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News sulla morte di Pamela Mastropietro

La mamma di Pamela Mastropietro: “Doloroso mostrare il suo corpo a pezzi ma non avevo scelta”

La mamma di Pamela Mastropietro si è presentata nell’aula del Tribunale di Perugia indossando una maglietta con sopra stampata la foto del corpo della figlia fatto a pezzi. A Fanpage.it spiega: “Sono arrivata all’esasperazione”.
A cura di Simona Berterame
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La mamma di Pamela Mastropietro
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Ha mostrato le foto del corpo della figlia fatta a pezzi per chiedere il carcere a vita per l'uomo accusato del suo omicidio. Alessandra Verni, a quasi cinque anni dall'omicidio della figlia Pamela Mastropietro, si è presentata nell'aula del Tribunale di Perugia indossando una maglietta con stampate le terribili immagini del cadavere martoriato e infilato in due valigie.

"Un gesto estremo – spiega ai microfoni di Fanpage.it il giorno dopo – ma sono arrivata all'esasperazione, devono confermare l'ergastolo". Non si è trattato di un gesto impulsivo, ci tiene a precisare Alessandra. "Maturavo questa decisione da quasi un anno – spiega – ovvero da quando c'è stata la sentenza della Cassazione, ma tra pensarlo e farlo non è stato così semplice".

Il processo bis a Oseghale

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Un anno fa la Cassazione si è pronunciata rinviando parzialmente il processo sulla morte della giovane. Innocent Oseghale è stato condannato per l'omicidio e il vilipendio del cadavere ma non per la violenza sessuale.

Gli ermellini hanno infatti deciso di chiedere un processo bis solo per questa aggravante, un nuovo appello che si sta svolgendo presso il Tribunale di Perugia.

Ieri sarebbero dovuti comparire davanti ai giudici due testimoni che però non si sono presentati e perciò l'udienza è stata rinviata al 22 febbraio.

"Quando ho capito che ci sarebbe stato un rinvio non ce l'ho fatta più e la mia rabbia è esplosa – ammette Alessandra Verni – e quindi ho tirato fuori altre foto di mia figlia, oltre a quelle stampate sulla mia maglietta e le ho mostrate. Insieme a me c'erano, come sempre, le amiche di Pamela e la mia famiglia che non mi ha mai lasciata sola".

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Il timore di chi voleva bene a Pamela è che cada l'aggravante della violenza sessuale e che quindi la condanna possa passare dall'ergastolo ai 30 anni: "Oseghale deve restare in carcere a vita, non è possibile che dopo cinque anni ancora stiamo discutendo sulla violenza sessuale. Mia figlia è stata violentata, uccisa e fatta a pezzi e io non mi arrenderò mai finché non avrò giustizia".

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