La lettera a Fanpage.it di Martina, 16 anni. "Proprio oggi ho avuto bisogno di scrivere tutto ciò che sentivo dentro. Il Covid-19 ha creato dentro me una tale confusione tanto che da circa sei mesi ho smesso di espormi, cosa che invece prima facevo. Prima ero molto attiva politicamente, mi interessavo all'ambiente e a qualsiasi problematica che leggevo sui giornali combattendo, nel mio piccolo, per qualsiasi ingiustizia. Oggi mi sono resa conto che ho avuto così tanta paura di espormi e sbilanciarmi in questi ultimi mesi da rimanere in silenzio, aspettando che tutto passi. Avevo cominciato e scelto di vivere in maniera passiva. Mai credo di aver sbagliato così tanto. Cosi ho cercato di mettere per iscritto le mie sensazioni, i miei pensieri e vorrei che passassero come una sorta di appello verso i ragazzi della mia età.
Non so se voi potreste aiutarmi, ma spero che leggiate almeno ciò che ho scritto. Buona lettura. Tra una lezione online e l’altra leggo libri, riviste, chatto con amici e compagni. Oggi ho deciso di prendere me stessa come esempio per spiegare come tutta l’attuale generazione di adolescenti si stia sentendo e anche per sfogarmi un po’. Come ho letto oggi proprio su Grazia, se durante il primo lockdown eravamo comunque tranquillizzati dall’arrivo più o meno imminente dell’estate e credevamo che la fine del 2020 avrebbe portato anche la fine del virus, adesso questa tranquillità non esiste più. Parlando semplicemente da essere umano e cittadina, dico che mi sento immersa in una nube di paura e preoccupazione. È lei che fa parte di ogni singolo movimento, decisione, azione. La terza legge della dinamica afferma che per ogni azione corrisponde un’azione uguale e contraria (scusate è uscita fuori la studentessa che è in me). questo è ciò che più abbiamo imparato in questo periodo: il peso delle conseguenze di ogni singolo gesto. Se prima credevamo che servisse quel sano egoismo che ci permette di vivere in una società in cui si fa a gara ad essere il migliore, adesso non si può fare finta di niente; non si può far finta che le cose accadano agli altri e che noi ne siamo esenti. Fin quando si parla di razzismo, discriminazione, abusi sessuali senza averne mai subiti posso anche “comprendere” il disinteresse.
Ma negare le morti, la salvaguardia delle persone e il disagio nell’avere paura è inaccettabile. Quello che distingue un essere umano da un essere vivente sono le emozioni, i sentimenti. Chiunque ha delle persone care a cui non augurerebbe nessun male. Per cui oggi abbiamo (o almeno avremmo dovuto) imparare a essere meno avidi, più magnanimi, e perché no, più umani. La mia generazione sta iniziando a smettere di pensare che questi siano gli anni migliori, perché non vediamo altro che guerre e morte. Si ci divertiamo, ma un divertimento consapevole di essere breve. Mi sono addirittura sentita egoista a essere felice. Tutto questo è assurdo, ma questa è l’età dei grandi quesiti, dei grandi dubbi, il momento in cui ci si domanda quale sia il vero senso della nostra vita e cosa il destino ci riservi. Sono arrivata a credere che fosse inutile continuare a vivere in un mondo che non ci assicura un futuro. vivere per rimediare gli errori altrui, “vivere per combattere” questo è la risposta che sono riuscita a darmi.
È una continua guerra. Adesso più che mai stiamo combattendo il virus, ma anche farsi sentire è una guerra. Dare voce a sé stessi oggi è molto più facile anche di soli pochi anni fa. Questo è possibile per le guerre e le battaglie che altri, cioè persone vittime perché diverse, hanno combattuto perché le stesse ingiustizie non accadessero ad altri. Ma la sofferenza è umana e, anche se oggi abbiamo diritto di manifestare, ci sarà sempre qualche altro ostacolo, anche voluto e non involontario. Per cui anche se adesso siamo più liberi di 100 anni fa, c’è sempre un buon motivo per alzarsi e protestare, poiché i problemi non finiscono mai. La libertà che oggi cerchiamo è quella dai modelli. Il mondo segue una via che ambisce alla perfezione. Da sempre, come ci spiegano i primi filosofi e la cultura classica, si idealizzano modelli di vita perfetti che tutti ambiscono a raggiungere. Ed è proprio quella ideale perfezione che crea senso di incompletezza. Nel 2020 la maggior parte della popolazione si sente sbagliata o non abbastanza; non abbastanza cosa? Perfetta. Da adolescente mi auto-sottopongo a un continuo giudizio che è peggio del giudizio altrui. Metabolizzare che l’importante è stare bene con sé stessi è molto più complesso che conoscere la teoria. Non perché siamo stupidi, ma perché anche se è umano dare giudizi questi hanno un effetto diverso da persona a persona. Per questo bisogna ricordarsi che le parole hanno un peso e che probabilmente è meglio pensarci una due tre quattro volte prima di dire qualcosa che potrebbe passare per un’offesa. Razionalizzare il pensiero è il primo passo per salvare la dignità umana.
