La maturità in Romagna dopo l’alluvione: “Circondati da acqua e fango, non c’era tempo per studiare”
“Sicuramente volevano aiutarci, ma non credo ci siano riusciti, perché hanno creato più confusione rispetto a quello che c'era”. Oppure: “Pensavo che la scuola ci potesse aiutare di più, perché un orale di un'ora, in cui dobbiamo riprendere anche le materie che non c'erano, non è una facilitazione”. O ancora: “Il tempo per studiare l'ho dovuto cercare dopo aver sistemato le cose, perché vedendo un metro e mezzo d'acqua fuori e cinquanta centimetri in salotto, lo studio non è stato proprio al centro dei miei pensieri in questo periodo”.
Sono alcuni dei pensieri che hanno affidato a Fanpage.it quattro degli oltre cinquecentomila ragazzi e ragazze all'ultimo anno delle scuole superiori in Italia, a poche ore dall'inizio degli esami di maturità. Per l'esattezza, si tratta di Letizia, Bartolomeo e Filippo, maturandi della Romagna che ancora è alle prese con le conseguenze dell'alluvione di un mese fa, che insieme ad Aurora, di Conselice, raccontano l'ultimo mese tra fango e l'avvicinamento della loro notte prima degli esami. Per i residenti dei comuni più colpiti, è stato deciso che non ci saranno le prove scritte, ma solo l'orale: una scelta che divide, studenti ma anche docenti.
“La cosa che ho apprezzato molto, e che fa vedere secondo me la maturità dei giovani, soprattutto della mia età, è il fatto anche nel momento più critico, molti siano andati ad aiutare le altre persone: secondo me questo dimostra molto più la maturità che un esame di quaranta minuti”. Parola di Aurora Alberti, 19 anni.
È all'ultimo anno del liceo artistico di Ravenna: attualmente è a Castel Guelfo, nel Bolognese, dal fidanzato. Per settimane è stata a Massa Lombarda, dalla nonna. Con lei il fratello e la madre. “Il babbo e lo zio sono rimasti al piano di sopra, coi gatti e il cane -dice-. Siamo andati via alle tre di notte, quando è stata data l'allerta”.
Libri e appunti, Aurora li riprende solo in un secondo momento. “All'inizio non ci avevo proprio pensato, ho recuperato tutto solo qualche settimana fa, perché siamo riusciti ad entrare per cominciare a pulire”. Dopo aver dato una mano anche lei, Aurora riprende le lezioni in Dad e poi in presenza, fino all'ultima campanella. Il suo esame sarà il 4 luglio. “Sinceramente avrei preferito fare gli scritti” dice. “Il problema è che non è il preside o il ministro che fa partire il giorno dell'esame, ma è il presidente di ogni commissione” spiega Letizia Gatti, coetanea di Forlì, maturanda al liceo economico-scientifico.
“Abbiamo fatto tutto praticamente da soli, alcune mie amiche sono venute ad aiutarci”, continua, puntualizzando sui pochi aiuti “istituzionali” ricevuti e, al contrario, i tantissimi volontari che invece hanno dato una mano anche a lei, che vive in una delle zone più colpite della città romagnola. “Sicuramente mi ha fatto capire comunque che l'essere umano ha ancora qualcosa da dare, me lo ricordo come una cosa bella” racconta ancora Letizia. “Era tutto da buttare, avevamo novanta centimetri di acqua al piano terra. Adesso che la situazione è un po' più risistemata, sto studiando per la maturità, però la mia mente e la mia memoria sono ancora un po' confusionati da tutta questa situazione. Secondo me non ha alcun senso, forse era meglio farlo normale” aggiunge poi a proposito dell'esame di Stato.
“Abbiamo lavorato costantemente ogni giorno, per almeno due settimane, sommersi dal fango da testa ai piedi” dice invece il suo collega di istituto, Bartolomeo Zoli. Lui vive non molto distante da casa di Letizia, in viale Bologna, nel quartiere Romiti, probabilmente il più danneggiato della città. “Sembrava l'oceano intorno a casa, venivano i gommoni a salvare la gente.
Sentivo le urla, non immagino nemmeno cosa abbia passato chi stava perdendo la casa”. I danni li ha avuto anche lui, il era fango dappertutto e tre macchine sono andate. “Però mi ritengo fortunato. Quando dopo l'alluvione sono tornato a scuola non stavo bene, mi sembrava una situazione molto difficile da riprendere in modo normale”. Alla fine, però, “penso di essere cresciuto con quello che ho vissuto, mi ha colpito molto, anche perché ho visto cose che non avrei mai immaginato di vedere. In alcuni momenti è stato un po' straziante” ricorda ancora Bartolomeo.
“Sicuramente l'esame di maturità serve a certificarci un determinato tipo di maturità, ma anche questi problemi qui, che alla fine riescono anche a riunire un po' la gente fanno maturare i giovani” spiega infine Filippo Poletti, mentre mostra la terra secca nel giardino di casa a Villanova di Bagnocavallo, nel Ravennate. Una piccola località circondata da corsi d'acqua che già avevano provocato problemi durante la prima ondata di maltempo, a inizio maggio.
Non si è mai fermato a pulire casa coi suoi, poi ha dato anche una mano ai nonni, vicini di casa, e ad altre famiglie di via Cocchi. Almeno quello che si riusciva a fare, considerando una situazione mai vista prima da queste parti. Sulla modalità d'esame, la chiude così: “Sicuramente agevola un esame orale unico, uno così può essere più agevolato ad arrivare a 60 rispetto a tre esami. Sarei ipocrita se dicessi che preferivo l'esame di prima, adesso è molto più semplice”.