La maschera da sub si trasforma in un respiratore per combattere il coronavirus
Qualche giorno fa aveva stupito tutti le valvole salvavita stampate in 3d (in 6 ore), ora Massimo Temporelli, fisico e divulgatore, presidente di The FabLab, si è superato con la maschera da sub trasformata in respiratore. Un espediente per fronte alla penuria di maschere C-PAP ospedaliere per terapia sub-intensiva in questi giorni in cui gli ospedali italiani sono in piena emergenza da Coronavirus. L’idea è venuta a un ex primario dell’Ospedale di Gardone Valtrompia, il Dott. Renato Favero, che ha contattato la Isinnova, la startup fondata da Cristian Fracassi, che stava già realizzando stampe 3D di valvole per respiratori.
A sua volta l’azienda bresciana ha contattato Decathlon, che ha messo a disposizione il disegno CAD della maschera da snorkeling e, dopo aver studiato il prodotto, Isinnova ne ha stampato in 3D un modello modificato chiamato Charlotte. Il prototipo è stato testato all’ospedale di Chiari, agganciandolo a un respiratore, e pare funzionare, tanto che il nosocomio ha deciso di collaudarlo su un paziente in stato di necessità. Chiaramente al momento né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati, il che significa che il loro impiego è vincolato, appunto, ad uno stato di necessità riconosciuta dalla struttura ospedaliera e dall’accettazione formale e firmata da parte dei paziente dell’uso di un dispositivo biomedicale al momento non certificato.
Il successo ottenuto da Isinnova con le valvole stampate in 3D ha spinto altre realtà (non solo italiane) a offrire la propria disponibilità a collaborare. La startup ha già fatto sapere di aver brevettato le valvole per evitare ogni possibile speculazione sul prezzo e che il brevetto è stato reso a uso libero, di modo che ogni ospedale ne possa usufruire. Inoltre Isinnova chiarisce che “la nostra iniziativa è totalmente priva di scopo di lucro, non percepiremo diritti sull’idea del raccordo o né sulla vendita delle maschere Decathlon.”