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La “mantide” Gigliola Guerinoni torna libera: 27 anni fa uccise l’amante

Ha finito di scontare la sua pena e torna definitivamente libera Gigliola Guerinoni, la 69enne nota come la “mantide” di Cairo Montenotte, condannata a 26 anni per l’uccisione del suo amante Cesare Brin.
A cura di S. P.
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Gigliola Guerinoni, la 69enne nota come la "mantide" di Cairo Montenotte (Savona), è di nuovo una donna libera. Condannata a 26 anni per l'uccisione del suo amante Cesare Brin, Gigliola Guerinoni ha scontato la sua pena. Il tribunale di sorveglianza della capitale ha dichiarato estinta la pena inflitta nei confronti della 69enne, dichiarando come la stessa abbia mantenuto “un comportamento sufficientemente partecipativo” durante l'affidamento in prova ai servizi sociali “dedicandosi con continuità al proprio lavoro, aderendo alle prescrizioni senza mai assumere atteggiamenti polemici, mostrandosi intenzionata a raggiungere obiettivi leciti e socialmente condivisi”. La “mantide” di Cairo Montenotte fu al centro di un caso giudiziario che appassionò i media e l’opinione pubblica a partire dall’estate del 1987. La donna, all’epoca del delitto 42enne, è stata accusata di aver ucciso il suo amante Cesare Brin – 56enne farmacista di Cairo Montenotte e presidente della locale società di calcio – la notte tra il 12 e il 13 agosto di quasi 27 anni fa.

Sesso, ricatti e frequentazioni ambigue – L’uomo fu ammazzato dopo essere stato violentemente colpito alla testa con un oggetto contundente. Il suo cadavere fu trovato una settimana dopo su un’altura di Cairo. Insieme alla “mantide” fu condannato per l’omicidio anche Ettore Gezi, anziano convivente della Guerinoni. Nelle motivazioni alla sentenza della Cassazione che confermò le condanne inflitte dalla corte di assise di appello di Savona, si parlava di una storia caratterizzata da sesso, ricatti e frequentazioni ambigue. Dal 2002 la donna aveva ottenuto la semilibertà e lavorava in un albergo al centro di Roma come stiratrice. La sera, poi, tornava nel carcere di Rebibbia.

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