Rapimento neonata Cosenza, la mamma di Sofia: ” É nata due volte, le racconterò tutto”
"Promettetemi che non lasceranno mai il carcere, che non me li vedrò più davanti". Così la mamma di Sofia, la neonata rapita dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza e ritrovata poco dopo dalla Squadra Mobile, si rivolge alla poliziotta che le ha riportato la piccola. Per i genitori della bimba sono stati momenti di paura: "Siamo morti e rinati", precisano. Il giorno dopo il parto infatti una donna che si è finta infermiera, con la scusa di dover fare dei controlli medici a Sofia, ha preso in braccio la piccola ed è scappata dall'ospedale. Fuori l'attendeva il marito. Ora Rosa Vespa, 51 anni, e Acqua Moses, 43 anni, sono in stato di fermo in carcere in attesa dell'interrogatorio di convalida che potrà arrivare domani 24 gennaio. Ma come ha fatto la donna a entrare e uscire dalla clinica senza che nessuno se ne accorgesse?
"Da questa clinica purtroppo entra e esce chiunque. Non c’è nessun controllo, non c’è nessuno né all’entrata né all’uscita", ha tenuto a ribadire il padre di Sofia. In un'intervista a La Repubblica, la madre di Sofia racconta quando ha capito che la figlia era stata rapita: "Dopo 20 minuti che quella donna si era portata mia figlia con tutta la culla. Mi sono agitata, abbiamo chiamato il personale. Ma mia madre non aveva avuto una buona impressione, non le era piaciuta quella infermiera". Intanto "mio figlio di 4 anni ha iniziato a chiedere perché non riportassero la sua sorellina".
Subito parte l'allarme a i poliziotti della squadra Mobile di Cosenza iniziano a cercare la piccola partendo dalle telecamere di video sorveglianza della clinica che riprendono Rosa Vespa. Così la corsa a casa sua dove erano in corso i festeggiamenti per accogliere la nuova arrivata: quando amici e parenti hanno visto entrare i poliziotti erano increduli. Per nove mesi – stando alle prime informazioni – Rosa Vespa avrebbe simulato la gravidanza. Avrebbe inoltre raccontato di aver partorito l'8 gennaio – con tanto di post du Facebook – supplicando però gli altri di non venire in ospedale perché c'erano alcuni casi Covid. Di attenderla a casa per la festa di benvenuto del piccolo: aveva sempre detto infatti di attendere un maschio e non una femmina. Da chiarire meglio il ruolo di Acqua Moses che comunque si trova in carcere a Cosenza.
Quando il capo della Squadra Mobile Claudio Sole è entrato in casa e ha preso in braccio Sofia, è stata subito chiamata la madre della piccola per darle la buona notizia. "Ho ricominciato – ha raccontato – a respirare. In venti minuti me l’hanno riportata con un’ambulanza. Ho sentito la sirena e ho subito detto ‘È lei'. Riaverla tra le braccia è stato un sogno. Era nuda nella culla, la sua tutina rosa non c’era più. E non l’ho voluta indietro, voglio cancellare qualsiasi cosa di quelle ore. Le ho dato un bacio e l’hanno portata in ospedale per i controlli".
Poi precisa che alla figlia racconterà tutto quando avrà 18 anni: "Adesso questo ricordo deve essere cancellato per tutti noi. Dobbiamo tornare a gioire. Sul polso sinistro ho tatuato il 16, il giorno della nascita di Alessandro. Appena potrò sull’altro tatuerò il 20 (il giorno della nascita di Sofia). Il giorno 21 (il giorno del ritrovamento) è già scolpito nel mio cuore".
Intanto al Squadra Mobile continua a indagare. Bisogna ancora capire se Rosa Vespa abbia agito con quanti complici o se aveva progettato tutto da sola. I sospetti restano sul marito che l'attendeva fuori dalla clinica dopo il rapimento di Sofia: dalle telecamere si vedono i due parlare e forse discutere sul fatto che il neonato fosse una femmina e non un maschio.