La nonna di Giulia Cecchettin sulle parole dell’avvocato di Turetta: “La vittima è mia nipote, non lui”
"Mi manca tutta Giulia, era la gioia fatta persona. Era allegra, vivace, briosa. Era un sole che non vedremo più". Così Carla Gatto, la nonna di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta, ricorda la nipote in un'intervista a Ore 14.
In questi giorni si sono svolte due udienze per il processo in cui è imputato il ragazzo e per il quale il pubblico ministero ha chiesto la condanna all'ergastolo. Ieri, martedì 26 novembre, in aula ha parlato l'avvocato difensore di Turetta, Giovanni Caruso, che ha negato la premeditazione.
"Io penso sia un'assurdità. Ha detto delle parole assurde, viste le prove che ci sono e anche per come sono andati i fatti. Fa solo male sentire queste parole. Non ho visto Giulia in quelle parole, è come se fosse stata uno straccio. E invece Giulia è mia nipote e mi fa male solo pensare a questa cosa. – ha commentato la nonna – Lei è la vittima, non Turetta".
Anche il padre di Giulia, Gino Cecchettin, è intervenuto sulle affermazioni di Caruso. "La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, ma è importante mantenersi in un certo limite mentre si esercita questo diritto e il confine è dettato dal buon senso. Io ieri mi sono sentito nuovamente offeso e la memoria di Giulia è stata umiliata", ha scritto sui social.
Il legale dell'imputato ha cercato anche di dimostrare l'assenza delle altre aggravanti contestate al ragazzo: la crudeltà e lo stalking. "Io dico una cosa: cos'è la crudeltà? Se tutto quello che è successo non è crudeltà, ora vorrei sapere che cos'è. – si chiede Carla Gatto – Giulia è morta soffocata nel suo sangue dopo le coltellate, così hanno detto. Non è crudeltà questa? 75 coltellate…".
Secondo l'avvocato Caruso, Giulia non si sarebbe sentiva perseguitata, non avrebbe avuto paura del comportamento insistente del ragazzo che, secondo quanto sostenuto da lui stesso nella sua memoria letta in aula durante le precedenti udienze, non aveva accettato la fine della relazione e continuava a chiederle di tornare insieme.
"Sbagliato. – risponde la nonna quando il giornalista le chiede di commentare queste affermazioni – Trecento telefonate al giorno non sono un atto persecutorio? Uno non vive così, sarebbe da spegnere il cellulare e non riaccenderlo più".
Il giudice pronuncerà la sentenza il prossimo martedì, 3 dicembre. Alla domanda dell'intervistatore che le chiede: "Turetta merita l'ergastolo?", la nonna di Giulia fa trascorrere qualche attimo di silenzio. Poi risponde: "Deve pagare per quello che ha fatto, sarebbe giusto".