Fanpage.it riceve e pubblica la lettera di una lettrice, Prisca:
"Ho vent'anni, sono una studentessa universitaria al suo primo anno e sono profondamente arrabbiata. Non ho potuto fare a meno di sentire un angoscia terribile quando ho letto del ragazzo morto durante l'alternanza scuola-lavoro. Ha riaperto delle ferite enormi.
Per tre anni di fila mi sono sentita dare della "svogliata, della nullafacente, di quella che non ha voglia di fare nulla, che non imparerà mai un lavoro" e mi hanno fatta sentire sbagliata, profondamente sbagliata, ho sofferto davvero tanto sia a causa dei professori sia a causa degli altri studenti perché per me l'alternanza scuola-lavoro era uno sfruttamento. Uno sfruttamento terribile di ragazzi che a sedici, diciassette anni devono andare a lavorare gratis per mesi in dei posti allucinanti, da soli, senza alcun adulto che si interessasse davvero del loro benessere fisico e psicologico.
Lavoravo 14 ore al giorno. A volte anche 15, o 16. Avrei finito le ore obbligatorie per passare l'esame con il primo stage, se non fosse che le ore sul libretto invece erano "6" o "7". Non solo ho lavorato gratis, durante le feste natalizie (partivamo da metà dicembre e tornavano a metà gennaio), sfruttata al massimo e trattata male, ma addirittura scrivevano che avevo lavorato 6 ore invece di 14, perché, a detta loro, non potevano scrivere la verità o avrebbero avuto problemi. Quindi, invece di un mese, ho dovuto farne un secondo, di un mese anch'esso. Ci sfruttavano, ammettevano di farlo, e nessuno faceva nulla. Sapevo che sarebbe successo qualcosa di terribile prima o poi. L'ho sempre saputo. E io ero spaventata allora e continuo ad essere spaventata ancora adesso da tutto ciò. Spaventata dal fatto che i professori, la preside, chiunque, ci costringessero a parlare di questa esperienza in modo positivo. Tutti. Dovetti parlarne bene anche durante il mio esame.
Era come se lamentarsi di questo trattamento stesse a significare di essere una viziata nullafacente. È stato terribile. Ero veramente a pezzi. Ho lavorato due mesi gratis, sfruttata, lontano da casa, e per loro dovevo anche ringraziare di aver avuto questa opportunità. Tant'è che ho riportato entrambe le volte un voto di 60/100, visto che il fatto che mi lamentassi di quelle situazioni per il personale dell'hotel dove mi hanno mandata voleva dire che non avevo voglia di lavorare. Sono stata presa in giro più volte per questo.
E adesso? Adesso è inutile che si scusino o che inventino storie. Sono davvero delusa e arrabbiata. Fino ad ora hanno voluto fare passare me come quella sbagliata e adesso invece è venuto fuori che io avevo ragione. Avevo ragione a 16 anni, nonostante tutti gli adulti attorno a me mi dicessero che non era vero, era evidente, era palese. Bastava solo che qualcuno controllasse. Ma nessuno ha mai fatto niente. Qui nessuno fa mai niente fino a quando qualcuno non muore. Cosa ho imparato da quei due stage? Nulla. Non si impara a fare nulla, si impara a rendersi conto che a 16/17/18 anni le persone più grandi non si fanno scrupoli a sfruttarti. Solo quello. Nient'altro.
Talmente inutili quelle esperienze che non ne ho mai scritta mezza su un curriculum. Per anni questo scempio è andato avanti senza che a qualcuno importasse qualcosa e adesso si chiede di abolire questa pagliacciata solo dopo la morte di un ragazzo. Nessuno dovrebbe passare quello che ho passato io. E che hanno passato tanti altri studenti e studentesse. Provo una rabbia fortissima. Non voglio credere che alla fine abbiano davvero permesso che qualcosa del genere accadesse. Perché si sapeva, che sarebbe successo. Quanto erano felici di avere cinque/sei camerieri in più da sfruttare dalla mattina alla sera senza dare loro un centesimo. Si vedeva proprio.
E adesso un ragazzo è morto. Fino a quando l'Italia sarà un posto per vecchi dove la comunicazione e la comprensione dei giovani è pari al nulla, non ci si può lamentare se succedono queste cose. Perché adesso c'è solo rabbia e delusione. Perché fino a quando ad una ragazzina di 16 anni che dice che a lavoro viene sfruttata viene risposto che "deve accontentarsi, che la situazione è così ed è sempre stata così e se vuole dei soldi deve soffrire" non possiamo permetterci di dire nulla. La mentalità generale da sfruttamento che c'è è spaventosa. Spaventosa e vergognosa. Ma anche di questo, comunque, a nessuno importa niente".