La mamma di Nazzareno, morto per una fucilata alla nuca: “Non è suicidio, perché nessuno indaga?”

Nazzareno Corsetti venne trovato senza vita nell’ottobre 2018 in un terreno di Balsorano (L’Aquila): si sarebbe sparato dietro un orecchio con un fucile da caccia.
A cura di Nico Falco
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"Qui è dove c'era Nazzareno. Ho messo questi sassolini colorati perché nessuno calpesti dove aveva appoggiata la testa. E qui, invece, è dove c'era il suo fucile". Conta i passi, Anna Lancia, mentre cammina nella campagna di Balsorano dove è stato trovato il corpo senza vita del 22enne. La distanza è di due metri e quaranta: dopo lo sparo l'arma sarebbe rimbalzata, forse spinta dal rinculo, e sarebbe atterrata in un punto sopraelevato rispetto al corpo. Ma questo non è l'unico aspetto anomalo di questa storia, che Fanpage.it aveva raccontato sulla base della consulenza balistica, che mette in ordine i tasselli e conclude: altamente improbabile che si sia trattato di un suicidio.

La morte di Nazzareno Corsetti a Balsorano

Questa storia comincia il 21 ottobre 2018, quando Nazzareno Corsetti, 22enne di Balsorano, piccolo comune della provincia dell'Aquila, esce di casa e scompare. Il giorno dopo il suo corpo senza vita viene trovato il giorno successivo in un terreno a pochi passi dalle abitazioni, una pallottola gli ha attraversato la testa con traiettoria quasi verticale, foro di entrata dietro l'orecchio destro e di uscita sopra la tempia sinistra. Le indagini si chiudono in poco tempo: sospetto suicidio. Anna Lancia si affida ad un avvocato e cerca di farle riaprire, ma nel novembre 2021 arriva l'archiviazione. Si legge nell'atto:

pur se potesse accertarsi che la morte di Corsetti Nazzareno fosse stata determinata non da un gesto volontario del giovane, bensì a seguito dell’esplosione del colpo di fucile ad opera di una terza persona presente sui luoghi, appare, allo stato, impossibile ricostruire con certezza le modalità dell’accaduto, al quale non hanno assistito terze persone, e rispetto al quale non paiono sussistere elementi idonei all’identificazione di eventuali responsabili.

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Le incongruenze sull'ipotesi del suicidio

Da allora la mamma non si è mai fermata. Rifiuta l'ipotesi del suicidio, ma soprattutto non accetta che il caso sia stato chiuso senza un esame sull'arma e senza effettuare l'autopsia sul corpo. Le incongruenze vengono elencate nella consulenza balistica. Innanzitutto, il perito evidenzia la posizione del fucile, che era ad oltre due metri dal cadavere. Poi, la posizione che Nazzareno, destrimane, avrebbe dovuto assumere per spararsi dietro l'orecchio usando un Benelli calibro 12 con una canna di circa 60 centimetri, e senza tenere l'arma a contatto con la testa, come evidenzierebbe il "tatuaggio" che si è formato sulla pelle. Infine, anche la posizione del corpo: se fosse stato un suicidio, evidenzia il perito, non si capisce come il braccio destro sia poi finito piegato sul petto e non lungo il corpo.

La sera della sparizione Nazzareno, che a detta di tutti gli amici non avrebbe mai manifestato particolari preoccupazioni e tantomeno intenti suicidi, era stato con un gruppo di coetanei in un locale della zona. Tornato a casa, era uscito poco dopo per una battuta di caccia notturna, portando con sé il fucile, lasciando però il fodero a casa. E qui arrivano altri particolari strani: secondo le ricostruzioni avrebbe percorso circa 700 metri a piedi e sotto la pioggia, portando l'arma senza fodero e due birre, quelle che verranno poi trovate (una piena e l'altra vuota) sul luogo del ritrovamento del corpo.

L'ipotesi dell'incidente di caccia

Secondo la madre è possibile che quella notte il ragazzo non fosse solo. Che qualcuno fosse andato a prenderlo a casa e fosse andato con lui nel terreno di campagna. Che avesse portato le due birre, che Nazzareno non aveva preso in casa né comprato prima di rientrare. E che potrebbe spiegare cosa veramente è successo quella notte, se si è trattato realmente di un suicidio, di un incidente di caccia o di altro.

"Nessuno mi ridarà indietro Nazzareno – conclude Anna – ma non si possono chiudere le indagini in questo modo, con così tanti interrogativi ancora aperte. Sono state dette tante cose false sul suo conto. Lui era pieno di voglia di vivere, non si sarebbe mai ammazzato. Merita verità".

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