Si vive di priorità e adesso, proprio oggi, la priorità è combattere il virus. Ma ci sono priorità meno imminenti che non sono meno terribili. Problemi come il riscaldamento globale, la discriminazione e la violenza sono all’ordine del giorno. Noi, generazione Z, siamo quelli a cui questa situazione tocca di più. Siamo noi che dobbiamo combattere queste guerre per salvare il mondo. Prima ho parlato di perfezione, e adesso vorrei parlare di apparente perfezione nel successo. Salvare il mondo potrebbe voler dire passare alla storia e quindi interpretare quel modello stesso di perfezione a cui tutti ambiscono. Ma, data la libertà sappiamo che anche chi ha ottenuto questo successo, ha ottenuto la ricchezza, la salute, non si sente completo e forse avrebbe preferito non ottenere tanto quella perfezione. Oggi è così facile diventare famosi che il mondo delle riconoscenze quasi non ha più spazio. Ma se anche coloro che hanno ottenuto questa perfezione credono che non sia necessaria nella vita, perché continuano a propinarci modelli e soprattutto perché continuiamo a voler essere come loro. Ognuno dovrebbe capire e comprendere l’unicità che lo caratterizza, rendendosi conto che è proprio la differenza rispetto ad un altro a renderlo speciale e ineguagliabile. Chiunque, da essere umano, vuole assicurare un futuro migliore ai sui successori. Purtroppo, o per fortuna, ci ritroviamo a dover lottare. Per fortuna perché la ribellione è vita, è volersi far riconoscere, è identità e lottare perché questa sia data a tutti; lottare vuol dire che il male deve essere sconfitto e noi potremmo farlo. Per questo chiedo ai miei coetanei di non sedersi sul divano a guardare la tv e aspettando che qualcuno risolva le situazioni per noi. Il mondo ha bisogno della voce dei più giovani perché siamo i protagonisti del futuro e, anche se ci hanno abituato ai migliori agi, la vita è difficoltà, è sudore, perché se il sudore no ce lo mettiamo noi lo dovrà fare qualcun altro dopo, se gli sarà concesso.
Perché la vita potrebbe finire e la vita è il dono più prezioso che abbiamo e non esiste niente e nessuno che potrà privarcene. Per questo dobbiamo alzarci e lottare per i nostri diritti e doveri, che sono nati dalla lotta di altri. Dobbiamo difenderli e fare in modo che nessuno ne sia privo, neanche il pianeta. Il pianeta va tutelato e siamo i primi a cui dovrebbe interessare per evitare nuove malattie o restrizioni alla vita. La salvaguardia nel mondo vuol dire salvaguardia della salute, di tutti, perché la terra è casa nostra, non di altri. Mi sento parte di un mondo sbagliato, ma non si può scegliere in che epoca nascere. Mi sento parte di un mondo falso, intriso di solo interessi personali. Anche in un momento come questo, i capi non riescono a mettere da parte l’odio, la rivalità. Abbiamo bisogno di tranquillità. Abbiamo bisogno di gente che ci dia risposte concrete e che non abbia paura di esporsi. Abbiamo bisogno di un mondo libero, libero di regole, di stereotipi, di guerre, di differenze.
Abbiamo bisogno di un momento di pace per fermarci, prendere aria, e ricominciare la routine. Ho, abbiamo, sulle spalle il peso di troppi carichi neanche tanto leggeri, ma sarebbe sbagliato credere che non mi riguardino o che il sistema possa cambiare se non parto da me stessa. Ma vi prego, non permettiamo a questa situazione di zittirci. Non possiamo stare con le mani in mano, non possiamo permettercelo".