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La lotta di Esmeralda, mamma di 24 anni da tempo malata: “Aiutateci a ridarle il sorriso”

La storia di Esmeralda Atri, 24enne di Adrano, in Sicilia, e mamma di 2 bimbi, da tempo malata. Dopo aver combattuto contro un tumore laringo-faringeo, che si è diffuso ai linfonodi, ha scoperto che i trattamenti a cui si era sottoposta per curarsi le hanno provocato la rottura dell’esofago e oggi è costretta a vivere con un tubo che dalla pancia arriva fino alla trachea. Il marito Giosuè: “In Belgio la sua ultima speranza di sopravvivenza. Aiutateci”.
A cura di Ida Artiaco
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Esmeralda e il marito Giosuè (Facebook).
Esmeralda e il marito Giosuè (Facebook).
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"Aiutate una giovane mamma che ha ancora tanto da vivere. Aiutatemi a ridarle il sorriso". A parlare è Giosuè, che sarebbe disposto a tutto pur di far guarire sua moglie Esmeralda Atri, la cui vita a 24 anni è letteralmente appesa ad un filo. La ragazza, residente ad Adrano, in Sicilia e già mamma di due bambini, è costretta da mesi a vivere con un tubo che dalla pancia arriva fino alla trachea, dal momento che il suo esofago è stato distrutto da un precedente trattamento aggressivo a cui si è sottoposta per sconfiggere un tumore laringo-faringeo, che si è diffuso ai linfonodi. Per questo, il marito ha lanciato una raccolta fondi online, sia su Facebook che sulla piattaforma GoFundMe, per mettere insieme la somma necessaria a volare in Belgio, che rappresenta al momento l'unica speranza di sopravvivenza per la giovane. La coppia partirà il prossimo settembre alla volta di Louvain, dove c'è una clinica specializzata nella ricostruzione dell'esofago. Ma servono 46mila euro.

L'incubo di Esmeralda comincia nel 2013, quando era ancora un'adolescente. Come racconta il marito a Fanpage.it, i primi dolori sono cominciati un anno dopo che i due avevano cominciato a frequentarsi. "È stato allora che abbiamo scoperto che aveva un tumore laringo-faringeo, che si è poi diffuso anche ai linfonodi – ricorda Giosuè -. Dopo il ricovero in ospedale per forti mal di testa e di pancia, ci hanno detto la diagnosi. Ha cominciato le prime cure, ma la massa aumentava. Dopo 3 mesi per i medici non era rimasto molto da fare, ma noi non ci siamo persi d'animo. Dopo aver contattato alcuni conoscenti che io ho in Belgio, siamo stati a Liegi dove, pur confermando la gravità della condizioni di Esmeralda, ci hanno promesso che avrebbero fatto tutto il possibile per salvarla. Ed in effetti il cancro ha cominciato a diminuire. Il 31 dicembre 2014 è stata operata anche ai linfonodi ma la sua trachea era stata danneggiata dalle sedute di radio e chemio a cui era stata sottoposta".

Mentre le condizioni di salute di Esmeralda migliorano lentamente, scopre di essere incinta. "Tutti ci dicevano di abortire – sottolinea Giosuè -. Ma lei non ha mai preso in considerazione questa opzione. Ha rifiutato di curare la sua trachea per portare a termine la gravidanza. Nicolò è nato così a marzo del 2015, miracolosamente sano. Il maggio successivo è stata sottoposta a tracheotomia". La strada da questo momento comincia ad essere in discesa, Esmeralda sta meglio e nel luglio del 2017 dà alla luce Ivan, il suo secondogenito. Ma ad aprile 2019 l'incubo ritorna. "Ha cominciato ad avere maggiore difficoltà nel mangiare e nel bere – dice a Fanpage.it il marito -. Non dimenticherò mai la data del 2 aprile 2019: subito dopo pranzo mi moglie mi dice che non riesce a deglutire. Trasferita in ospedale a Francavilla con febbre alta e tonsille gonfie, ci dicono che non ha nulla e la riportiamo a casa, ma era molto debole e continuava a stare male. Si pensava avesse una bolla d'aria ma alla fine, dopo una serie di accertamenti a Catania, abbiamo scoperto che il suo esofago era letteralmente distrutto. Da allora è stata ricoverata fino al 2 giugno scorso. In altre parole, l'effetto collaterale della radioterapia a cui si era sottoposta per sconfiggere il tumore è stata la rottura dell'esofago".

Esmeralda è stata in seguito sottoposta ad una delicata operazione, senza la quale avrebbe potuto morire di setticemia. Ma la sua qualità della vita non è migliorata. Anzi, sono ormai quasi 3 mesi che è costretta a vivere con un tubo che le attraversa lo stomaco e arriva alla trachea, non può mangiare e parlare bene. "È arrivata a pesare 43 chili – dice ancora Giosuè -. I medici le hanno lasciato pochissime speranze, dicendole che avrebbe vissuto ancora per poco, demoralizzandola dal punto di vista psicologico". Ma una speranza è poi arrivata dal Belgio. "Abbiamo scoperto tramite conoscenze una clinica specializzata a Louvain, dove ci hanno dato il 90 per cento di possibilità di riuscita della cura. Purtroppo servono 46mila euro, a cui bisogna aggiungere la permanenza lì, per questo abbiamo deciso di chiedere aiuto. Partiamo il 13 settembre e speriamo di aver ottenuto per quella data dei contributi da parte degli utenti. Mia moglie non si nutre come dovrebbe, vive da mesi con un tubo in pancia. Questa è la nostra speranza. Ha ancora tanto da vivere".

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