La peste suina africana preoccupa l’Europa, migliaia di animali abbattuti
Si chiama peste suina africana perché è endemica nell'Africa Sub-Sahariana ma per molto tempo ha spaventato la Sardegna e ultimamente sta preoccupando l’Europa. Dall’inizio dell’anno si contano quasi 500 casi di peste suina africana in Europa. Il numero più alto di focolai nel nostro continente si registra in Romania, seguita da Ucraina, Polonia e Bulgaria. Sono già migliaia gli animali abbattuti. La peste suina africana è una malattia contagiosa e mortale per il suino domestico e il cinghiale. La causa è in un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, che è in grado di bloccare la formazione di anticorpi neuralizzanti nell'animale colpito, per questo è difficile sviluppare un vaccino. I sintomi tipici includono febbre elevata, inappetenza, problemi respiratori, difficoltà nel movimento ed emorragie interne e solitamente portano alla morte dell’animale nel giro di una settimana. La malattia non è trasmissibile all'uomo ma le epidemie hanno pesanti ripercussioni economiche nei Paesi colpiti.
Secondo Gian Mario De Mia, direttore del centro di referenza nazionale per le pesti suine presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, la situazione non è sotto controllo “perché i principali vettori del virus sono i cinghiali selvatici, che sfuggono alla vigilanza dei servizi veterinari e sono liberi di avvicinarsi agli allevamenti che non rispettano gli standard di biosicurezza”. In Italia al momento si conta un solo caso in Sardegna, dove il virus è endemico dal 1978. “Si tratta di un suino domestico per l’autoconsumo. Fino a una decina di anni fa – le parole dell’esperto riportate da Il Fatto Quotidiano – sull’isola i casi di peste suina africana erano centinaia per la presenza di numerosi maiali allo stato brado, non registrati all’anagrafe e non sottoposti ai normali controlli sanitari. Oggi grazie agli abbattimenti i focolai si sono quasi azzerati”.