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Omicidio di Alice Scagni a Genova

La nonna di Alberto Scagni ai magistrati: “Se uscisse dal carcere cercherebbe il figlio di Alice”

La nonna di Alberto e Alice Scagni avrebbe consegnato alle autorità una lettera nella quale chiede che il nipote resti in carcere “per tutta la vita”. “Se uscisse, la prima vittima sarebbe il figlio di Alice”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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"Fate in modo che mio nipote Alberto resti in carcere per tutta la vita. Se mai dovesse uscire, sono sicura che la prima vittima sarebbe il figlio di Alice". A scrivere è Lodovica Albera, la 93enne nonna di Alberto e Alice Scagni. Neppure un mese fa, secondo il Secolo XIX, avrebbe chiesto e ottenuto di essere interrogata in Procura in merito al fascicolo d'indagine per omicidio sul nipote che lo scorso primo maggio ha ucciso la sorella con più di 20 coltellate. L'anziana è stata ascoltata lo scorso primo febbraio. 

Nella missiva, la donna non sottolinea i comprovati problemi psichici di Alberto, né fa riferimento al mancato intervento delle forze dell'ordine quando i genitori hanno (per più volte) lanciato l'allarme, anche poche ore prima del delitto. Nella lettera si limita a porre l'accento sulle responsabilità materiali del nipote, accusandolo anche di voler far del male al figlioletto di Alice. "La prima vittima se uscisse sarebbe il figlio di Alice. A lui non ha mai rivolto lo sguardo, anzi, tutte le volte che lo vedeva in casa mia sottolineava come ci fosse lui prima del bimbo".

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"Al ritorno dalle sue uscite notturne – racconta la donna nella missiva – era solito attaccarsi al campanello di casa mia per svegliarmi. Sono stata costretta a staccarlo. Quando ha capito cosa avevo fatto, ha iniziato a usare il citofono". Nella lettera, l'anziana avrebbe anche raccontato che vivere poco lontana da Alberto è stato "un incubo assoluto".

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Il motivo della sua visita in Procura è la richiesta ai magistrati di dissequestrare l'appartamento dove il 40enne viveva da anni, di proprietà proprio dell'anziana. "L'immobile è stato sequestrato circa otto mesi fa, cioè dal giorno dell'omicidio. Io ho bisogno di una persona che mi assista e quell'appartamento sarebbe l'ideale come appoggio per un'eventuale badante. Visto che le autorità hanno avuto il tempo per svolgere i rilievi, vorrei riavere le chiavi per poterlo utilizzare".

Dalle carte dell'inchiesta, spunterebbe anche un'accusa per aggressione ai danni di una donna incrociata in ascensore nel palazzo dove viveva. La 60enne aveva raccontato quanto successo il 27 aprile del 2022 ai carabinieri della stazione di San Teodoro. Secondo quanto da lei raccontato, Alberto l'avrebbe aggredita dopo aver rubato 50 euro che lei aveva lasciato nell'ascensore per la figlia. "Quando l'ho visto l'ho rincorso per chiedergli conto di quei soldi e lui mi ha colpito con violenza al braccio, poi mi ha spinto per dileguarsi".

La pericolosità di Alberto – come raccontato dai genitori che stanno lottando nell'ambito di un procedimento per omissioni riguardante le forze dell'ordine – era stata infatti già segnalata anche dai residenti del condominio nel quale viveva. Nonostante questo, però, l'uomo è ritenuto attualmente solo parzialmente incapace di intendere e di volere.

Nonostante i continui appelli dei familiari di Alice, non è mai stata avviata una procedura per il TSO, né vi sono stati interventi da parte delle autorità dopo le reiterate telefonate al 112.

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