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La guerra all’Isis di Giancarlo Garna, archeologo che salva i reperti in Kurdistan

Bellunese di 50 anni, Garna la scorsa estate ha vinto il titolo di Persona dell’anno consegnato dall’Osservatorio sulle archeomafie.
A cura di D. F.
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C'è chi combatte l'Isis armi in pugno, chi lo fa sul terreno culturale promuovendo la convivenza civile tra popoli e religioni e chi, come il bellunese Giancarlo Garna, è impegnato con il suo lavoro di archeologo nel tentativo di tutelare la memoria di luoghi ricchi di storia: il 50enne veneto, infatti, è in prima linea contro la distruzione dei siti archeologici  in Medio Oriente e nel Kurdistan iracheno con un lavoro capillare nella tutela di reperti e monumenti di antiche civiltà. Un impegno costante, che l'ha visto protagonista anche in Italia e che nel 2017 gli è valso il titolo di Persona dell'anno consegnato dall'Osservatorio sulle archeomafie.

Garna non è un carabiniere né poliziotto, ma sovente ha operato accanto alle forze dell'ordine di tutto il mondo. Dal 2010 è presidente dell'associazione degli archeologi del Veneto, nonché membro del direttivo nazionale. Spiega Il Gazzettino: "La sua zona d'azione a difesa di reperti assiri e babilonesi, è il Medio Oriente. In modo particolare la Siria. E il Kurdistan iracheno, zona di Mosul.  Da qui, nel 2014 su invito prudenziale della Farnesina, è partito in fretta e furia". Nell'agosto scorso l’Osservatorio Internazionale Archeomafie gli ha assegnato il premio di "persona dell'anno" "per il suo impegno nella tutela del patrimonio culturale nelle aree di crisi e di guerra e la costante opera di sensibilizzazione della categoria e dell’opinione pubblica".

Il bellunese – impegnato anche in politica con Rifondazione Comunista, di cui è stato segretario cittadino, ha commentato la vittoria del premio: "Sono molto sorpreso, era del tutto inaspettato. Mi hanno spiegato che viene assegnato senza che i segnalati lo sappiano. Ovviamente mi fa molto piacere, come i tanti attestati di stima sui social. Sono felice che la mia attività di educazione, formazione e denuncia sia apprezzata. È un tributo al lavoro oscuro compiuto quotidianamente da tanti altri archeologi come me, con cui voglio condividerlo idealmente".

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