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Covid 19

La notte in cui abbiamo capito che andrà tutto male

Contenuta durante la prima, la rabbia degli italiani esplode durante la seconda ondata dell’epidemia di Covid-19. Contro il governo Conte e il suo nuovo Dpcm. Contro la paura del lockdown. Contro le regioni. Così si è sgretolata l’unità nazionale e si sono definitivamente separate l’emergenza sanitaria e quella economico-sociale. Ricucirle sarà quasi impossibile. E da qui in poi, saranno guai.
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A Napoli, centinaia di persone che violano il coprifuoco e danno vita a scene di guerriglia urbana davanti alla sede della Regione, e un Sindaco che dice di voler scendere in piazza contro le misure che dovrebbe far rispettare. A Milano teppisti con le catene in mano metto a ferro e fuoco la città e feriscono poliziotti alla testa. A Torino, vetrine sfondate e saccheggi. A Pesaro un ristorante apre in spregio al Dpcm e fa sedere novanta persone senza distanziamento né mascherine. A Rimini, settanta automobili dei sanitari prese a sassate, come se fossero responsabili dei guai economici di tanti italiani.

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Forse questi giorni di fine ottobre le studieranno nei libri di scuola, tra qualche anno. Forse saranno mandati a memoria come il momento in cui si è sgretolata la facciata dell’Italia che rispettava il lockdown con dignità e contegno, che disegnava arcobaleni e cantava dai balconi, che offriva pizze e brioche ai medici e agli infermieri, che aveva “a cuore la serietà”, come disse il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier britannico Boris Johnson, riempiendoci il cuore di orgoglio.

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Eccola qua, la faccia oscura dell’Italia. Quella insofferente, incazzata, violenta. Eccola, la rabbia dei miti, che va a braccetto con la criminalità organizzata e che fa il gioco dei teppisti, degli ultrà, dei fascisti e dei capopopolo come il generale Pappalardo, che guardacaso è tornato a farsi vedere in piazza. Quella che non rispetta le regole, in spregio all’emergenza. Quella che soffia sul fuoco dell’instabilità per guadagnarsi un posto al sole, magari provando a dare spallate istituzionali che – nonostante tutti gli errori del governo – non hanno senso in mezzo a un’emergenza come questa.

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Eccola qua, la faccia oscura, e non poteva palesarsi in un momento peggiore, con 17mila contagi e 150 morti in un giorno. Con le Regioni che propongono di testare solo i sintomatici, ammettendo di non aver più il controllo del virus e della velocità del contagio. Con il governo costretto a raschiare il fondo del barile per tirar fuori 5 miliardi di aiuti per i ristoratori e i commercianti, senza avere ancora una volta il coraggio di fare quel che un governo di sinistra dovrebbe anche solo provare a fare: far pagare ai ricchi e ai privilegiati i costi e i sacrifici sopportati dai poveri e dai penalizzati.

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Eccola qua, la notte in cui abbiamo capito in cui andrà tutto male. Quella in cui il binario dell’emergenza sanitaria e quello dell’emergenza economica e sociale hanno preso direzioni diverse, in cui abbiamo capito che non possiamo più salvare vite e salvare contemporaneamente l’economia e la tenuta del tessuto comunitario. Non andrà così. Morirà gente di Covid-19 o morirà di debiti e serrande abbassate. E in un caso o nell’altro, la politica e l’attuale classe dirigente saranno il capro nero da sacrificare sull’altare della rabbia e della disperazione. Quel che accadrà dopo, lo lasciamo alla vostra immaginazione.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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