La lettera all’agente morto in un incidente: “Giuseppe salvava le vite, era un angelo silenzioso”
Una lettera, scritta con ogni probabilità di getto, quando il ‘colpo' della morte di Giuseppe Beolchi, 45 anni, poliziotto in servizio da una vita alla questura di Piacenza, era ancora caldo. Tanto che nelle parole di Fabio Franchini, un collega di Beolchi, emerge tutta la rabbia per quell'incidente stradale che sull'A1 Milano-Napoli, dopo lo scontro tra un Tir e l'auto della polizia, è costato la vita all'agente. Il collega ha deciso di affidare a Facebook il suo messaggio di cordoglio, diventato virale nel giro di poche ore. "Cari amici, vi presento Giuseppe. Lo so, la foto è venuta male, ma vi prego: guardatela attentamente: Giuseppe è quello sdraiato a terra. Morto". Esordisce così il post, che ha ricevuto più di tredicimila condivisioni. "E' successo ieri, sull'autostrada, all'improvviso. Giuseppe è (era) uno sbirro infame (come me). Uno di quelli che (come me) quando corri in strada e magari passi col rosso perchè altrimenti chiude il tabaccaio, ti ferma e ti fa la multa… salvando te o il pedone che avresti travolto 100 metri dopo. Uno di quelli che (come me) ti infastidiscono tanto quando te li trovi accanto al bar perchè pensi che per loro un caffé non sia un diritto, mentre tu magari hai timbrato il cartellino e per bere quel caffé sei a 5 km dal posto di lavoro".
Il messaggio, accompagnato dalla foto di Giuseppe Beolchi a terra senza vita, sta toccando tutti. "Giuseppe era uno di quelli (come me) che al mattino salutano i figli e la moglie, escono di casa pensando di andare a fare un lavoro normale, ma invece di tornare a casa per abbracciare i loro cari, inizia a squillare il telefono, ininterrottamente. Uno di quelli (come me) che puzzano di schiavitù, che fa quasi vergogna salutare in pubblico, che suscitano disprezzo perchè sono uomini delle istituzioni. Uno di quelli che quando torni a casa di notte e vedi passare davanti al portone, ti rassicura… la paura lascia il posto ad un sorriso, la chiave entra veloce nella serratura ed è tutto a posto. Uno di quelli (come me) che si è cucito quella divisa addosso e che se uno ha bisogno, corre come un matto per salvarlo senza mai chiedersi chi sia, cos'abbia detto o cos'abbia fatto. Uno di quelli (come me) che anche se sanno che a chiedere aiuto è il più bastardo di tutti, rischiano la vita pur di aiutarlo. Uno di quelli che chiami quando hai paura, ma loro paura non ne devono avere… mai". Franchini, su Facebook, fa un quadro delle mansioni dei poliziotti, che ogni giorno portano a compimento quelle piccole grandi ‘missioni' al fianco delle persone. "Giuseppe era uno di quelli (come me) abituati a prendere schiaffi ed umiliazioni dalla vita […]. Uno di quelli (come me) che quando muoiono sul lavoro non fanno notizia, come se fosse normale, come se fosse giusto. Uno di quelli (come me) che sanno che anche per lo Stato valgono meno di un bandito che viene ferito mentre ruba di notte in una casa, per il quale si riempiono pagine di giornali e si sollevano interi schieramenti politici". Poi la conclusione, per salutare un amico, ancora prima che un collega. "Ecco, questo è (era) Giuseppe. Un fottuto sbirro, un infame, un bastardo, proprio come me. Riposa in pace, fratello mio…".
Migliaia i commenti al post che in queste ore sta facendo il giro del web. "Onore alle forze dell'ordine", commenta qualcuno. Giuseppe Beolchi lascia cinque figli e la compagna con cui viveva da parecchi anni. E sui social network l'ondata di cordoglio per la sua scomparsa continua.