È morto Steven Babbi. Steven aveva 11 anni quando si è ammalato, sarcoma di Ewing. La sua storia è una lezione di civiltà e di gentilezza, al di là delle leggi: quando aveva consumato tutti i 180 giorni a disposizione per lottare contro la sua malattia i titolari dell'azienda in cui lavorava, Barbara Burioli e Rocco De Lucia, hanno deciso di farsi carico di una legge sbagliata che vorrebbe limitare il diritto di ammalarsi e hanno continuato a pagargli lo stipendio.
Sì, lo so, viene naturale pensare che sia giusto pagare una persona in difficoltà ma le leggi italiane non la pensano così. E superare i diritti stabiliti per legge in Italia ti rende quasi eroico, pensa te, tanto che i due titolari dell'azienda sono stati nominati Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella "per la straordinaria prova di umana generosità e sensibilità a sostegno di un loro dipendente gravemente malato e privo della copertura previdenziale".
Sulla pagina Facebook dell'azienda in cui lavorava Steven la sua morte si evolve subito in un impegno: "Lotteremo – scrivono dalla Siropack srl – anzi con ancor maggiore determinazione per tenere viva la Sua testimonianza e dare voce alla richiesta di escludere dal limite di 180 giorni di malattia retribuita annuale tutti i malati oncologici, per restituire a ciascun lavoratore quella dignità che Steven ha dimostrato fino alla fine, e per far sì che il nostro Paese destini più fondi alla ricerca, affinché i nostri malati possano avere una maggiore speranza di vita".
Forse dovremmo avere il coraggio di dirci che in un mondo che funziona, in un mondo solidale e gentile, oltre al diritto alla cura dovrebbe esistere il diritto di essere compresi, ognuno con i suoi tempi e con le lunghezze delle sue fragilità. Come ci si prende cura di un malato misura la sanità sociale, oltre a quella ambulatoriale e ospedaliera. E chissà che la morte di Steven possa servire davvero a qualcosa. Si è davvero accoglienti quando si riesce ad abbracciare i fragili, tutti. Per tutto il tempo che serve.