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Omicidio di Alice Scagni a Genova

La mamma di Alberto Scagni, massacrato di botte in carcere: “Volevano ridurlo sulla sedia a rotelle”

Antonella Sarri, la mamma di Alice e Alberto Scagni, ridotto in fin di vita dopo essere stato massacrato di botte nel carcere di Sanremo dove era detenuto: “Non volevano ammazzarlo, ma ridurlo sulla sedia a rotelle. Deve scontare la sua pena da vivo. Parla di Alice come se non fosse successo nulla”.
A cura di Ida Artiaco
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"Queste persone non volevano ammazzarlo perché in quattro ore a mano libera con un bastone uno lo ammazzi. Volevano ridurlo sulla sedia a rotelle, questo è abbastanza evidente". A parlare è Antonella Sarri, mamma di Alberto Scagni, in primo grado riconosciuto semi-infermo di mente e condannato a 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella Alice a Genova e ridotto in fin di vita dopo essere stato vittima di una aggressione in carcere.

La donna, intervistata da Chi l'ha visto? nella trasmissione andata in onda nella serata di mercoledì 3 aprile, ha ripercorso quanto successo al figlio, che dopo la sentenza della corte d'Assise di Genovaa fine settembre è stato ricondotto nel carcere di Marassi dove due settimane più tardi ha subito una prima aggressione da un compagno di cella.

"Pare tutto sia nato perché Alberto parlava con una foto di Alice che si era fatto dare dal suo avvocato. Mi ha poi raccontato che questa persona gli ha dato un pugno secco che l'ha distrutto, l'ha mandato a terra, e stava ricominciando quando poi sono intervenuti i secondini". Ma è solo l'inizio.

Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)
Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)

Scagni è stato a quel punto trasferito nel carcere di Sanremo dove, secondo il pool di avvocati che lo assiste, non solo avrebbe dovuto essere messo in cella da solo perché "soggetto in stato di semi-infermità mentale", ma è stato messo in cella con altre tre persone nella sezione Protetti, in particolare con due maghrebini detenuti per violenza sessuale. "La prima responsabilità è stata quella di averlo messo in una cella con detenuti pericolosi, la seconda è che quando l'aggressione è cominciata e si è protratta così a lungo nessuno della penitenziaria è intervenuto per ore", ha precisato il legale, Alberto Caselli Lapeschi.

Secondo Antonella Sarri, "l'hanno massacrato almeno per tre ore, come hanno detto tutti". Quando è entrata in quella cella per accertamenti irripetibili "ho visto sangue, scene raccapriccianti. I detenuti di fronte mi hanno detto che hanno cercato di fermarli per tre ore, tutta la notte, ma non hanno fatto niente", ha aggiunto.

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Dopo l'aggressione, Alberto, che è sempre rimasto cosciente, è stato trasferito in ospedale dove è stato sottoposto a due interventi chirurgici e tenuto in coma farmacologico per oltre un mese. La procura di Imperia ha intanto aperto un fascicolo per tentato omicidio contro gli aggressori e i legali di Scagni hanno querelato gli aggressori e la polizia e la direzione penitenziaria dei due carceri.

"Quando si è svegliato ha raccontato pochissimo. Io non ho mai forzato il ricordo, ho letto il terrore nei suoi occhi. È vero che lui è un detenuto ma è anche un cittadino. Deve scontare la sua pena da vivo. Parla di Alice come se non fosse successo nulla", ha concluso Sarri.

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