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La Germania non risarcirà le vittime italiane del nazismo

I familiari delle vittime italiane degli eccidi nazisti non riceveranno alcun risarcimento dalla Germania. E’ quanto stabilito dalla Corte dell’Aja, che si appella all’immunità giurisdizionale. Nel 2008 era stato respinto un ricorso presentato dallo Stato tedesco: si parlava, allora, di un processo senza precedenti.
A cura di Carmine Della Pia
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eccidio di civitella

Accolto il ricorso presentato dalla Germania: le vittime italiane dei crimini nazisti non otterranno alcun risarcimento dallo Stato tedesco. E’ quanto stabilisce la Corte internazionale di giustizia dell’Aja, in seguito alla richiesta di risarcimento per i reati commessi dal Terzo Reich, in particolare, per l’eccidio del 1944 a Civitella. Nella provincia di Arezzo furono trucidate 203 persone, tutti civili e, in gran parte, donne e bambini. Un primo ricorso da parte della Germania era stato respinto nel 2008, e la decisione di allora della Cassazione era considerata un unicum: mai, prima di allora, veniva ordinato il risarcimento per crimini nazisti nell’ambito di un processo penale ai danni di un intero Stato, venendo meno, quindi, alla clausola dell’immunità giurisdizionale.

Germania – Italia: una sentenza capovolta

La bagarre aveva avuto inizio nel 2008, quando la Cassazione accoglieva la sentenza che condannava la Germania a risarcire i familiari delle vittime delle stragi naziste. La Corte d’appello militare di Roma aveva condannato lo Stato tedesco a pagare per gli eccidi di Civitella del 1944, ma, a 4 anni di distanza, la sentenza è capovolta. La Corte dell’Aja si appella all’immunità giurisdizionale: “L’Italia ha mancato di riconoscere l’immunità riconosciuta dal diritto internazionale”, per cui il sistema giudiziario italiano è ora colpevole di essersi sottratto “ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell'immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale”.

Nel 2008, invece, i giudici della Suprema Corte avevano condiviso le conclusioni del sostituto procuratore geneale Roberto Rosin, che aveva chiesto di respingere il ricorso tentato dallo Stato tedesco e condannare, di fatto, la Germania e l’ex sergente Max Josef Milde. Quest’ultimo era già stato condannato all’ergastolo nel dicembre del 2007 per l’eccidio in cui persero la vita 203 persone. Tra le vittime, numerose donne che vennero prima violentate, poi uccise.

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