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La nave per soccorrere i migranti finanziata da privati

L’idea è venuta agli imprenditori Regina e Christopher Catrambone a seguito delle due tragedie in mare dello scorso luglio a Lampedusa. La decisione “grazie all’appello del papa”.
A cura di B. C.
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Una nave di oltre 40 metri che si avvarrà anche di droni per dare assistenza ai tanti attraversano il Mediterraneo durante i mesi estivi. E’ la nuova operazione aiuto e salvataggio per migranti che partirà il prossimo mese. Si chiama Moas, acronimo di Migrant offshore aid station, ed è la prima nel suo genere ad essere finanziata da privati. Come riportato dal Guardian, si tratta di un progetto umanitario senza scopo di lucro istituito dagli imprenditori Regina e Christopher Catrambone, l'amministratore delegato del Tangiers Group – una società con sede a Malta che offre assistenza medica, nonché servizi di assicurazione e di intelligence ai paesi dilaniati dalle guerre e a quelli a più alto rischio sociale. A seguito delle tragedie in mare del 3 e dell’11 ottobre a Lampedusa, nelle quali oltre 500 sono annegate, hanno fondato il Moas.

La nave per i migranti

La nave, acquistata in Virginia e ribattezzata Phoenix 1, è lunga 43 metri, sarà equipaggiata con un ponte di volo e utilizzerà due droni, Schiebel S-100 csamcoper, aeromobili a pilotaggio remoto (velivoli che viaggiano senza pilota ma grazie a un computer di bordo) che permetteranno di individuare i migranti in difficoltà in mare molto tempo prima rispetto ai tradizionali servizi di ricerca e salvataggio. I droni possono infatti volare a una velocità di 240 chilometri orari e rimanere in volo per oltre sei ore.

La decisione grazie "all'appello del Papa"

“Sono persone disperate – dichiara Regina Catrambone – noi vogliamo soltanto essere sicuri che non muoiano nella loro disperazione. Molte persone mi dicono che sto solo sprecando soldi ma penso che si tratti di qualcosa di più della parabola del seminatore. Vogliamo essere di ispirazione ad altre persone, soprattutto in questo periodo di crisi economica in cui si tiene di più ai soldi che alla vita umana”. E racconta di aver preso insieme al marito la decisione dopo aver visto in televisione papa Francesco nella sua visita a Lampedusa che “guardando dritto nella telecamera, diceva che tutti quelli che hanno la possibilità di aiutare i migranti dovevano farlo”.

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