Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice rivolta a chi nega il coronavirus o ne riduce le conseguenze. A scriverla la piemontese Benedetta Del Cortivo, che a causa del Covid ha perso un nonno: "È stato orribile. Mia nonna è stata l'ultima a sentirlo il giorno prima della sua morte e mio nonno in ospedale al telefono che gli ha detto ‘vienimi a prendere, amore mio, io voglio te al mio fianco'".
Ho visto i vostri video e ho letto tanti articoli sui negazionisti; a primo impatto mi viene da ridere, perché sembra una cosa comica, sembra tutto fatto per finta per far ridere: l'esasperazione dell'assurdo. Ma poi ci penso e ci ripenso e il pensiero dell'ottusità di alcune persone che parlano senza documentarsi, inventandosi le cose o, peggio, inventandosi dati "scientifici" e parlando come se fossero tutti esperti mi martella le tempie. Sì, sembra che stia esagerando, ma in realtà mi fa venire mal di testa, sto seriamente male.
Se "vogliono gli indirizzi" dei morti di covid posso gentilmente fornire io una lista delle persone che mi sono morte attorno come fossero pedine di scacchi. La persona più vicina a me è mio nonno, morto la notte tra il 29 e il 30 marzo. Mio nonno era come un padre per me, mi ha cresciuto. Non abbiamo potuto organizzargli un funerale, non abbiamo potuto salutarlo, vederlo, non abbiamo potuto accompagnarlo verso la morte. È stato orribile. Mia nonna è stata l'ultima a sentirlo il giorno prima della sua morte e mio nonno in ospedale al telefono che gli ha detto "vienimi a prendere, amore mio, io voglio te al mio fianco". Era un buon uomo, tra mille altre cose ha aiutato prostitute e spacciatori a togliersi dalla strada e ha dato loro un lavoro dignitoso, collaborando con la polizia, nascondendoli per non farli trovare dai protettori, ha donato tutti gli anni il sangue almeno 2 volte, ha sempre partecipato alla Colletta Alimentare e al Banco Farmaceutico, è andato in Russia durante la dittatura con i soldi nascosti nella biancheria per aiutare la povera gente là per 2 mesi, era una persona pura. Eppure è morto così, da solo. Non se lo meritava.
Mio padre è stato positivo per 2 mesi, è stato male come solo chi l'ha passato può capire. Tuttora ha problemi a respirare sotto sforzo. Abbiamo avuto paura. Ho avuto paura. Mia sorella più grande è stata positiva con la polmonite. Mio zio anche. Per fortuna mia zia è mia cugina erano asintomatiche e stavano tutto sommato bene. Mia zia infermiera non è tornata a casa per 3 mesi, un po' per l'accumulo di lavoro da fare, un po' per paura di portare il Covid tra le mura della sua stessa casa. L'altra mia sorella si è trovata in Germania quando hanno chiuso le frontiere. 4 mesi. Sono passati 4 mesi prima che potessimo rivederla. Io ero in isolamento in camera mia perché sono stata una delle ultime a vedere mio nonno per accudirlo, siccome mia nonna non aveva più forze. Ho una relazione a distanza, io Piemonte, lui Puglia sono 950 km. È già dura di solito… Anche lui non l'ho visto per 4 mesi. Mia madre insegnante alle elementari si inventava di tutto per consolare i suoi alunni e per farli stare tranquilli, accompagnandoli alla fine della quinta senza nemmeno salutarli dopo 5 anni. E intanto sulle sue spalle c'era il peso di una figlia lontana, una figlia malata, la morte del padre, l'ex marito malato e tante altre cose. Mia nonna è rimasta da sola. Vedova dopo 60 anni in cui non si era mai separata dal nonno. Appena è stato possibile mi sono praticamente trasferita da mia nonna. La casa era vuota senza lui.
Il Covid ha ucciso. Il Covid ha separato. Il Covid esiste. Il Covid esiste ed è anche forte. Ma noi siamo più forti. Noi umani abbiamo nel profondo una forza di volontà e di reattività e di vitalità che nemmeno noi immaginiamo. Poco prima del Covid sono caduta in depressione per la terza volta. Poi è successo tutto quel che è successo e pensavo che sarei morta, che mi sarei uccisa. Invece ho reagito. E poi ci sono questi individui che arrivano e negano tutto. La sento come una mancanza di rispetto nei miei confronti, la prendo sul personale. Stanno sminuendo la mia esperienza. Ma alla fine, tra la comicità dell'assurdo, tra la rabbia e il risentimento, scopro che quello che provo per loro è solo tanta pena. Se sapessero cos'è l'amore e l'umanità non sarebbero così. Mi dispiace. Chiedo scusa io per loro a tutti quelli che si sono sentiti offesi da loro, così come me, a tutti quelli che piangono ancora adesso perché non hanno avuto il tempo e l'occasione di vivere il lutto o di elaborare la situazione, a tutti coloro che hanno perso amici, parenti e conoscenti, a tutti coloro che hanno perso il lavoro, a tutti coloro che sono stati separati, a tutti coloro che sono stati malati, a tutti coloro che hanno lavorato notte e giorno, a tutti coloro che sono stati toccati dalla pandemia. Chiedo scusa. E chiedo anche di perdonarli perché evidentemente non sanno cosa stanno facendo.
Con viva speranza,
Benedetta Dal Cortivo