma – sta generando forti limitazioni produttive e, al contempo, aumenti di prezzo della materia prima, che si inseriscono in un contesto di costi già fuori controllo e completamente insostenibili per le nostre aziende".
Rispetto a tale emergenza, sottolinea ancora il Consorzio, "confidiamo nell'efficacia delle misure che le Autorità competenti stanno adottando, anche alla luce delle prime iniziative messe in campo dal Commissario Straordinario, Dott. Giovanni Filippini, in coordinamento con il Ministero della Salute, che mostrano un atteggiamento particolarmente risoluto, necessario in questo momento di emergenza".
Le accuse al governo: "Ha sottovalutato il problema della peste suina"
Ma se il Consorzio del Prosciutto di Parma parla di "atteggiamento risoluto" da parte del Ministero della Salute Il Fatto Alimentare, quotidiano online specializzato in tematiche legate al cibo e alla nutrizione, in un editoriale del direttore Roberto La Pira punta il dito in primis contro il ministro Lollobrigida (ma anche contro Coldiretti e lo stesso Consorzio), accusato di aver troppo a lungo sottovalutato il problema non adottando provvedimenti che – presi tempestivamente – avrebbero potuto arginare l'espansione di un virus.
L'eradicazione a questo punto richiederà non pochi anni, difficilmente meno di quattro, rischiando di mettere a serio rischio il comparto. A confermarlo, sempre in un'intervista al Fatto Alimentare, Alberto Laddomada, ex dirigente della Commissione Europea e già direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, secondo cui la grave sottovalutazione dei primi focolai di infezioni ha favorito l'espansione dell'epidemia. "Ormai – spiega – non c’è nessun esperto che preveda che la situazione possa risolversi rapidamente. Finora si è lasciato credere che il problema si potesse risolvere in pochi mesi, magari dandosi come obiettivo l’eradicazione dei cinghiali, impossibile da raggiungere con gli attuali strumenti e certamente non in tempi brevi. Cercare facili capri espiatori è però inutile e controproducente. Ora la priorità è fronteggiare l’ondata dei focolai nei suini domestici".