Si chiama Antonio Prisco e vive a Napoli. Tra le sue battaglie c'è anche quella per l'accoglienza e l'integrazione. Nella notte di mercoledì Antonio è stato aggredito da tre persone che gli hanno rubato telefono e portafogli e l'hanno malmenato. Una storia (purtroppo) comune di violenza come se ne leggono nelle cronache cittadine in tutti gli angoli d'Italia. Dopo il pestaggio Antonio è stato ricoverato in ospedale per le prime medicazioni e per gli esami del caso. Gioca a rugby, Antonio, e non è difficile immaginare che il grado di violenza per neutralizzarlo è stato inaudito.
In tutto questo c'è anche che i tre aggressori sono maghrebini e ovviamente i piccoli razzismi sempre sulla cresta dell'onda hanno trovato terreno facile per sputare veleno. È la solita tattica del "vorrei vedere se succedesse a te" che viene usata per giustificare questo moderno razzismo che cerca la scusa della paura.
A Antonio è successo. E ha risposto sul suo profilo Facebook così:
Riesco a scrivere solo ora dopo quanto accaduto. La #paura è stata tanta, sono ancora un po' ammaccato però già sto meglio. #Violenze del genere non sono mai solo fisiche, ma tutta l'onda di #amore e di affetto che mi sta travolgendo in queste ore mi fa capire che non sono solo. #Ringrazioquanti mi sono stati vicino, perché sono stati lo spiraglio di luce che anche esperienze così forti possiedono: chi c'è sempre e chi ho ritrovato al mio fianco senza che me l'aspettassi. A chi sta #strumentalizzando quanto accaduto, invece, rispondo che no, non ho cambiato assolutamente idea. Ho già comunicato ai miei avvocati (Anna Starita, Domenico Di Paola, Roberta Nobile, Luna Bussone, Alessio Portobello, Michele Bonetti) di avere l'intenzione di denunciare quanto è accaduto e sta accadendo sui social e sui giornali( offese, uitilizzo improprio e non autorizzato della mia immagine ect. etc…) gli eventuali rimborsi ricevuti creeranno un fondo per la creazione di un centro per la formazione e l'integrazione dei giovani #migranti. Sono sempre io, Antonio convinto che la violenza non abbia a che fare col colore della pelle ma con il male insito nel cuore delle persone a prescindere dal luogo dove sono nate. Sono sempre io, quello che crede che siamo tutti fratelli nelle diversità, figli di un unico mondo e ciò che ci unisce è lottare per il Bene di tutti.